Categorized | Attualità

“Il prezzo dell’oro come indicatore dell’incertezza geopolitica a livello mondiale” di Giovanni Scanagatta

IL PREZZO DELL’ORO COME INDICATORE  DELL’ INCERTEZZA GEOPOLITICA  A LIVELLO MONDIALE

Giovanni Scanagatta, Università di Roma “La Sapienza”

 

Nell’ultimo anno, il prezzo dell’oro in dollari è cresciuto di oltre il 16%.  Una percentuale quindi notevolmente superiore all’inflazione americana pari al 3,2%. L’oro si conferma un bene rifugio per eccellenza contro l’inflazione.

L’offerta di oro risulta abbastanza stabile nel breve periodo, dipendendo dalla capacità produttiva delle miniere in tutto il mondo. Gioca pertanto un ruolo importante la variazione delle scorte. La capacità produttiva può essere aumentata nel lungo periodo grazie agli investimenti e al progresso tecnico.

Nel 2023 l’offerta complessiva di oro è stata di 4448 tonnellate (fonte: World Gold Council). A fronte di questa offerta, la domanda di oro per gioielleria ha rappresentato il 49%, gli usi tecnologici il 7%, gli investimenti il 21%, la domanda delle Banche Centrali il 23%. Alcune di queste componenti sono abbastanza stabili, mentre altre sono molto sensibili al ciclo economico, come gli impieghi dell’oro nella tecnologia. Gli investimenti finanziari risentono molto delle situazioni di incertezza come nel caso di crisi e di guerre. Le Banche Centrali, soprattutto quella cinese e quelle del paesi arabi, hanno dato un grosso contributo all’aumento della domanda di oro per le riserve valutarie.

Negli scenari di grande incertezza che stiamo attualmente vivendo sul piano geopolitico e su quello geoeconomico, la domanda di oro e il suo prezzo tendono a crescere fortemente come mostrano i dati. In tali situazioni, delle tre funzioni dell’oro come unità di misura dei valori e come mezzo intermediario degli scambi, prevale la terza, cioè la domanda di oro come riserva di valore.

Il grande economista inglese J.M. Keynes (1883-1946), ha definito l’oro, nel Trattato sulla riforma monetaria del 1923, un avanzo barbarico. Ma, nonostante questa definizione, la forza dell’oro nella storia della civiltà umana ha sempre continuato e continuerà a rappresentare un’ancora di sicurezza perché può essere sempre scambiato in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.

E’ pertanto utile chiedersi quali sono le determinanti delle variazioni del prezzo dell’oro. L’evidenza empirica mostra una relazione inversa tra il prezzo dell’oro e il tasso di interesse reale del dollaro. Inversa si mostra pure la relazione tra il prezzo dell’oro e il tasso di cambio del dollaro. Ma il fattore di maggiore importanza della domanda di oro è rappresentato dallo stato di incertezza che vive oggi il mercato in relazione ai grandi eventi del mondo. Per tale motivo le variazioni del prezzo dell’oro rappresentano un indicatore fondamentale dell’incertezza riguardante gli eventi futuri.

Un’altra caratteristica dell’oro che va evidenziata sul piano microeconomico è la correlazione inversa che presenta il suo valore rispetto a quello delle attività finanziarie. Per tale motivo, una buona diversificazione delle scelte di portafoglio comporta la detenzione di una certa quantità di oro.

Sul piano della politica monetaria, possiamo dire che le Banche Centrali possono influenzare, a parità di altre circostanze, il prezzo dell’oro attraverso i tassi di interesse reali, cioè quelli nominali dedotto il tasso di inflazione. I tassi di interesse reali devono essere mantenuti positivi, favorendo in questo modo il potere d’acquisto della moneta grazie alla non convenienza di preferire i beni rifugio come l’oro per proteggersi dall’inflazione.

Come è noto, i mercati vivono di aspettative ed è quindi importante considerare non solo il prezzo per contanti dell’oro ma anche quello a termine sulle varie scadenze. Ad esempio, attualmente il prezzo a termine dell’oro sulla scadenza di un anno supera del 15% quello per contanti. Si tratta quindi di un prezzo a termine dell’oro decisamente superiore a quello di parità che si ottiene aumentando il prezzo per contanti di un valore pari al tasso di interesse ad un anno del dollaro. La differenza rispecchia l’attesa di un continuo aumento del prezzo dell’oro(1).

Un’ultima riflessione sull’oro e la discrezionalità e le regole della politica monetaria. Si tratta di un problema antico e analizzato con grande acume dall’economista inglese D. Ricardo (1772-1823) con riferimento al gold standard. La posizione di Ricardo può essere utilissima ai fini dei fondamenti di un nuovo ordine monetario internazionale.

Ricardo era convinto che alla radice del deprezzamento del cambio della sterlina ci fosse la politica di eccessive emissioni della Banca d’Inghilterra, andando contro, nelle parole di Ricardo, alle posizioni di una compagnia di mercanti notoriamente ignoranti dei principi basilari dell’economia politica. Per Ricardo era fondamentale una gestione naturale della moneta, affidata alla regola fissa della convertibilità aurea, invece della moneta manovrata basata sulla discrezionalità della Banca d’Inghilterra. Ricardo screditava la moneta manovrata perché il sistema aureo si fondava sull’oro, che era merce-tipo del sistema economico. In questo modo Ricardo riconduceva il sistema economico all’unitarietà perduta con l’introduzione della moneta inconvertibile.

Si tratta, quello di Ricardo, di un grande insegnamento per un nuovo ordine monetario internazionale in cui deve cessare il dominio di una moneta sulle altre, facendo riferimento ad uno standard uguale per tutti, indipendente dall’agire discrezionale della Banca Centrale di un solo Paese.

Roma, 19 aprile 2024

(1)Gli investitori accedono a molti mercati delle materie prime tramite contratti a termine o futures. I contratti futures si basano sulle aspettative dei prezzi futuri, del costo del denaro e dei tassi di interesse. Gli investitori sono esposti a un’ulteriore fonte di variabilità: la forma della curva dei futures. Quando la curva dei futures è inclinata verso l’alto, i prezzi  dei futures sono superiori a quelli a pronti, come nel caso dell’’oro. In questo caso, l’aspettativa è di tassi di interesse crescenti. Nel caso contrario, l’aspettativa è di tassi di interesse decrescenti. In caso invece di quotazioni a pronti uguali a quelle a termine, l’aspettativa e di tassi di interesse a breve stabili.

 

Leave a Reply