«Ogni realtà ed attività umana, se vissuta nell’orizzonte di un’etica adeguata, cioè nel rispetto della dignità umana ed orientandosi al bene comune, è positiva. Questo vale per tutte le istituzioni a cui dà vita la socialità umana ed anche per i mercati, ad ogni livello, compresi quelli finanziari».
OECONOMICAE ET PECUNIARIAE QUAESTIONES
Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario
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Da alcuni anni il MEIC, Movimento Laureati di Azione Cattolica fondato nel 1932 da Igino Righetti e Giovanni Battista Montini, organizza momenti di riflessione su come costruire comunità, con competenze nel campo delle discipline umanistiche e nella formazione spirituale, affronta i temi dell’etica e della responsabilità sociale verso gli altri, si interroga sul ruolo dei cristiani nella società a cui appartengono.
In collaborazione con l’UCID, organizza l’incontro in programma domenica 9 dicembre all’Auditorium Antonianum (ore 10.00), sul tema “Per un’etica della finanza e dell’economia in una società a disuguaglianze crescenti” che vedrà come relatore il Professor Alberto Lanzavecchia dell’Università di Padova.
«Se sono stati fatti passi in avanti nel rendere il consumatore eticamente responsabile, attento al commercio equo, al biologico, ai diritti dei lavoratori, non altrettanto è stato fatto nell’ambito finanziario – anticipa Alberto Lanzavecchia -. Sembra che non vi sia consapevolezza del fatto che la nostra scelta su come e dove investire i risparmi possa determinare le disuguaglianze e lo sfruttamento ambientale e dei lavoratori. Il denaro di per se non è “cattivo”: è l’uomo che decide cosa fare dello strumento. È necessario costruire un risparmiatore ed un investitore eticamente responsabile come in questi ultimi 20 anni si è costruito un cittadino responsabile, perché anche le nostre scelte finanziarie determinano il mondo in cui viviamo.»
In questo scenario ci si chiede se il vero problema sia il denaro, da considerarsi negativo di per se stesso, o se la questione sia legata ad un utilizzo non adeguatamente informato da parte dei cittadini risparmiatori e investitori.
«La prima idea non sussiste – ribadisce Lanzavecchia – Non è il denaro cattivo in se; il denaro è neutro. Se invece è la scatola chiusa dei mercati finanziari che noi non conosciamo e in buona fede “non capiamo”, andrebbe aperto il ‘Vaso di Pandora’: pochi di noi si domandano cosa la banca ne faccia dei nostri soldi e allo stesso modo nessuno si pone il quesito su cosa potremmo fare noi scegliendo di investire in un fondo anziché in un altro. E qui c’è un vuoto di conoscenza, seppure in buona fede.
È necessario uno sforzo comunicativo come per il biologico – prosegue Alberto Lanzavecchia –. Dobbiamo capire che se la finanza sta influenzando le nostre vite e le disuguaglianze di reddito, siamo parte anche noi in causa di questo processo perché non siamo attenti nelle nostre scelte finanziarie delegando altri che faranno il loro interesse. È necessario il medesimo richiamo alla consapevolezza del “consumatore responsabile” che anche il risparmiatore e il finanziatore debbono avere, perché le nostre scelte di dove appoggiare il conto e dove investire hanno conseguenze nella vita reale di tutti i giorni. In questo sto parafrasando la dottrina sociale della Chiesa: un richiamo alla parte sui risparmi e sugli investimenti, perché le nostre scelte determinano il mondo in cui viviamo».
La “UCID – UNIONE CRISTIANA IMPRENDITORI DIRIGENTI – SEZIONE DI PADOVA” è un’Associazione privata di fedeli, regolata dalle norme del Codice di Diritto Canonico, dalle norme di legge e dallo Statuto. Ad essa aderiscono Cristiani che siano Imprenditori, Dirigenti e Professionisti, organizzati come Federazione di SEZIONI aderenti alla “UCID – UNIONE CRISTIANA IMPRENDITORI DIRIGENTI”, formalmente costituite.
L’Associazione aderisce attraverso il rispettivo GRUPPO INTERREGIONALE alla “UCID – UNIONE CRISTIANA IMPRENDITORI DIRIGENTI – FEDERAZIONE NAZIONALE”, costituita il 31 gennaio 1947 e retta attualmente dallo statuto approvato dall’assemblea del 18 giugno 2002; si riconosce nei suoi fini e si impegna a promuoverne la realizzazione per quanto di sua competenza nell’ambito di una sua autonomia di iniziativa, e a rispettare tutte le norme dello statuto e sue successive modifiche approvate a norma dì legge e di statuto. Tra le sue finalità: la formazione cristiana dei suoi iscritti e lo sviluppo di una alta moralità professionale alla luce dei principi cristiani e della morale cattolica; la conoscenza, l’attuazione e la diffusione della dottrina Sociale della Chiesa; lo studio e l’attuazione di iniziative volte a conformare le opere ed attività degli iscritti ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa e ad assicurare un’efficace ed equa collaborazione fra i soggetti dell’impresa, ponendo la persona al centro dell’attività economica, favorendo la solidarietà contro ogni discriminazione e sviluppando la sussidiarietà; la testimonianza cristiana dei Soci con le loro opere nelle imprese, nelle organizzazioni, nel contesto sociale.
Il MEIC è Movimento, composto da gruppi di uomini e donne di ogni età, che operano nelle chiese locali e che si organizzano su un piano diocesano, regionale e nazionale e che si riconoscono protagonisti e destinatari dell’impegno formativo e culturale. Il MEIC appartiene alla famiglia dell’Azione Cattolica Italiana, ne riconosce i principi e le norme e, in ordine alla sua specifica finalità, opera con autonomia di iniziativa. Continuando la grande tradizione del Movimento Laureati di ACI, il MEIC ne è memoria operosa e creativa. Ogni gruppo del MEIC si modella in aderenza alla situazione della città e della Chiesa locale in cui opera, e ciò è tratto distintivo dell’articolazione del Movimento. Alcune dimensioni qualificano tuttavia la presenza del MEIC e innervano ogni concreta realtà di gruppo. Esse sono: La formazione teologica, biblica e spirituale dei propri aderenti, che educhi a vivere secondo lo spirito nella realtà secolare, a favorire la comprensione del mistero cristiano, a suscitare l’accoglienza di tutte le persone che cercano una crescita nella fede adeguata alle esigenze della loro cultura e professione ed incarnata nella loro vita personale e famigliare.
La ricerca e l’elaborazione culturale e politica che promuova una coscienza critica sul territorio, con lo studio convergente di molteplici competenze scientifiche e professionali.
L’animazione della cultura all’interno della pastorale della Chiesa, in collaborazione con altre aggregazioni laicali.
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