A confronto due voci diverse: una giovane e brillante consulente nel settore delle risorse umane e un professionista che ha alle spalle un’esperienza venticinquennale e che oggi è presidente di Aidp Veneto – Associazione italiana direttori personale. Il dibatto con Daniela Bottega e Giovanni Giuriato, proposto da Ucid Padova lo scorso 20 novembre, si è rivelato particolarmente ricco di stimoli, anche per la differenza di prospettive e di sguardi offerti da due relatori.
Pur riconoscendo i molti vantaggi portati dalle nuove tecnologie, Bottega non è una “fan” incondizionata del digitale: la giovane consulente ha ribadito la centralità della persona, ricordando come il fattore umano sia e resti più importante della dotazione tecnologica anche all’interno dell’azienda: «Spesso startup che hanno progetti sulla carta molto forti naufragano in breve tempo proprio perché il team non funziona. Molte imprese venete vivono una difficoltà nel passaggio generazionale perché le seconde o terze generazioni – pur magari preparatissime e con un percorso di studi d’eccellenza – non riescono a costruire un rapporto con i dipendenti dell’azienda di cui ereditano il timone e faticano a farsi seguire nelle loro idee…».
Anche Giuriato ha messo in guardia da alcuni problemi collegati alle nuove tecnologie: dal rischio di “essere travolti da questa dimensione” che può diventare totalizzante allo stress generato dall’iperconnessione e dal fatto che spesso il lavoratore è chiamato ad essere sempre reperibile. I rapidissimi progressi registrati negli ultimi anni – ha spiegato poi il direttore del personale – rendono necessaria una formazione continua, un impegno di cui deve farsi carico in massima parte l’azienda. «Il vecchio modello – ha aggiunto – che distingue la vita in tre distinti blocchi, il periodo della formazione, il periodo più lungo del lavoro e l’età della pensione, non funziona più: la scuola è chiamata a proporre un sistema di alternanza con il mondo del lavoro, il lavoratore non può rinunciare alla formazione se non a rischio di rimanere escluso e anche il periodo della pensione non può essere occupato solo dalle attività di svago». Fra le criticità segnalate da Giuriato, e approfondite dal successivo dibattito, anche il fatto che difficilmente le imprese scelgono di investire nella formazione della persona, preferendo puntare su una formazione specialistica che produce risultati misurabili nel breve periodo.
Di grande interesse anche l’intervento conclusivo di don Marco Cagol: il consulente ecclesiastico ha preso le mosse dal pensiero espresso da papa Francesco nell’enciclica Laudato Sii, che mette in guardia dal paradigma della tecnoscienza che – priva di limiti, specie in una società globalizzata come quella in cui ci troviamo a vivere – rischia di schiacciare la persona e diventare esclusivamente strumento di esercizio di un potere basato sul dominio.