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#Coronavirus L’EUROPA IN ORDINE SPARSO.

 

Carissimi, continuiamo a riempire il nostro virtuale quaderno di bordo. Vi ricordo che è il nostro quaderno: ogni commento, suggerimento, cronaca personale, speranza sarà benvenuto e condiviso.

Sul lato sanitario, come al solito, ci teniamo alla larga; non abbiamo valore aggiunto da offrire; possiamo solo osservare che il mondo converge sul metodo Italia/Vò: cercare/isolare i positivi asintomatici. Il trend sembra positivo al netto di tutti i limiti di dati non omogenei e serie storiche ancora poco significative. Restiamo a casa: è l’unico concreto contributo e onore che possiamo rendere al lavoro dei sanitari che mettono in ballo la loro stessa vita, avendone perfetta coscienza.

 

Si chiarisce invece sempre meglio quello che serve sul fronte del lavoro e dell’economia. Un grande contribuito l’ha dato l’intervento sul Financial Times di ieri di Mario DRAGHI, ex presidente BCE. Con la semplicità di chi le cose le conosce, enuclea i parametri critici. Il quadro di riferimento: una tragedia di dimensioni storiche di cui non c’è un singolo responsabile, equiparabile ad una guerra, e come tale va trattata: a debito pubblico. Quali sono le priorità: se è vero che ci sarà comunque un futuro, difendere in via prioritaria il lavoro. Come: liquidità quanto basta. Quando: SUBITO! Anche se lasciata per ultimo per necessità espositive, l’urgenza dell’intervento è pregiudizievole sull’esito di qualsiasi manovra. L’obiettivo è di trasferire allo Stato il peso di una situazione ingestibile a livello di singola impresa. Accompagnare le aziende nella ripresa apporta tutta una serie di benefici in sinergia fra loro e non surrogabili: si difende il lavoro e dunque il reddito delle famiglie, la domanda; si conservano le imprese che, una volta che il quadro si sarà ristabilito, sono quelle che pagheranno le tasse garantendo il circolo virtuoso di ogni società. La proposta di cui sopra costa ma, mettiamoci l’anima in pace, nulla costa di meno, nemmeno alla lontana, in termini economici e sociali.

Sembra una formula semplice sulla quale dovrebbe essere facile trovare convergenza. Ma non è così. Le variabili in gioco sono poche ma purtroppo legano molto male fra loro . Il debito pubblico: l’Italia contabilizzava ca 2.400md di euro a fine 2019 e si batte per il poco invidiabile primo posto in Europa, pallottoliere alla mano, con la Francia; il debito, è il convitato di pietra che condiziona tutto quello che segue. Facciamo parte dell’ Europa che, per evitare ulteriori sforamenti di bilancio nazionale a debito, ha imposto , tramite leggi recepite dagli ordinamenti nazionali, il pareggio di bilancio e la negoziazione a livello Comunitario di ogni eventuale sforamento  (max 3% sul debito). Dove siamo oggi ai tempi del Covid19: essendo un problema comune, tutti i paesi EU hanno convenuto che le spese relative alla gestione della pandemia potessero andare in deroga al patto di stabilità. Tutto bene allora? Sì e no. L’Europa è divisa in due: ci sono i Paesi del Nord (Germania, Olanda, Scandinavi…) autodefinitisi i frugali , che hanno bilanci nazionali in largo positivo e dunque pescando da sotto il materasso (c’è un motivo perché uso questa espressione ma non è il momento di dettagliare troppo) e loro sì che possono spendere come Draghi insegna (quanto basta!). E poi ci sono i Paesi del Sud (Italia, Francia, Spagna, Grecia, Portogallo, Slovenia…) economie più fragili che i frugali vedono come chi ha vissuto sopra le loro possibilità (e forse, siamo onesti, per qualcuno/qualcosa ci potrebbe anche stare); ma questi non hanno pingui risparmi da cui attingere.

L’Europa della politica ieri ha riunito i capi di stato e di governo che dovevano trovare un compromesso nella contrapposizione Nord c/o Sud. Le posizioni: il Sud spinge per l’ emissione di titoli Eu (CoronaBond) irredimibili (perpetui di cui si può incassare solo una cedola), acquistabili della BCE condividendo così lo sforzo finanziario.  Il Nord: si a nuovo debito però che va sommato senza nessuna distinzione a quello precedente accumulato da ciascun Paese; se serve, si utilizzi pure il fondo salva-stati mes (che, vale la pena di ricordarlo, concede aiuti a condizioni molto severe ed a patto di un arretramento nella sovranità nazionale di chi chiede sostegno. Ieri Nord e Sud non si sono accordati; un nuovo incontro è fissato per aprile. Non è stato un pareggio: essendo materia che scotta, anche solo dieci giorni di rinvio sono una mano della partita vinta da chi non vuole cambiare nè opinione nè tanto meno procedure.

Fa bene il fronte Sud ad insistere sulla propria posizione; ma spero che stia anche preparando un piano B; accettare le condizioni del fronte Nord sarebbe una condanna alla subalternità irredimibile per almeno una generazione. Ed è un peccato perché sul lungo termine sarebbe una perdita per tutti anche per quelli del Nord che già oggi hanno goduto di benefici pompati dal lato Sud e che ne avrebbero ancora di più grandi in futuro se è vero che dovremo ripensare l’intera filiera della manifattura mondiale. L’Italia è un grande Paese ed anche oggi non vorrei essere da nessuna altra parte; abbiamo risorse che non abbiamo ancora nemmeno censite; sarà dura ma ce la faremo.

Statemi in salute

Massimo D’Onofrio

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