Gino Cantone atleta e imprenditore
Davanti ad un pubblico attento, tra cui erano presenti anche alcuni membri della famiglia Cantone, si è svolta la conferenza dedicata al grande schermidore vercellese Gino Cantone. Assente giustificata la figlia Cecilia, che in questi giorni si trova in Brasile, ma che tramite uno scritto ha manifestato la sua vicinanza ed il suo apprezzamento per l’iniziativa.
Nei saluti introduttivi il Presidente della Pro Vercelli Scherma Italo Monetti ha ricordato di aver conosciuto personalmente l’olimpionico, raccontando alcuni aneddoti, mentre la Presidente UCID vercellese Adriana Sala Breddo ha voluto sottolineare quanto l’esempio di grandi atleti sia importante affinchè il territorio e la comunità abbiano punti di riferimento positivi, e quanto lo sport possa essere fonte di sviluppo sociale ed economico.
La conferenza è stata introdotta dalla giornalista Raffaella Lanza, quindi ha iniziato il suo intervento lo storico Maurizio Massa, affermando “A settanta anni dalla medaglia d’oro olimpica di Londra, credo sia importante riscoprire e rivalutare Gino Cantone, uno dei campioni della scherma vercellese troppo presto dimenticato”.
Arrivato alle soglie della maglia azzurra nel 1940, grazie a una crescita progressiva nelle classifiche nazionali della spada, Cantone, subito dopo la II guerra mondiale, racconta di una voglia di riscatto comune a tutta una Nazione. Ma anche la storia di una società sportiva, la Pro Vercelli con il suo maestro Francesco Visconti, che non ha mai smesso di lavorare, anche negli anni più difficili del conflitto.
Gino Cantone, dopo la guerra dovette riprendere quasi da zero; e nel giro di pochissimo tempo tornò tra i più forti in Italia. Convocato per le Olimpiadi, avrebbe dovuto disputare solo la gara a squadre; escluso dalla sfida decisiva per la medaglia d’oro -contro la Francia- e persa dall’Italia, si infuriò con il presidente federale: lo costrinse quasi con la forza ad inserirlo tra i tre italiani per la prova individuale. Nella massacrante gara con 70 iscritti si qualificò tra i dieci finalisti.
Una finale che durò 5 ore e mezza, partita malissimo per Cantone, ostacolato dai suoi stessi compagni di squadra con un crescendo incredibile Gino Cantone vinse tutti gli assalti successivi, arrivando alla medaglia d’oro. Inattesa e quindi ancora più bella.
L’anno dopo la vittoria olimpica, il campione della Pro Vercelli partecipò ai Campionati del Mondo del Cairo, conquistando ancora il gradino più alto del podio nella prova a squadre, sempre di spada.
Fu questa l’ultima gara di Gino Cantone, che lasciò repentinamente la scherma per trasferirsi in Sud America, chiudendo la parabola agonistica ed iniziando un nuovo capitolo della sua vita come imprenditore agricolo in Brasile.
Maurizio Massa