DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, EUROPA, FUTURO DELL’ECONOMIA MONDIALE
Giovanni Scanagatta*
- Dottrina sociale della Chiesa. La DSC è un insieme di valori etici e morali per lo sviluppo integrale dell’uomo e per il bene comune. IL bene comune della DSC è un concetto diverso dall’ottimo paretiano della teoria economica. Il bene comune è di tutti e di ciascuno e si realizza quando tutti, senza esclusione alcuna, beneficiano dello sviluppo. E’ un concetto moltiplicativo e se solo una persona sta a zero, quindi non ha nulla, azzera tutto il prodotto e non si realizza il bene comune. L’ottimo paretiano è invece un concetto additivo e l’importante è massimizzare la somma anche se molti rimangono a zero e non possiedono nulla, non realizzando in questo modo la giustizia distributiva.
La DSC ha molti punti di contrasto con la teoria economica che prescinde dall’etica e dalla morale. Luigi Pasinetti elenca dieci punti di contrasto tra la DSC e la teoria economica tra cui il bene comune, la destinazione universale dei beni e la funzione sociale della proprietà privata, la superiorità del lavoro sul capitale, la solidarietà, la sussidiarietà, la componente di gratuità e di dono per la costruzione del bene comune.
- Europa. Il punto di partenza dell’Unione europea può essere fatto risalire al 1957 con la firma dei Trattati di Roma, con la nascita del Mercato Comune Europeo, tra Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo. Prima era nata la Comunità del Carbone e dell’Acciaio (CECA) che risolveva storici problemi economici tra Francia e Germania. Facciamo un grande salto con il Trattato di Maastricht del 1992, Trattato dell’Unione europea (Ue) che fissa il parametri di convergenza per entrare nell’Unione. Si tratta di parametri monetari e fiscali, tra cui il limite massimo per il rapporto deficit/PIL e per il rapporto debito pubblico/PIL. Nel 1999 nasce l’euro come moneta di conto, che entra in circolazione effettiva all’inizio del 2002. Si parte dalla moneta unica, pensando che poi, secondo la teoria funzionalista, tutto il resto sarebbe seguito. Ma questa fiducia illuministica si è rivelata vana; in più, si è commesso l’errore di allargare indiscriminatamente l’Unione europea fino a 27 membri con il principio dell’unanimità del voto, con Paesi molto diversi per livello di sviluppo, caratteristiche istituzionali e di storia. Si è ignorata la legge di Pareto del 20/80 secondo la quale il 20% delle cause determina l’80% degli effetti. Bisognava invece puntare sul nucleo storico e molto integrato economicamente dei sei Paesi fondatori della Comunità Economica Europea, aggregando gli altri con la necessaria gradualità. Per i sei si poteva proseguire con una integrazione rafforzata con politica fiscale comune, politica monetaria comune, debito comune. Debito comune magari garantito dalle enormi riserve auree dei sei Paesi fondatori, pari a oltre 9 mila tonnellate di oro, rispetto alle 8 mila degli USA. Storicamente non va dimenticato che l’Italia chiese un prestito alla Germania di un miliardo di euro, garantito con parte delle riserve auree italiane. Si tratterebbe di una vera e propria federazione tra i sei stati fondatori del 1957. Era naturalmente molto difficile governare in modo unitario 27 Paesi così diversi tra loro perché bloccati dalla regola del voto unanime e da molte altre differenze e così l’Unione europea si è più caratterizzata nel creare regolamenti e impacci burocratici che realizzare investimenti per lo sviluppo, l’innovazione e la competitività. Si è solo agito in stato di necessità per fronteggiare situazioni di grave crisi che ricordiamo sinteticamente: a) crisi dei debiti sovrani del 2011 con acquisti di enormi quantità di titoli del debito pubblico da parte della Banca Centrale Europea (BCE) e tassi di interesse negativi (politiche monetarie non convenzionali); b) crisi pandemica con la creazione del Recovery Fund per 750 miliardi di euro e debito comune; c) crisi della difesa europea con ReaArm Europe con un programma di 800 miliardi di euro. Questo programma potrebbe anche presentare degli aspetti positivi se consentisse di recuperare il ritardo tecnologico e di competitività dell’Europa rispetto agli Stati Uniti d’America e alla Cina, con forti ricadute sul settore civile. Non dobbiamo dimenticare che INTERNET e il GPS sono nati nel mondo militare. Dovrebbe trattarsi di una specie di Programma Spaziale Apollo degli Stati Uniti d’America, realizzato dalla NASA tra il 1961 e il 1972, e che ha consentito di recuperare il ritardo iniziale rispetto all’Unione Sovietica, superandola con lo sbarco americano sulla luna. Il Programma prevedeva commesse pubbliche alle imprese private, con una forte spinta all’innovazione e con una ricaduta sul settore civile. Un modo altamente efficace per fare politica industriale.
