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LA PRIVACY E’ IN CRISI. Incontri con l’Ucid: il primo appuntamento del 2019 è per venerdì 25 gennaio su diritti umani e diritto alla riservatezza. Il magistrato padovano Vartan Giacomelli approfondisce la delicata relazione con i social.

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Articolo 12 della Dichiarazione universale «Nessun individuo potrà essere sottoposto a interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto a essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni».

 

Il tema del terzo appuntamento del ciclo di incontri sul 70^ anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani proposti dall’UCID Padova è delicato e complesso: “Diritti umani e organizzazione sociale; l’impatto sul diritto alla riservatezza”. Oggi si assiste ad una sorta di dicotomia: da un lato leggi a tutela degli ambiti privati del nostro vivere scaturite dalla necessità di limitare le intrusioni e gli abusi sempre più frequenti; dall’altra, “abitudini” che divulgano informazioni personali coadiuvate dall’utilizzo di tecnologie delle quali difficilmente si può fare a meno. La Dichiarazione dei Diritti Umani già 70 anni fa tutelava gli ambiti della vita privata e della reputazione dell’individuo quali spazi di inviolabile sacralità.

«Per parlare di diritto alla riservatezza è necessario partire dall’art. 12 della Dichiarazione – spiega il magistrato Vartan Giacomelli, ospite del terzo appuntamento organizzato dall’UCID Padova il 25 gennaio –. Per i diritti umani e la riservatezza, la prospettiva deve essere storica. I diritti assumono un perimetro di tutela che risente anche dello sviluppo storico all’interno del quale si affermano. La realtà sociale oggi è in continuo mutamento, in particolare per concetti come quello della riservatezza che hanno visto come genesi storica il bisogno della classe borghese di difendere i propri diritti, ma che ora involgono tutti gli aspetti legati alla persona. Tutto quello che è riservatezza, e tutela delle informazioni personali, si collega al bisogno di non subire alcun controllo nell’esercizio delle proprie libertà. Per la mia esperienza professionale – prosegue il pm Giacomelli – è evidente che la tutela della riservatezza si basa sul bilanciare le esigenze della nostra società con le pulsioni sicuritarie che talvolta possono creare pressione a salvaguardia della collettività,  ma a scapito della libertà dei singoli.»

Moderne tecnologie; dispositivi che rilevano gli spostamenti; informazioni che tutti, più o meno consapevolmente, rilasciamo nella vita quotidiana – transazioni bancarie, acquisti, utilizzo dei social – che entrano in palese contrasto con il diritto alla riservatezza. È ancora possibile parlare di Privacy?

«Oggi questo è un concetto in crisi – risponde Vartan Giacomelli –. Viviamo in un mondo in cui gli spazi liberi e privati sono, invece, controllati. Basti pensare all’utilizzo del web e dei Social media, una situazione “schizofrenica” in cui crediamo di esser soli con noi stessi, o comunque liberi di comunicare in un ambito chiuso, ma che invece proiettano ciò che comunichiamo in spazi indefiniti, ove tutto può essere utilizzato e strumentalizzato. Nella mia professione vedo che oramai i crimini legati ad esempio alla diffamazione avvengono molto più di frequente nel web che sulla carta stampata. Si pensa che postare un qualsiasi commento contro qualcuno sia un atto di libertà personale, invece diventa strumento che moltiplica l’effetto lesivo in maniera esponenziale, distruggendo la reputazione, l’onore e talvolta la vita stessa delle persone coinvolte. Segno di una società sempre più disorientata e incapace di delimitare i confini di una riservatezza intesa come tutela della dignità della persona.»

Come gestire le derive di questa libertà?

«Lo spazio da delimitare c’è – prosegue Giacomelli –. Va ridefinita la sfera personale rispetto a quella pubblica e dobbiamo capire che l’uso dei social è in realtà uno spazio che amplifica ciò che noi veicoliamo, e comprendere le conseguenze che questa sorta di globalizzazione dei mezzi di comunicazione produce sui confini della nostra intimità. Spiegarlo ad un giovane che usa il cellulare come un alter ego significa educarlo ad una responsabilità tutt’altro che scontata. Credo sia un lavoro di formazione che parte da una gestione responsabile di questi mezzi, ma anche dalla conoscenza effettiva degli effetti deleteri che essi producono se usati in modo scorretto».

Rivolgendosi alle giovani generazioni, quale il ruolo della famiglia e della scuola?

«Questi sono gli spazi di relazioni più attraversati da questa crisi e dai quali è necessario partire – conclude Giacomelli –. Se vengono meno questi presidi di educazione si rischia di non trovare più sponde in termini anche di argomenti e valori da proporre. Il primo passo è riportare la centralità di un confronto diretto con interazione tra persone e non nello spazio indiscriminato di platee virtuali. La privacy e la riservatezza hanno sempre più a che fare con il rispetto, un diritto umano che va tutelato e che sta alla base della dignità della persona e della sua capacità di svilupparsi in seno alla società».

 

TECNOLOGIA E DIRITTI.

I prossimi appuntamenti: il 22 febbraio all’OIC di via Nazareth si approfondirà il ruolo dei media nell’era social.

Questi i prossimi appuntamenti del ciclo di incontri UCID Padova sul 70^ anniversario dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: venerdì 22 febbraio 2019, alla Fondazione OIC di Via Nazareth, (dalle ore 21.00) “Diritti umani e organizzazione sociale: il ruolo dei media nell’era dei social fra paladino della verità e fake news. Anarchia dei mezzi di comunicazione, anche “social” nella demolizione della reputazione delle persone”. Sabato 23 marzo 2019, all’Auditorium Antonianum (dalle ore 10.00 alle 12.30), “Diritti umani e organizzazione sociale: la condizione tecno-umana. Domande di senso nell’era della tecnologia per mettere a fuoco che significhi essere umani in un’epoca di complessità e cambiamento;  come si possa gestire lo sviluppo tecnologico e quali siano i limiti da non superare nel momento in cui la tecnica non viene può solo utilizzata per interventi esterni, ma interni all’uomo”.

Conclude l’anno sociale il Convegno finale, in programma per sabato 25 maggio, su “Diritti umani e cultura nel mescolamento dei popoli: è possibile armonizzare le diverse sensibilità ai diritti fondamentali?”, all’Auditorium Antonianum, (dalle ore 10.00 alle ore 12.30). Ogni incontro è libero e aperto a chiunque desideri partecipare.

 

 

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