UN TERZO GRANDE POLO BANCARIO ITALIANO?
Giovanni Scanagatta*
Si sta discutendo molto sulla nascita di un terzo grande polo bancario italiano, accanto a Unicredit e Banca Intesa San Paolo. Per un terzo polo, si parla dell’acquisizione o del controllo da parte di Monte dei Paschi di Siena di Mediobanca che detiene una quota significativa di Assicurazioni Generali. Naturalmente, Mediobanca cerca di resistere contro questa operazione con vari mezzi, tra cui la possibile acquisizione della banca in seno a Generali e la contestazione del rapporto di scambio (OPS) tra azioni Mediobanca e azioni MPS. Si tratta certo di una operazione che stupisce, ricordando che Mediobanca ha sempre rappresentato il salotto buono della finanza italiana. In questo contesto, va considerato anche il ruolo futuro di Milano come capitale economica italiana, alla luce dei recenti problemi di Milano riguardanti il suo sviluppo immobiliare: villaggio olimpico, stazione centrale, san Siro e coì via. Quale idea abbiamo del ruolo futuro di Milano sul piano nazionale e internazionale?
Ma andiamo con ordine restando sul tema.
- Premessa
La notizia di un possibile interesse di Monte dei Paschi di Siena (MPS) per Mediobanca ha sicuramente colto molti di sorpresa, soprattutto considerando la storia recente di MPS, spesso associata a difficoltà finanziarie, interventi pubblici e ristrutturazioni. Tuttavia, per comprendere meglio il contesto, è importante distinguere tra percezione pubblica e realtà finanziaria e strategica attuale.
Ecco i punti chiave per spiegare come e perché MPS potrebbe “comprare” o puntare a una fusione con Mediobanca:
MPS non è più la banca fallimentare del passato
- Dopo il salvataggio pubblico del 2017, in cui lo Stato italiano è diventato azionista di maggioranza (oggi detiene circa il 39%), MPS ha attraversato un processo di risanamento.
- Negli ultimi anni, ha chiuso i bilanci in utile, ha migliorato la qualità del credito (riducendo le sofferenze) e ha abbattuto costi con operazioni di efficientamento.
- Anche le agenzie di rating hanno aggiornato i giudizi in positivo.
- Ma che tipo di operazione si tratta?
Non si parla necessariamente di “acquisizione classica”
È più probabile che si tratti di un’operazione di fusione o aggregazione tra pari, magari con una regia pubblica/politica, che coinvolga anche altri attori.
Il Tesoro italiano potrebbe usare la quota pubblica in MPS come leva per creare un polo bancario nazionale.
In questo scenario, MPS potrebbe diventare una “piattaforma” per aggregare altri istituti.
- Mediobanca è un obiettivo strategico
Mediobanca ha partecipazioni importanti (es. Generali), influenza su Piazze Affari e un business ben diversificato tra wealth management, corporate & investment banking.
Avere il controllo (o anche solo una forte alleanza) con Mediobanca vuol dire avere accesso a leve finanziarie e politiche significative nel sistema economico italiano.
- La mano pubblica e il “progetto sistema”
Da tempo si parla della volontà dello Stato italiano di creare un terzo polo bancario per affiancare Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Un’aggregazione tra MPS e un’altra realtà (come Mediobanca o Banco BPM) potrebbe essere parte di questa strategia.
Operazioni di questo tipo possono essere indirizzate o facilitate dal MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), anche per valorizzare la partecipazione pubblica e poi uscire dal capitale MPS.
- Le risorse ci sono?
MPS da sola non ha la forza finanziaria per lanciare un’OPA (offerta di pubblico acquisto) su Mediobanca.
Tuttavia, con alleanze strategiche (con fondi, banche d’affari o altri soggetti come Cassa Depositi e Prestiti), o tramite fusione per scambio di azioni, si può realizzare un’operazione di integrazione.
È anche possibile che si stia valutando una partecipazione incrociata o accordi di governance, non una vera e propria acquisizione.
La reazione scettica del mercato ( calo del titolo MPS alla notizia) riflette le perplessità su chi comanda chi, e se ci sia coerenza industriale e strategica. Ma dal punto di vista della logica politica e finanziaria (non solo bancaria), un’operazione simile potrebbe rientrare in una logica di sistema per rafforzare la finanza italiana.
- Sviluppi recenti
La Banca centrale europea (BCE) ha autorizzato MPS a presentare un’offerta su Mediobanca, anche per acquisire una partecipazione fino al 50%, o addirittura una quota di controllo in modo “de facto”.
L’offerta è totalmente in azioni (OPS): 2,533 azioni MPS per ogni azione Mediobanca (equivalente a una valutazione di circa 14,6 miliardi di euro.
Mediobanca ha contestato il valore: secondo i suoi advisor, il fair value si aggira su 3,71 azioni MPS per azione Mediobanca, circa il 32% in più rispetto all’offerta (per un valore di circa 20 miliardi di euro).
Mediobanca definisce l’operazione “non razionale” e potenzialmente distruttiva di valore per il proprio modello di business . In risposta, ha presentato un’alternativa strategia focalizzata su Banca Generali, e si è impegnata a un piano di ritorno agli azionisti da 5,7 miliardi di euro in tre anni.
MPS punta a ottenere almeno il 35 % del capitale Mediobanca, soglia sufficiente a esercitare influenza dominante senza necessità del 66 %.
Lo Stato italiano ha ancora una partecipazione diretta (circa il 12%) in MPS.
Il governo e forti istituzioni (famiglie Delfin/Del Vecchio e Caltagirone) appoggiano MPS come parte della strategia per creare un “terzo polo” bancario nazionale, dopo Intesa e UniCredit.
Esistono indagini in corso su alcuni passaggi, tra cui la vendita del 15 % di MPS e il ruolo della BCE nella gestione dell’OPS.
L’offerta è partita ufficialmente il 14 luglio e resterà aperta fino all’8 settembre.
Se MPS raggiungerà il 35–50 % del capitale, potrà presentare alla BCE un piano di integrazione industriale entro sei mesi.
- Sintesi finale
7.1 La BCE ha approvato la manovra, MPS ha lanciato l’offerta di scambio azionario (OPS).
7.2 Mediobanca la ha rigettata come sottostimata e strategicamente rischiosa, difendendosi con alternative.
7.3 MPS punta al controllo “de facto” con una quota del 35 %.
7.4 L’operazione è parte di un piano politico e di consolidamento del sistema bancario italiano, ma non mancano i rischi legali, regolamentari e di governance.
*Professore di Politica economica e monetaria all’Università di Roma “La Sapienza”.