- Futuro dell’economia mondiale. Siamo di fronte al tramonto del multilateralismo e al prepotente emergere degli imperialismi di Stati Uniti, Cina e Russia e democrazia sempre più debole in Europa. Il nuovo Presidente degli USA Trump ha dato il colpo finale alle istituzioni economiche e finanziarie internazionali nate dopo gli accordi di Bretton Woods del 1944, a partire dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Trump impone dazi sulle importazioni nella speranza di riequilibrare il pesante deficit americano degli scambi commerciali con l’estero. E l’Europa è una delle prime ad essere sul banco degli imputati. Nella realtà può trattarsi solo di minacce, anche perché non è sicuro che l’introduzione dei dazi garantisca il riequilibrio della bilancia commerciale. Trattandosi prevalentemente di importazioni che interessano le fasce alte di reddito degli americani, la domanda di importazioni è rigida e questo non fa diminuire le importazioni e nel contempo accresce l’inflazione importata. Maggiore inflazione spinge la Federal reserve verso politiche monetarie restrittive e rialzo dei tassi di interesse, con effetti negativi sulla crescita del reddito e sull’occupazione. Quindi grandi difficoltà di cui Trump si rende conto.
La politica di Trump di apertura verso la Russia ha naturalmente lo scopo di impedire che la Russia cada sempre di più nella braccia della Cina. E ciò è avvenuto sia a causa della chiusura europea verso il petrolio e il gas russo che ci ha costretto a diversificare verso altri fornitori a prezzi più elevati rispetto a quelli praticatici dalla Russia e a causa delle sanzioni che ha colpito pesantemente le attività della Banca centrale russa attraverso il congelamento e la tassazione totale del rendimento delle attività stesse.
In questo quadro, l’Unione europea avrebbe interesse a ristabilire migliori rapporti sia con gli Stati Uniti d’America che con la Russia.
- Conclusioni. Siamo partiti all’inizio sottolineando i contrasti tra il pensiero sociale della Chiesa e la teoria economica. Per il futuro della nostra Europa abbiamo bisogno di una convergenza verso i valori della DSC: sviluppo integrale dell’uomo e sua dignità, solidarietà, sussidiarietà, destinazione universale dei beni, bene comune. I padri fondatori dell’Europa erano tutti autentici cristiani: De Gasperi, Schuman, Adenauer ed è a loro che dobbiamo ispiraci per un autentica rinascita dell’Europa. Fondare l’Europa solo sulla moneta e sui valori economici ci ha portato in un vicolo cieco e ora dobbiamo uscirne, altrimenti, come affermava Benedetto XVI, l’Europa è destinata ad uscire dalle grandi traiettorie della storia. E non dimentichiamoci il grande insegnamento di Giovanni Paolo II: l’Europa per potere respirare e salire in alto ha bisogno di due polmoni: l’orientale e l’occidentale.
*Professore di Politica economica e monetaria all’Università di Roma “La Sapienza”