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CORONAVIRUS. IL PRESIDENTE UCID GALLETTI: “POLITICHE AMBIENTALI PER LA RIPRESA”

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«Stiamo parlando troppo del ‘dopo’, invece dovremmo concentrarci sul ‘durante’. Dobbiamo gestire bene questa fase di transizione che ha tanti pericoli che vediamo già oggi: una grande crisi di liquidità delle aziende, un tasso di disoccupazione in crescita, famiglie in difficoltà. Le diseguaglianze che si sono accentuate negli ultimi anni sicuramente oggi mostrano tutti i loro effetti». Sono le preoccupazioni di Gian Luca Galletti, presidente dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (Ucid) e ministro dell’Ambiente nei governi Renzi e Gentiloni. Che chiede un maggior sostegno al Terzo settore, alle aziende che puntano sul capitale umano e sull’economia circolare. No a condoni fiscali e sì invece alla regolarizzazione dei lavoratori immigrati.

Presidente Galletti da dove cominciare?
Da cosa non ha funzionato negli ultimi anni. Non c’è dubbio che quel tipo di capitalismo, turbocapitalismo, ha creato una situazione che anche senza il coronavirus, nel medio periodo sarebbe stata insostenibile. Un sistema sociale come il nostro non può reggere un livello di diseguaglianze al quale eravamo arrivati, un consumo di risorse come quello che facevamo. Oggi dobbiamo chiederci quale è il modello nuovo ma prima dobbiamo gestire la fase del ‘durante’.

E come?
Dobbiamo aiutare i più deboli con un sistema solidaristico molto forte, sostenendo il Terzo settore, che a sua volta sostiene le famiglie. Mi sembra invece che il governo si stia rivolgendo molto all’aiuto diretto saltando tutto il sistema del Terzo settore. È un errore.

E le aziende come aiutarle?
Vanno aiutate con meno tasse, con una finanza innovativa, con la possibilità di entrare nel capitale sociale per sostenere la crescita nel medio periodo, non certo indebitandole di più. Nel lungo periodo vedo un sistema economi- co diverso, basato molto sui principi della Dottrina sociale della Chiesa. Vioè salvaguardando il capitale umano delle nostre aziende e delle filiere alle quali si riferiscono. Dove un’azienda può evitare la cassa integrazione deve evitarla. Dove può pagare i propri fornitori di filiera deve pagarli, assicurando così i diritti dei lavoratori di altre aziende. Ma non solo perchè è un principio etico importante, ma anche perchè è a vantaggio dell’impresa stessa. Il capitale umano è il vero valore delle aziende.

Questo vuol dire anche una maggiore tutela dei diritti. Dal giusto salario alla sicurezza sul lavoro. A maggior ragione ora in una fase di crisi.
I diritti dei lavoratori vengono prima dei profitti dell’azienda. E nell’interesse dell’azienda stessa. Oggi investire in sicurezza per la ripresa e garantire i diritti vuole dire aumentare di valore l’azienda perchè le diamo una prospettiva, un futuro.

Il rispetto dei diritti e della legalità sono l’arma migliore contro chi invece vorrebbe approfittare di questa fase. Ma ci sono politici che riparlano di condoni, dicendo che le norme sono troppo severe.
Proposte completamente inopportune. Gli imprenditori seri non chiedono condoni perchè le tasse le hanno sempre pagate. Chiedono meno burocrazia non perchè vogliono rubare, ma per essere più competitivi con gli altri Paesi. Bisogna fidarsi degli imprenditori onesti. Non è vero che l’’imprenditore italiano se può ruba. No, se può fa bene. E abbiamo dimostrato di farlo meglio dei competitor mondiali.

Per quanto riguarda i diritti, ci sono tanti lavoratori immigrati che ne sono privi. Si chiede una loro regolarizzazione.
È una buona occasione per farlo. Dobbiamo accelerare il processo di regolarizzazione perchè non solo il mondo agricolo, ma tante imprese, come nel Nord-Est, hanno bisogno di questi lavoratori. Non farlo sarebbe darsi la zappa sui piedi. Ed è anche un modo per toglierli dalla povertà e dall’illegalità. Oggi non è il momento della strumentalizzazione politica.

Sostenibilità umana e sostenibilità ambientale, strettamente legate come ci ricorda sempre papa Francesco. È possibile anche oggi? C’è anche su questo chi vorrebbe bloccare alcune norme.
Sarebbe un grave errore. Anche da un punto di vista economico. Ho passato quattro anni al ministero a spiegare agli imprenditori come le politiche ambientali possono far bene alla competitività. Se ho un’azienda che fa economia circolare all’interno del proprio processo produttivo sta meglio sul mercato di quella che non lo fa. Perche risparmia risorse, usa prodotti riciclabili che non sono un costo ma un ricavo. Se uso energia rinnovabile vendo meglio i miei prodotti perchè il mercato riconosce quel valore aggiunto che c’è nella mia produzione. Tutto questo non lo dobbiamo dimenticare altrimenti non usciremo dalla crisi perchè non avremo imprese capaci di stare sul mercato. La politica lo deve capire e incentivare da adesso, non da domani, tutte le politiche ambientali che vanno in questa direzione. Non si faccia l’errore di mettere la ripresa contro le politiche ambientali, non si dica che la rallentano. Sono invece un motore per accelerarla.

C’è qualcosa che il governo dovrebbe fare e che ancora non ha realizzato per una vera ripresa?
Vedo un pericolo: lo Stato che torna ad occuparsi di tutto. La sussidiarità funzionava e deve tornare a funzionare. Il privato ha funzionato anche là dove si occupava di sociale e deve continuare a farlo. Le aziende non vanno statalizzate ma va dato all’imprenditore la possibilità di fare impresa. E serve una politica di investimenti pubblici immediata, nazionale, regionale e comunale. Penso a opere pubbliche, manutenzione delle città e delle strade, scuole, difesa idrogeologica. Vorrei vedere le nostre città nuovamente piene di gente ma anche di cantieri.

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