PIL e povertà, oggi. Quale welfare di comunità?
In un suo discorso dei primi anni ’60, Robert Kennedy affermò che il P.I.L. misurava tutto, meno le cose per le quali la vita valeva la pena di essere vissuta. E’ però un fatto che ormai su tale parametro ci si basa per identificare il benessere economico e la qualità della vita nella società d’oggi, e che questo acronimo, per certi versi ossessionante, è entrato nel linguaggio comune a differenza di quanto succedeva soltanto pochi anni fa. E allora, sotto a parlare del “dio” P.I.L. e delle conseguenze dei suoi peggioramenti e miglioramenti nella vita quotidiana delle famiglie. Ma questi ultimi dipendono veramente dall’ormai famigerato indice? Molti osservatori dicono di no. La disoccupazione, per esempio, può aumentare e spesso, purtroppo, aumenta proprio in presenza di una crescita del P.I.L. di uno Stato così come, conseguentemente, la povertà relativa, l’esclusione sociale, la bassa intensità di lavoro, la deprivazione materiale e tutte le altre sfaccettature dell’indigenza come oggi è intesa.
Se a questo si aggiunge l’azione costante volta a trasformare in desiderosi consumatori di beni e servizi i cittadini sin dai loro primi anni d’età, il gioco è fatto. Si impone, quindi, una diversità strutturale basata su una convivenza volta al bene comune: la ricchezza non più valorizzata per se stessa, ma considerata anche come strumento per il bene del singolo e della comunità insieme.
E’ chiaro che siamo di fronte ad un cambiamento epocale che la crisi economica e finanziaria in corso ha evidenziato in anticipo ed in modo molto doloroso. Di questo cambiamento sociale dobbiamo tenere conto; allungamento della vita, con conseguenti maggiori spese sanitarie e di assistenza, disgregazione familiare, aumento della povertà invisibile, disagio sociale ai limiti della sopportazione, impongono il superamento veloce del concetto di solidarietà “sic et simpliciter” coniugandolo a quello di sussidiarietà.
E’ ormai inevitabile che i governi si dovranno far carico del problema ed implementare adeguate politiche nazionali ; ma si ritiene da più parti che sia di fondamentale importanza l’analisi e l’azione a livello locale, stimolando quel “welfare di comunità” che, a causa dell’inevitabile riduzione degli interventi statali sul campo, può diventare lo strumento valido per agevolare quel processo di attenzione alla persona caratterizzante l’ auspicato umanesimo post moderno.
Sezione UCID (unione cristiana imprenditore e dirigenti)