La nostra Costituzione garantisce i valori etici, morali e spirituali dei cittadini che costituiscono i principi fondamentali della carta. Essi non vengono modificati dalla riforma costituzionale sottoposta a referendum e sui cui dovranno esprimersi i cittadini italiani il 4 dicembre prossimo.
La centralità dell’uomo viene garantita dall’articolo 2 della Costituzione, affermandone la sua inderogabile dignità. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, e richiede l’adempimento dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale.
L’articolo 4 parla di doveroso concorso del cittadino al progresso non solo materiale ma anche spirituale della società. E’ un punto di vitale importanza che conferma la qualificata presenza dei cattolici nei lavori dell’Assemblea Costituente, rispetto alle altre due componenti socialista e liberale. Sono i grandi principi della Dottrina Sociale della Chiesa che entrano così nella nostra Costituzione e che troviamo nel pensiero economico corrente di allora. Prendiamo per tutti quello che afferma l’economista Marco Fanno nei Principi di scienza economica del 1951. “Il risparmio si tramuta in capitale, oltre che mediante la produzione o trasformazione di beni materiali, mediante l’educazione e l’istruzione delle giovani generazioni. Le spese che si sostengono per l’educazione fisica, intellettuale, spirituale dei propri figli, più che spese vere e proprie, rappresentano risparmio volontario destinato a trasformarsi in capitale, cioè ad aumentare o migliorare quella particolare categoria di capitali che è il capitale personale”.
I punti a cui i costituenti cattolici tenevano di più erano la famiglia, il matrimonio e la scuola. Troviamo puntuale riferimento di questi punti nel Titolo II della Costituzione riguardante i Rapporti etico-sociali. L’articolo 29 stabilisce infatti che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. E nell’articolo 30 si legge che è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli. Inoltre l’articolo 33 afferma che enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione.
In questo quadro, è utile ricordare la visita in Vaticano del capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, a Pio XII. Una delle condizioni per il buon esito dell’incontro era l’intangibilità dei Patti Lateranensi. Il Papa, d’altra parte, assicurava che la Chiesa si sarebbe impegnata per la formazione spirituale e morale del popolo, ma per l’adempimento di tale importante attività è necessario che i rapporti tra i due Poteri assicurino alla Chiesa quella intera libertà di movimento e di sviluppo che le deriva dalla volontà del divino Fondatore. In sintesi, Il Presidente De Nicola portava al Papa l’impegno su tre punti fondamentali: la conservazione dei Patti Lateranensi; un sistema bicamerale; l’indipendenza della magistratura. Interessante, anche in merito all’attuale dibattito sulla riforma costituzionale, è il riferimento all’adozione del sistema bicamerale paritetico sul quale Pio XII contava molto. Un tema che certamente non riguardava in nessun modo questioni di carattere religioso o morale. Si riteneva che la Camera alta, cioè il Senato, potesse avere una composizione più moderata, in ogni caso diversa, da quella della Camera dei deputati, che si immaginava più contraria alla religione. Il bicameralismo perfetto, in qualche modo, pensava Pio XII, avrebbe riequilibrato il sistema politico, rendendolo meno esposto a tentazioni populiste. Il che, come è noto, non è avvenuto.
Quello che è importante ricordare è in ogni caso che per il Papa era di vitale importanza, per il futuro della Chiesa in Italia, non soltanto che il Concordato venisse incluso nella nuova Carta costituzionale, ma che questa, nelle materie che toccavano la vita religiosa e morale della persona e della famiglia, non si discostasse dai principi cristiani e di quelli della Dottrina Sociale della Chiesa.
La Santa Sede, per tutta la durata dei lavori dell’Assemblea costituente, fu sollecita nel portare a conoscenza dei deputati cattolici il suo punto di vista, e non soltanto su materie di interesse religioso.
Questo tipo di rapporto tra Stato e Chiesa, da alcuni definito costantiniano, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II è definitivamente scomparso.
Rimane tuttavia il fatto, come ha detto Paolo VI in occasione del suo storico discorso all’ONU, che la Chiesa è “maestra di umanità” e in questo senso può continuare a dare il suo contributo alla Comunità civile, certamente in modo diverso e senza alcuna invasione di campo, nella sua fondamentale funzione di assicurare il bene delle persone, di promuovere la solidarietà sociale, soprattutto nei confronti dei più deboli. E di promuovere la libertà e i diritti umani. Si tratta, in sostanza, di grandi valori della Dottrina Sociale della Chiesa: sviluppo integrale della persona umana, solidarietà, sussidiarietà, destinazione universale dei beni, bene comune.
In definitiva, per il futuro dell’uomo e dell’umanità è fondamentale preservare una retta coscienza morale e, per la nostra associazione, la coscienza imprenditoriale nella costruzione del bene comune. Si tratta del titolo del Rapporto triennale dell’Ucid, iniziato nel 2007 e proseguito poi nel 2010 e nel 2013. Abbiamo ora da poco a disposizione il Quarto Rapporto Ucid 2016 che dovremmo presentare in occasione del settantesimo della nostra associazione il 31 gennaio del prossimo anno.
Ci piace chiudere questa scheda ricordando quello che diceva Umberto Eco dialogando con il Cardinale Martini sulla coscienza morale. Eco l’ha definita “un ponte” attraverso il quale credenti e non credenti possono ascoltarsi e comprendersi.