La Sezione

Pubblichiamo qui di seguito un’interessante intervista al cardinale Siri, che ripercorre la genesi dell’Ucid nazionale.

LA NASCITA DELL’UCID
da un’intervista al Card. Giuseppe Siri

Nei primi mesi del 1945 avemmo, con monsignor Torrazza dell’Onarmo la prima idea di raccogliere in un’associazione gli imprenditori che avessimo potuto convincere. . Ecco il corso dei nostri pensieri. Per avviare a soluzione ed equilibrare giustamente la questione sociale bisognava indurre la classe dirigente a ragionare in termini cristiani e morali. Sapevamo bene che per rendere più facile la vita ai lavoratori era necessario tra l’altro far riflettere seriamente quelli che li guidavano. Io avevo sempre davanti l’esempio di Scipione, il più grande generale della storia. Per liberare Roma, mentre Annibale era alle porte, lui asseriva che si doveva portare il teatro delle operazioni a Cartagine. L’arditezza confinava con l’inverosimiglianza, ma il grande romano attuò il piano e chiuse per sempre la questione cartaginese.

Abbiamo detto: vogliamo aiutare la posizione dei lavoratori. Andiamo a ragionare di verità e di giustizia con quelli che li governano. Se così a Genova nel 1945 si cominciò a tessere la tela, sapemmo che a Milano era sorta un’iniziativa analoga. Perché non metterei in contatto e vedere di marciare insieme? Un’associazione di imprenditori, questo ci era ben chiaro, non avrebbe avuto una reale influenza se non fosse divenuta ‘nazionale’.
Si profilava, dunque, il primo passo. L’incontro avvenne e l’unione, per il momento solo morale, ci fu. Ma si dovette appianare una difficoltà nella differenza di impostazione. A Genova si era ben con vinti di fare un’associazione di chiaro e netto indirizzo cristiano, di sicura dottrina cristiana anche in campo sociale, ma che non fosse di Azione Cattolica.

Sono sempre stato e rimango fervido assertore della necessità dell’Azione Cattolica; ero e sono altrettanto convinto che un’associazione di imprenditori non possa essere di Azione Cattolica. Dire che questa è necessaria non significa davvero affermare, ad esempio, che le monache di clausura debbano farne parte. E’ necessario che tutte le cose stiano al loro posto. E ad uomini abituati al comando, provenienti spesso da un ambiente di mondo che non ha offuscato la loro onestà, usi a decidere dei fatti loro in modo indipendente, non si poteva imporre e sarebbe stato nefasto imporre, la disciplina dell’Azione Cattolica. Ci voleva la forma del tutto democratica, le briglie dovevano restare nelle loro mani diversamente il carro non si sarebbe mosso. Restammo sempre fermi su queste posizioni con gli amici che si aggiunsero. A Milano invece si pensava con simpatia a fare un quadro dell’Azione Cattolica. Avvertimmo i nostri amici di Milano che in quel l’orientamento l’associazione non si sarebbe mai mossa. lo non so pronunciare la parola “prevalere”, ma il fatto, sensim sine sensu, fu che l’associazione ritenne giusta la impostazione fatta a Genova. Oggi con la saggezza del poi possiamo confermare: con diverso orientamento l’Ucid sarebbe rimasta una piccola e forse insignificante cosa.