App per ogni necessità. Utenti sempre “connessi”. Dita frenetiche che digitano sullo schermo dell’I-phone.
Occhi fissi sui nostri dispositivi tecnologici che sempre meno incrociano altri sguardi. Tecnologia Hi tech croce e delizia di più generazioni: per chi ha dovuto imparare “da grande” e per chi invece in questo mondo ipertecnologico vi nasce. Come vivono gli uomini del Terzo millennio la nuova condizione tecno-umana? E come si può gestire questa enorme rivoluzione tecnologica nel rispetto della propria umanità? Due domande di senso alle quali ancora una volta cerca di rispondere l’UCID Sezione di Padova durante il ciclo di appuntamenti organizzati per l’Anno Sociale 2018-2019 in occasione del 70^ anniversario della Dichiarazione Universale. «Diritti umani e organizzazione sociale: la condizione tecno-umana. Domande di senso nell’era della tecnologia» è infatti il titolo del prossimo incontro in programma all’Auditorium Antonianum di Padova per sabato 23 marzo (ore 10, ingresso libero). Relatore della mattinata il Prof. Nicola Alberto De Carlo, docente di Scienze Umane alla LUMSA di Roma e il dott. Giorgio Crespi Responsabile della Direzione sindacale e del lavoro ABI – Associazione Bancaria Italiana – sede di Milano. Don Marco Cagol, consulente ecclesiastico della Sezione, chiuderà il convegno alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa.
Professor De Carlo, che cosa significa essere umani in un’epoca di tale complessità e cambiamento?
«Ritengo che accentuare le tematiche tecnocratiche nel nostro mondo e nella nostra quotidianità sia un fenomeno inarrestabile – risponde il Prof. De Carlo – ma non necessariamente negativo. Anzi, può essere foriero di cose sicuramente positive: maggiori efficienze, maggiore tracciabilità e controllabilità dei processi. È uno dei fronti che vedono il grande progresso della medicina e della scienza fortemente implicato con il mondo della tecnologia e del lavoro. Ci si interroga tuttavia sulla controllabilità e sulla consapevolezza che si possa avere di tali progetti. È sempre più facile per tutti avere a che fare con una piattaforma quando si debba acquistare un bene o un servizio; ma questo può diventare anche fortemente costrittivo delle possibilità di scelta della Persona perché ogni passaggio è predeterminato, ogni procedura è costretta in un “percorso obbligato”. Allora ci interroghiamo: cosa resta della Persona e della sua facoltà di scelta e interazione? Un interrogativo legittimo perché noi “siamo” le nostre relazioni: ogni essere umano esprime se stesso, manifesta se stesso, “è” se stesso tramite le sue relazioni. Se queste sono di tipo schematico, precostituito, strumentale, asettico, insomma “freddo” – seppure nel contempo utile ed efficiente -, il processo può essere compatibile con il nostro Essere e diventa positivo. Ma se però questa quota di relazione con i processi digitalizzati diventa troppo ampia è evidente che la nostra ricchezza può subire delle serie limitazioni. Va detto – prosegue De Carlo – che i sistemi informatici di cui ci avvaliamo, se usati con intelligenza e cultura, sono un arricchimento, ma spesso accade il contrario: tanta è la complessità della persona, della sfera dei suoi desideri e dei suoi bisogni , tanto limitata è la App che gestisce questo rapporto.»
Ci troviamo dinanzi ad una sorta di identità digitalizzata globale?
«Il rischio c’è tutto – afferma il Prof. Nicola De Carlo –, dipende dalle persone. Chi è stato educato alla partecipazione, alla discussione, alla scelta condivisa vede la tecnologia come una minaccia; chi è anagraficamente più giovane, non si pone questo problema perché è nato in questo scenario. Tuttavia la realtà è che non è certo il singolo che si costruisce l’App con cui interfacciarsi, ma le aziende, le istituzioni, i sistemi. E su questo vale la pena di riflettere.»
Quale dunque il modo per gestire “umanamente” tutto ciò?
«Riuscire ad osservare in tutte le circostanze il primato del senso del significato e dei valori di ciò che facciamo, il valore delle scelte condivise e della politica nel senso più ampio. Le macchine debbono essere a servizio degli esseri umani ma non a vantaggio di pochi per rendere più gestibili i molti: il rischio è di teorizzare una oligarchia tecnologica e tecnocratica che poco ha da spartire con i concetti classici di democrazia cui siamo abituati e che vorremmo conservare.»
Quali i diritti umani da preservare, infine? «Il diritto alla conoscenza – conclude il Prof. De Carlo – il diritto alla scelta, il diritto alla informazione anche sui prodotti e sui temi che ci vengono proposti. Questi sono i grandi diritti inalienabili della Persona e che costituiscono la bussola che ci deve condurre.»
VA PRESERVATA LA LIBERTA’ DI SCELTA.La coscienza umana è il luogo delle scelte ed è ciò che distingue l’uomo da tutte le altre creature. La riflessione del consulente ecclesiastico don Marco Cagol
«Il tema della condizione tecno-umana nella vita quotidiana è molto presente nel terzo capitolo della Laudato si, con particolare attenzione all’impatto della tecnologia rispetto alle finalità della vita umana – riflette don Marco Cagol Consulente Ecclesiastico dell’UCID Padova–. Va preservata la capacità di mantenere nella coscienza la facoltà di scelta, la propria liberta morale, per non permettere che la tecnologia, e ciò che essa veicola, si sostituiscano a ciò che è proprio dell’uomo, cioè alla capacità di scegliere in base a finalità pienamente umane e non riduttive, o semplicemente schiacciate sui bisogni o sul desiderio di dominio. Tenere libera la coscienza umana che è luogo delle scelte, è ciò che ci distingue tra tutte le creature. Se una tecnologia che orienta o che spinge si sostituisce a questa capacità l’uomo perde il suo nucleo caratterizzante.»
Come guidare i giovani nativi digitali in questo discernimento? «La famiglia, la scuola e la chiesa devono essere capaci di mostrare ai giovani la differenza sostanziale tra l’essere umano e le sue appendici tecnologiche. Può essere utile invitarli a fare esperienza di assenza di tecnologia, a cercare il silenzio, anche dalla tecnologia, per ascoltare ciò che hanno dentro e non solo quello che arriva da fuori. Credo che questo sia l’elemento decisivo dell’educazione che possa aiutare i nativi digitali a distinguersi come essere umani».
12 aprile: incontro in preparazione alla Pasqua.
Si avvia alla conclusione il ciclo di incontri proposti dall’Ucid per quest’anno sociale. Dopo l’incontro di preparazione alla Pasqua (Fondazione Oic Nazareth, 12 aprile ore 21.15) l’ultimo appuntamento è con il convegno sul tema “Diritti umani e cultura nel mescolamento dei popoli” (auditorium Antonianum, sabato 25 maggio, ore 10).