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I nuovi populismi fra semplificazioni e spinte protezionistiche

“Il populismo contemporaneo nasce a seguito della caduta del muro di Berlino. Sono imputabili a quell’evento storico, destinato a cambiare le sorti del pianeta, la fine delle ideologie e la crisi dei partiti tradizionali”. Così Monica Simeoni, professoressa di Sociologia all’Università del Sannio, in occasione del convegno “Populismi e localismi: la globalizzazione ad una svolta?” (organizzato da Ucid Padova) che si è tenuto sabato 25 marzo al centro giovanile Antonianum di Padova.

“E’ cambiata la società, la crisi economica ci insegna che non esiste più una crescita al 100%. Diversi Paesi, fra i quali l’Italia, si sono arricchiti fino agli anni Settanta-Ottanta. Ora, invece, ci sembra di tornare indietro. Un terreno fertile nel quale attecchisce il fenomeno del populismo”. A detta della docente un altro aspetto che ne favorisce lo sviluppo è la cosiddetta “variabile della demografia”. “Italia e Germania sono i Paesi più anziani al mondo. Aumentano, di conseguenza, le malattie croniche e a cascata il costo sociale per farvi fronte. D’altro canto sono pochi i giovani con un lavoro fisso”. Ecco perché, ha aggiunto, “abbiamo bisogno di immigrati che versino contributi all’Inps. Ma questo, nell’immaginario collettivo, è una sconfitta per il popolo autoctono”. “Oggi la parola d’ordine è sovranismo. Costruiamo dei muri: o sei dentro o sei fuori. Siamo chiamati a scegliere fra l’essere patriota o globalista. In realtà la democrazia è uno strumento complesso, non si può ridurre tutto a bianco o nero. Esistono pure i colori intermedi”.

Da parte sua Gianluca Toschi, ricercatore area studi economici Fondazione Nord Est, ha precisato che “nell’attuale contesto storico l’Italia sta continuando a crescere, ma meno che in passato. Nel nostro Paese assistiamo ad un preoccupante rallentamento delle esportazioni, il 75% delle quali finisce in Europa. La vecchia locomotiva del Nordest che tutti ci invidiavano si è un po’ imbolsita proprio a motivo della diminuzione dell’export. D’altronde è lo stesso modello generale che è mutato: sullo scenario internazionale si sono affacciati nuovi competitor che riescono a garantire costi più bassi”. Ancora Simeoni sul populismo: “E’ facile buttare giù un muro a forza di picconate, dicendo che va bene nulla. Poi però quello nuovo come lo ricostruiamo? Serve una dirigenza politica formata e competente, non ci si può improvvisare amministratori dello Stato”.

A concludere la tavola rotonda Massimo D’Onofrio, Ucid Padova: “La politica, quella con la P maiuscola, non è riuscita a governare la globalizzazione. Le aspettative sono state chiaramente disattese. L’interdipendenza ha sì creato un maggior PIL a livello mondiale, ma anche nuove disuguaglianze fra le diverse classi sociali. I vecchi partiti non hanno risposto nei tempi giusti alle istanze provenienti dai cittadini. Da qui il boom del populismo. Occorre ripartire dal dialogo con il territorio”.

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