(fonte: La Difesa del Popolo, 22.02.15)
La necessità di “riappropriarsi” della democrazia oggi frenata da un individualismo tutto fondato sull’arbitrio del singolo, la critica forte al capitalismo finanziario, l’invito a rifondare un movimento sociale cattolico: l’incontro Ucid dello scorso 23 gennaio, che ha visto come ospite il segretario del pontificio consiglio Giustizia e Pace mons.Mario Toso, ha suscitato riflessioni su cui l’unione cristiana imprenditori dirigenti ha già iniziato a interrogarsi.
Nel ragionamento del segretario del pontificio consiglio hanno trovato posto alcune considerazioni che partono dall’attualità dell’oggi: se «una delle cause della crisi è stata l’abolizione della separazione fra banche commerciali e banche speculative, per le quali l’erogazione del credito non è la principale finalità» ecco che il recente decreto che impone la trasformazione delle banche popolari in spa può essere motivo di ulteriore preoccupazione perché «sollecitando gli istituti di credito a sganciarsi dal territorio apre a nuove forme di concentrazione economica che possono contribuire a indebolire la democrazia». Di grande interesse anche la riflessione sul sopravvento del capitalismo finanziario che sta avendo come effetto la distruzione della biodiversità economica, ovvero la possibilità che esistano diverse forme di impresa e che accanto all’azienda che ha come fine la massimizzazione del profitto vengano contemplate forme “no profit”. Un danno non solo al tessuto economico: «La biodiversità imprenditoriale – ha spiegato – è fondamentale per la realizzazione del bene comune». «E’ indubbio – è la riflessione del presidente Ucid Padova Flavio Zelco – che da anni il capitalismo finanziario ha preso il sopravvento sull’economia e sulla politica. Debbo però rilevare come si insista in molti casi nel confondere il capitalismo finanziario con l’“economia di mercato”, rappresentata da quelle migliaia di aziende che operano per raggiungere un profitto che compensi le fatiche ed i rischi di chi intraprende, giocandosi tutta la sua esistenza ed il suo patrimonio, coinvolgendo le persone che collaborano con lui e nel rispetto della comunità in cui opera. E debbo purtroppo rilevare che queste imprese non sono considerate tra quelle che rappresentano l’economia civile!».
«Mons.Toso – è la riflessione di Massimo D’Onofrio, membro del direttivo Ucid – ci ha presentato un quadro che descrive bene la crisi della nostra democrazia, in cui si sta facendo strada un populismo leaderistico. In parallelo il capitalismo evolve verso una forma che vede dominare l’aspetto finanziario: ci si muove in un’ottica di breve periodo e di massimizzazione del profitto. Il modello di democrazia dominante è quello a “bassa intensità”, con povertà e diseguaglianze che montano insieme ad un deficit di rappresentanza». Che fare di fronte a questo scenario? D’Onofrio attinge alle indicazioni di mons.Toso, che anche su questo aspetto non si è mostrato reticente e ha indicato una via concreta.. «Per uscire dalla crisi – continua – è necessario recuperare l’applicazione delle “regole procedurali”, a partire dal dettato costituzionale, e rimettere l’economia al servizio dell’uomo superando le dottrine economiche liberistiche. Un obiettivo che può essere “raggiungibile” solo ripartendo da un’evangelizzazione del sociale realizzata attraverso un nuovo movimento sociale dei cattolici». Da mons. Toso è arrivato quindi l’invito a formare nuove rappresentanze di credenti politicamente attivi. Un appello che per Alberto Pietra, presidente del Serra Club – realtà impegnata nel servizio alle vocazioni consacrate che ha co-organizzato con Ucid l’incontro – è un invito a unire «i cristiani, di qualunque estrazione essi siano, in una nuova azione sociale, incisiva e compatta, culturale, politica ed economica». «Come serrani – aggiunge – pensiamo anche alla sensibilizzazione del clero verso una pastorale sociale nuova, che guardi alle giovani generazioni». «Mons Toso – continua D’Onofrio – lancia una sfida a tutti quei cattolici che, pur condividendo l’analisi, sul “che fare?” sembrano paralizzati. A volte magari perché timorosi rispetto alle enormi difficoltà da superare nel riscrivere le regole della nostra convivenza civile; a volte forse preoccupati, è anche questo è uno stato d’animo comprensibile, di perdere qualcosa». «La scelta di non regolamentare la finanza nella convinzione – ingenua – che il mercato si sarebbe autoregolamentato – precisa Zelco – mette in evidenza come la sfera politica abbia rinunciato al suo compito. Da qui la sollecitazione ai cattolici di esprimere una forza che riporti in politica i valori cristiani. Ci troviamo di fronte ad una scelta molto difficile: movimento, partito o presenza cattolica in più partiti? Esperienze già fatte non hanno prodotto i risultati sperati, ma l’impegno a cercare nuove vie deve continuare»