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Euro e banche

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La lunga e gravissima  crisi che interessa l’Europa sta precipitando, con l’effetto derivante dal fenomeno migratorio che sembra ricordare, a distanza di secoli, la caduta dell’impero romano d’occidente alle prese con le invasioni barbariche. Tralasciando per il momento le migrazioni ed i suoi effetti sull’equilibrio abbastanza instabile dei rapporti fra gli Stati dell’Unione,   vogliamo evidenziare che la partenza del progetto Europa si è basata sulla moneta e sulle banche anziché sui  cittadini. E l’euro, per come è stato tecnicamente realizzato , ha penalizzato i paesi del Sud Europa rispetto alla Germania ed il suo valore, molto alto rispetto al dollaro , favorisce le esportazioni di beni e servizi  degli U.S.A.

In effetti, non basta la superiore qualità dei nostri prodotti  a far da motore alla produttività aziendale, garanzia di migliore occupazione e sviluppo economico. In un altro recente nostro articolo abbiamo poi accennato a fenomeni strutturali che ineriscono al costo pzza repubblica2del lavoro ed alla produttività della nostra economia nazionale che ha necessità urgente di stimoli che si identifichino in una nuova stagione della politica industriale che è morta da tempo.

Stimoli che le imprese,  erano abituate a ricevere anche dal sistema bancario nazionale  che , però, si trova anch’esso in difficoltà a causa delle conseguenze della lunga crisi che ha prodotto effetti pesantissimi sui bilanci bancari.

La situazione creatasi con le  inevitabili necessità di capitale ha purtroppo facilitato azioni di manager senza scrupoli facendo spesso venir meno il   comportamento etico delle banche. Comportamenti di  “azzardo morale” hanno fatto concedere prestiti a condizioni agevolate subordinatamente all’acquisto di azioni della banca da parte della clientela; sono stati erogati mutui per importi superiori al necessario a condizione di acquistare , con la differenza, azioni  delle banche, ecc..

Torna così alla mente la visione profetica di Pio XI che nella” Quadragesimo anno” del 1931 evidenziò il gravissimo errore della separazione dell’etica dall’economia: “ Ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo la concentrazione della ricchezza, ma l’accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell’economia in mano a pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento” e, a più di ottanta anni di distanza, sull’argomento possiamo  citare anche Papa Francesco che nella” Evangelii gaudium” dice no all’economia dell’esclusione; no all’idolatria del denaro; no ad un denaro che governa invece di servire; no all’iniquità che genera violenze.

Tornando all’attualità delle banche, l’Europa va nella direzione dei grandi Gruppi  a scapito delle banche del territorio, anche se questa tendenza non appare la soluzione di ogni male. Infatti, negli ultimi tempi, un comportamento contrario all’etica è stato tipico di banche di piccole e medie dimensioni quali le quattro  salvate recentemente dal Governo, ma ha caratterizzato anche la Deutsche Bank con la responsabilità  di aver manipolato il tasso Libor, i tassi di cambio ed i prezzi di alcune materie prime. Dall’inizio dell’anno ad oggi, le azioni della Banca tedesca hanno perso il 25%, con punte negative del 40%. I suoi derivati ammontano a circa 55 trilioni di euro, pari a 20 volte il PIL germanico ed a sei volte quello dell’Eurozona. Ed è tutto dire.  

Sezione  UCID Livorno

Livorno, 31 maggio 2016

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