“L’alto prezzo dell’oro: la storia si ripete” a cura di Giovanni Scanagatta e Stefano Sylos Labini

Feb 10, 2025 | Attualità, Riflessioni

L’ALTO PREZZO DELL’ORO: LA STORIA SI RIPETE

Giovanni Scanagatta*  Stefano Sylos Labini**

Nel 1811, il grande economista inglese Davide Ricardo ha scritto un’importante monografia sull’alto prezzo dell’oro. Sulle cause, si contrapponevano due scuole: banking school e currency school. Ricardo era sostenitore della currency school e attribuiva l’alto prezzo dell’oro all’eccesso di creazione di moneta che determinava una svalutazione della sterlina rispetto all’oro. La banking school riteneva invece che l’alto prezzo dell’oro dipendesse dal deficit della bilancia commerciale britannica, a causa soprattutto del cattivo raccolto.

Negli ultimi 50 anni il prezzo dell’oro ha mostrato un trend stabilmente crescente, con contenute oscillazioni attornio al trend. Attualmente (21/1/2015) il prezzo dell’oro fino ha raggiunto la punta di 85 euro al grammo e si prevede che fra non molto arriveremo ai 100 euro. Il prezzo a termine ad un anno supera il valore della parità al tasso d’ interesse, con un prezzo vicino ai 90 euro al grammo.

L’oro, come è noto, costituisce il bene rifugio per eccellenza contro l’inflazione e le incertezze di tipo geopolitico e geoeconomico. Altrettanto succede per le criptovalute, a partire dalla più conosciuta: il bitcoin. Il novo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha lanciato una sua criptovaluta che in pochi giorni è aumentata del 600%. Ma le criptovalute, a differenza dell’oro, hanno un prezzo che mostra un’alta volatilità.

Trump ha anche disposto che la Federal reserve detenga bitcoin nelle proprie riserve valutarie e questo offre la possibilità di intervenire sul mercato aperto per stabilizzarne il prezzo.

La svolta verso le criptovalute della politica americana offre anche l’opportunità di allentare lo scontro con i BRICS che non tollerano più il dollaro come moneta egemone mondiale. Questa tendenza può consentire agli USA di subire meno i contraccolpi sul cambio della propria moneta a causa di eventi difficilmente controllabili. Le criptovalute diventerebbero in questo modo moneta privata (peer to peer) mondiale indipendente dalle politiche monetarie discrezionali delle banche centrali, a partire dalla Federal reserve americana, Anche la Banca centrale europea (BCE) dovrebbe riflettere a fondo su queste problematiche pensando ad un nuovo ordine monetario mondiale.

Un aspetto interessante riguarda la relazione tra i prezzi dell’oro e quelli dei bitcoin. L’evidenza empirica mostra che in alcuni periodi la correlazione è positiva e significativa. Ma in altri, la correlazione è nulla e anche negativa. E’ quindi opportuno, per gli avversi al rischio, diversificare i portafogli detenendo una quota di oro assieme ai bitcoin.

Un’ultima considerazione riguarda il tasso di cambio del dollaro che si è apprezzato in concomitanza con la presidenza Trump, raggiungendo quasi la parità con l’euro. E questo è un problema per Trump perché deve fare fronte all’enorme deficit della bilancia commerciale  americana. Può ricorrere ai dazi, ma questo risulta problematico perché i dazi aumentano le spinte inflazionistiche a causa della rigidità della domanda, chiamando in causa politiche monetarie restrittive che frenano la crescita e l’occupazione.

La corsa all’oro e alle criptovalute dovrebbe frenare l’apprezzamento del dollaro, contribuendo al riequilibrio della bilancia commerciale americana.

*Professore di Politica economica e monetaria all’Università di Roma “La Sapienza”

**Gruppo Moneta Fiscale