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Disoccupazione e formazione scuola – lavoro


Ogni volta che le Istituzioni preposte allo scopo rendono noti i dati riguardanti il trend e le statistiche del PIL e dell’occupazione, i vari media titolano redazionali conseguenti. Il miglioramento od il peggioramento a livello infinitesimale dei dati suddetti stimolano commenti e riflessioni diverse da parte dei politici, che da tempo lasciano pressoché indifferenti i cittadini che da ormai troppi anni si trovano, nel quotidiano, a verificare con mano la situazione di estrema difficoltà dell’economia e la crisi strutturale che pervade la nostra società. Seri studi di prospettiva evidenziano anche gli effetti della nuova rivoluzione industriale in termini di sempre minori necessità di risorse umane nei cicli produttivi conseguentemente allo sviluppo tecnologico. Il cambiamento che sta avvenendo è epocale con la ricchezza concentrata in poche mani,non redistribuita adeguatamente, e masse di lavoratori, sempre meno numerose, e mal pagate. Per i giovani, un’ulteriore sfida da affrontare, almeno per quanto riguarda il loro futuro lavorativo.

Per affrontare in modo adeguato il problema della disoccupazione, soprattutto giovanile,  riteniamo che non basti agire soltanto dalla parte dell’istruzione e della formazione; è necessario ricorrere ad una molteplicità di misure che riguardano contemporaneamente  i vari campi del mondo del lavoro, le politiche di sicurezza sociale ed il sistema educativo e formativo. L’alternanza scuola lavoro, che costituisce uno dei punti di forza di altri sistemi come quello tedesco, potenziata e resa obbligatoria in Italia negli ultimi tre anni delle scuole secondarie superiori dalla Legge 107 del 2015 sulla “buona scuola”, risulta carica di criticità. Gli esperti evidenziano come  si sia partiti con eccessiva fretta, senza far maturare prima le condizioni perché questa esperienza potesse essere feconda. Per realizzare in modo proficuo le esperienze in alternanza, non basta la progettualità della scuola. Servono contesti adeguati nel mondo delle aziende, soprattutto per quanto riguarda  la formazione dei tutor all’interno delle imprese.

E’ utile  esaminare sinteticamente due Rapporti sul mondo giovanile. Il primo è il Rapporto Giovani 2016 a cura dell’Istituto Giuseppe Toniolo ed il secondo è il Rapporto Garanzia Giovani che fa il punto sui primi anni dall’avvio del programma in Italia ,che è stato prodotto dall’ISFOL. Dai dati del primo rapporto, risulta che i giovani sono disponibili fortemente a spostarsi all’estero con l’obiettivo di massimizzare le proprie competenze professionali per poi, però, poter tornare e lavorare in Italia. L’atteggiamento verso gli immigrati appare più positivo di quanto ci si potesse attendere, emergendo logiche di azione capaci di produrre e sostenere processi di integrazione e il bene comune.

Il Rapporto sulla Garanzia Giovani in Italia, a cura dell’ISFOL, fa il punto sul programma dell’Unione Europea, iniziato nel 2014, per l’aumento dell’occupabilità giovanile. E si può concludere che “chi può” dovrebbe evitare con questi programmi che i giovani rimangano prigionieri di stage e tirocini e precarietà infinita, puntando alla formazione nei giovani di capacità di muoversi sul mercato del lavoro e di valorizzare le proprie competenze, gestendo in modo efficace le transizioni lavorative. I giovani debbono diventare capaci di assumersi responsabilmente il compito di affrontare con competenze adeguate i rischi legati ad un contesto economico mobile e spesso imprevedibile nei suoi scenari evolutivi. E debbono trovare forme concrete di sostegno, a cominciare proprio dal sistema formativo, così che sia per loro meno difficile attraversare questa fase di incredibile cambiamento, di incertezza massima e di precarietà che sembra ineludibile.

Sezione Ucid livorno

Livorno, 6 marzo 2017

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