«Da questa fase complicata non si esce senza cambiare radicalmente le cose». Questo il “filo rosso” che ha accompagnato un po’ tutte le riflessioni proposte in occasione dell’incontro del vescovo con le categorie economiche, che si è svolto presso la sede della Camera di Commercio di Padova lo scorso 20 dicembre. Una mattinata intensa, che si è aperta con una suggestiva proposta musicale offerta dall’Orchestra di Padova e del Veneto, cui ha fatto seguito la perfomance teatrale del noto attore e regista Filippo Crispo, che ha “portato in scena” alcuni brani di un discorso tenuto da papa Francesco all’incontro mondiale dei movimenti popolari e ha proposto una riflessione amara sul “senso della vergogna” che la nostra società sembra aver ormai smarrito.
Nel suo intervento introduttivo Flavio Zelco, presidente Ucid Padova, ha quindi ripreso un’efficace immagine “coniata” dal 48esimo rapporto Censis «che definisce la società italiana come una “società delle sette giare”» (potere sovranazionale, potere politico nazionale, sedi istituzionali, minoranze, gente del quotidiano, sommerso, mondo economico): proprio la mancata comunicazione e il mancato interscambio tra questi mondi “isolati” sarebbe uno dei grandi mali del nostro Paese. Zelco ha quindi motivato la scelta di dare voce e spazio – nel corso dell’incontro – a testimonianze di “ordinaria straordinarietà”, storie di speranza “pescate” dal quotidiano del mondo del lavoro.
Di grande impatto la testimonianza di Ruggero Rovelli, che ha parlato a nome di Ascom Padova: ex manager di una multinazionale della telefonia, dopo 25 anni da dipendente, a 49 anni ha voluto aprirsi alla sfida di diventare imprenditore, avviando nel 2013 due attività commerciali che oggi danno lavoro a sei persone. Rovelli ha spiegato come nei mesi precedenti l’avvio dell’impresa abbia dovuto superare, oltre ai tanti ostacoli burocratici, anche il pessimismo di chi – considerato il momento di crisi – cercava di scoraggiarlo e farlo desistere. Il suo intervento si è concluso con un accorato “invito all’indignazione” e alla non-rassegnazione di fronte ai tanti scandali che “devastano” il nostro Paese. Anche Thomas Amadio, imprenditore 32enne di Camposampiero e socio Conferesercenti Padova, ha accettato la sfida del cambiamento: di fronte alla crisi, ha deciso di non restare fermo ed è riuscito a “rivoluzionare” il modo di operare all’interno della sua azienda che si occupa della vendita diretta di pavimenti. Intenso e toccante l’intervento di Piercarlo Pedroletti, presidente della Fita Cna Padova, che ha raccontato il suo lavoro “sulla strada”, a bordo di un camion, come metafora della vita, segnata da tanti momenti di fatica, ma anche da gioie che nascono dal sacrificio. Ha strappato applausi anche l’intervento della 21enne Sultana, originaria del Bangladesh, in Italia da quando aveva 14 anni, che, grazie alla sua caparbietà e determinazione, è riuscita a iscriversi all’università.
A nome dei tre sindacati confederali ha parlato Christian Ferrari, segretario generale Cgil Padova: «Negli ultimi anni sono emerse in modo chiaro tutte le contraddizioni di questo modello di sviluppo. I livelli di ineguaglianza sono ormai intollerabili: a Padova 12mila famiglie possiedono un patrimonio di oltre 20miliardi. Senza la Chiesa, e penso in particolare alla straordinaria presenza delle cucine popolari e della Caritas, le sofferenze legate alla crisi sarebbero ancora più acute. Alle “opere” si affianca una generosa azione culturale che è preziosa di fronte al rischio di “imboccare scorciatoie facili” come quelle della crescita delle paure, dei tentativi di chiusura, delle derive egoistiche». Da Ferrari è arrivato poi l’invito a «rafforzare la rete solidale», a partire dalla consapevolezza che è necessario un cambiamento radicale del modello di sviluppo.
Dal presidente della Camera di Commercio Fernando Zilio, che ha ricordato i dati preoccupanti che fotografano la disoccupazione a Padova, è arrivata invece la proposta di creare una “borsa del lavoro” invitando gli imprenditori delle imprese che “funzionano” a fare un gesto di responsabilità verso il territorio assumendo lavoratori disoccupati e rinunciando a portare la produzione all’estero.
L’intervento di chiusura è stato affidato al vescovo Antonio Mattiazzo, che ha accolto positivamente la proposta di Zilio e ha messo in guardia dal rischio di erodere nella società odierna il “capitale sociale”, ovvero quel patrimonio di relazioni che si fondano sulle virtù e che è anche alla base del buon funzionamento del sistema economico. Dal presule – che ha ricordato come i due santi “padovani” Antonio e Leopoldo Mandic di fatto fossero stranieri – è arrivato poi «un richiamo alla tradizione padovana, capace di articolare bene la dimensione locale con quella internazionale». Fra i fattori che erodono il capitale sociale, Mattiazzo ha citato la corruzione dilagante, ma anche il gioco d’azzardo, pratica che ha definito “anticostituzionale”. Mons. Mattiazzo ha infine elogiato il valore e il potenziale – ancora in parte inespresso – dell’economia civile, che fa risparmiare allo Stato e che può rappresentare un volano per l’uscita dalla crisi.