QUALE SARA’ LA POLITICA MONETARIA DELLA FEDERAL RESERVE E DELLA BCE NEL 2025?
Giovanni Scanagatta*
Siamo agli inizi del 2025 ed è utile chiedersi quale potrebbe essere la politica monetaria della Federal reserve americana e della Banca Centrale Europea nel corso dell’anno. Naturalmente, le valutazioni vanno fatte alla luce del nuovo scenario che si è venuto a creare con l’elezione di Donald Trump a nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Uno degli obiettivi fondamentali dichiarati da Trump in campagna elettorale è quello del riequilibrio della bilancia commerciale americana che presenta un enorme e crescente deficit, soprattutto nei confronti dell’Europa e della Cina. Per questo, ha minacciato l’introduzione di dazi all’importazione, anche se tale misura tende a spingere verso l’alto l’inflazione, in presenza di una domanda sostanzialmente rigida dei beni importati. Ciò chiamerebbe in causa politiche monetarie restrittive con il rialzo dei tassi di interesse di policy, con conseguenze negative per la crescita e l’occupazione. Ma esiste anche lo strumento del tasso di cambio del dollaro che Trump vuole abbastanza debole per favorire le esportazioni.
Come abbiamo visto, prima e subito dopo l’insediamento del nuovo Presidente americano, il dollaro si è notevolmente apprezzato rispetto all’euro, raggiungendo quasi la parità. Negli ultimi giorni, invece, la forza del dollaro si è notevolmente attenuata con un deprezzamento in poco tempo di quasi il 4%. Le quotazioni a termine ad un anno mostrano livelli ancora più alti della parità del cambio a termine sulla base del differenziale d’interesse tra gli Usa e l’Europa, indicando aspettative di ulteriore deprezzamento del dollaro.
Queste tendenze del dollaro si possono collegare ai notevoli acquisti di oro da parte delle principali banche centrali e, in particolare, della Cina e della Russia. Ma anche alla grande domanda di criptovalute, in primis il bitcoin. Tutto ciò può attenuare il conflitto americano con i BRICS che vogliono creare un sistema di pagamenti non più basato sull’egemonia mondiale del dollaro, ma sulle criptovalute, sull’oro e su monete paniere. Anche l’oro ha subito dei forti aumenti negli ultimi mesi, con un trend regolare e stabile di crescita e modeste oscillazioni attorno al trend, a differenza del bitcoin che mostra un’alta volatilità.
L’economia europea ristagna e la crescita trainata dalle esportazioni, pensiamo alla Germania, incontra sempre maggiori ostacoli, soprattutto alla luce della politica dei dazi di Trump. L’Europa deve pensare ad un grande programma di investimenti pubblici e privati per migliorare la sua competitività e la crescita, piuttosto che pensare solo all’introduzione di nuove regole che appesantiscono e ingessano l’economia. Non dimentichiamo che Trump ha creato un nuovo Ministero per sburocratizzare il sistema economico e sociale.
In questo quadro negativo per l’Europa, l’economia italiana è quella che va meglio, anche se non mancano i problemi come, ad esempio, la realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Sono troppi gli impacci burocratici a livello statale e locale che frenano l’esecuzione veloce ed efficace del PNRR. Va inoltre ricordata che gran parte delle risorse del PNRR va rimborsata, trattandosi di debiti. La parte a fondo perduto è molto più bassa, in confronto alla Spagna che è la seconda beneficiaria dell’Unione europea in termini di risorse ricevute.
Se il dollaro si deprezza, sono danneggiate le esportazioni europee e quindi quelle italiane. C’è quindi da chiedersi come potrebbe reagire la BCE di fronte a questa situazione, anche se bisogna ricordare che l’obiettivo primario della BCE è quello di difendere il potere d’acquisto della moneta. Ma non può dimenticare l’obiettivo della crescita e dell’occupazione e quindi dovrebbe continuare ad allentare la politica monetaria con un continuo ribasso dei tassi di interesse. Si profila pertanto, come del resto sta già avvenendo, uno scenario di riduzione parallela dei tassi di interesse di policy da parte della Federal reserve americana e della Banca Centrale Europea.
*Professore di Politica economica e monetaria all’Università di Roma “La Sapienza”
Roma, 1 febbraio 2025