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UNIONE EUROPEA. UN PROGETTO DA COMPLETARE

Prosegue il ciclo di incontri sull’Unione Europea, in collaborazione con FUCI Padova

UNIONE EUROPEA. UN PROGETTO DA COMPLETARE

 Mercoledì 8 maggio 2024 – ore 18.15

Centro Universitario Zabarella, Via Zabarella 82 (PD)

Dialogo con il Prof. ANTONIO VARSORI, Storico delle Relazioni Internazionali, professore emerito dell’Università di Padova, docente presso la LUISS

Introduce: MASSIMO D’ONOFRIO, Presidente UCID Padova

INCONTRO APERTO AL PUBBLICO

«l’Europa sarà forgiata dalle sue crisi e sarà la somma delle soluzioni trovate per risolvere tali crisi»

Jean Monnet – Memoires

 

COMUNICATO STAMPA

Padova, 4 maggio 2024. Prosegue il ciclo di incontri sull’Europa come comunità solidale in vista delle oramai prossime elezioni al Parlamento Europeo in programma sabato 8 e domenica 9 giugno. Il tema del prossimo incontro, anche questo organizzato in collaborazione con Federazione Universitaria Cattolica Italiana Padova, è UNIONE EUROPEA. UN PROGETTO DA COMPLETARE e si terrà mercoledì 8 maggio al Centro Universitario Zabarella di Padova (Via Zabarella 82), alle ore 18.15. L’incontro è libero ed aperto a chiunque desideri approcciarsi con maggior informazione al voto per le europee.

«Ci stiamo preparando per elezioni importanti per il futuro dell’Europa e dei singoli Paesi – commenta il Presidente UCID Padova Massimo D’Onofrio –. Nel mondo che si va polarizzando – USA contrapposto all’asse Cina-Asia – l’Europa rischia di ritrovarsi ‘vaso di coccio’ fra competitors di ferro. Abbiamo bisogno di comprendere lo sviluppo dell’Unione Europea in uno scenario storico nel quale evidentemente non sono stati colti i segnali. Ripercorreremo le tappe salienti del percorso svolto sino ad ora dall’Istituzione nel tentativo di capire come mai un progetto tanto ambizioso non sia ancora riuscito ad arrivare ad una integrazione politica della quale oggi sentiamo il bisogno. Il razionale: se è pur vero che la storia non si ripete, qualche insegnamento dovremmo recuperarlo per guardare al domani.»

«Guardiamo all’Europa tra il fallimento del nuovo ordine internazionale e un (dis)ordine internazionale – anticipa
il Relatore dell’Incontro Prof. Antonio Varsori, Storico delle Relazioni Internazionali professore emerito dell’Università di Padova e attualmente docente presso la LUISS –. L’Europa tra gli anni Ottanta e gli anni
Novanta è mutata radicalmente grazie ad alcuni elementi – quali il Trattato di Maastricht, la moneta unica, la
globalizzazione – poi ci siamo trovati dinanzi all’11 settembre 2001 che ha cambiato il mondo intero. In questo
scenario il mondo occidentale ha scoperto che i suoi valori non erano comuni a tutti. Ma come Unione Europea si
è continuato a pensare che l’unico assetto internazionale valido possibile fosse quello occidentale, per quanto declinato in due formule diverse, quella europea e quella americana. Non ci si è resi conto che c’erano elementi di contraddizione all’interno dello stesso modello europeo: nella percezione di molti europei l’Unione Europea era troppo neoliberista e troppo legata appunto alla globalizzazione, da qui il fallimento del trattato costituzionale. Con la crisi del 2008 si è compreso come la globalizzazione avesse “vincitori” e “vinti”. Nel frattempo, il mondo stava cambiando e si stavano affacciando altri paesi sullo scenario internazionale, i cosiddetti “Brics”, erroneamente considerati paesi emergenti dal punto di vista economico, i quali, in realtà, erano più propriamente paesi “ri-emergenti”: Russia, Cina, India, paesi che avevano una loro storia di grandi attori internazionali e loro valori non sempre affini a quelli occidentali. In questo mutato scenario l’Europa non ha considerato come l’emergere di questi paesi non fosse più solamente di ordine economico ma che la questione si spostava sul fronte ideologico e dei rapporti internazionali. Non siamo stati in grado di reagire né di trovare soluzioni. O meglio, abbiamo trovato soluzioni “parziali” certamente efficaci, come nel caso della pandemia, ma concentrate verso l’interno dell’Unione stessa. Ecco, quindi che siamo stati colti in una sorta di immobilismo che veniva da una storia che si era convinti sarebbe rimasta immutata, mentre la situazione internazionale era già pericolosamente cambiata.»

 

 

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