UCID Roma al Meeting di Rimini – Venerdì 22 agosto 2025

UCID Roma al Meeting di Rimini – Venerdì 22 agosto 2025

Con #La Partita del Futuro UCID Roma fa un invito ad ascoltare, accogliere e indagare con sguardo attento, la visione della città da parte di chi la vivrà negli anni venturi. Un’occasione per interrogarsi — ed interrogare la città — su come la Capitale possa essere vissuta, gestita e percepita come Bene Comune.

Non solo stimolando i giovani a progettare attivamente il futuro della loro città, ma anche promuovendo una staffetta generazionale, capace di unire l’energia delle nuove generazioni con l’esperienza e il senso di responsabilità delle generazioni adulte, in un’alleanza intergenerazionale orientata al prendersi cura reciproco, alla crescita spirituale dell’umanità che si ritrova nella città eterna, al processo di sviluppo urbano sostenibile ed al passo con i tempi di Roma.

Un progetto che prende ispirazione a partire dal Giubileo della Speranza, di cui è stato tappa lo scorso 2 aprile. Al Meeting di Rimini, il 22 agosto, ne darà la testimonianza la Consigliera Professoressa Cinzia Rossi.

Buone Vacanze!

Cari Consoci, cari Amici,

con la conclusione di questa prima parte dell’anno desideriamo esprimerVi la nostra gratitudine per il cammino condiviso.

In questi mesi, grazie al Vostro contributo, abbiamo vissuto insieme esperienze significative: momenti di incontro, confronto, crescita e condivisione che hanno dato valore alla nostra vita associativa e rafforzato il legame tra di noi.

Ora arriva il tempo dell’estate, occasione per rallentare un po’, recuperare energie, stare con le persone care e ritrovare l’entusiasmo per i progetti che verranno.

Anche la nostra sezione si prende una pausa: la segreteria resterà chiusa dal 1° al 31 agosto, ma siamo già al lavoro per ripartire a settembre con nuovi progetti e nuove opportunità.

A tutti Voi e alle Vostre famiglie l’augurio di un’estate serena.

Un caro saluto,

Giorgio Gulienetti
Presidente UCID Sezione di Roma

“Un terzo grande polo bancario italiano?” di Giovanni Scanagatta

UN TERZO GRANDE POLO BANCARIO ITALIANO?

Giovanni Scanagatta*

Si sta discutendo molto sulla nascita di un terzo grande polo bancario italiano, accanto a Unicredit e Banca Intesa San Paolo. Per un terzo polo, si parla dell’acquisizione o del controllo da parte di Monte dei Paschi di Siena di Mediobanca che detiene una quota significativa di Assicurazioni Generali. Naturalmente, Mediobanca cerca di resistere contro questa operazione con vari mezzi, tra cui la possibile acquisizione della banca in seno a Generali e la contestazione del rapporto di scambio (OPS) tra azioni Mediobanca e azioni MPS. Si tratta certo di una operazione che stupisce, ricordando che Mediobanca ha sempre rappresentato il salotto buono della finanza italiana. In questo contesto, va considerato anche il ruolo futuro di Milano come capitale economica italiana, alla luce dei recenti problemi di Milano riguardanti il suo sviluppo immobiliare: villaggio olimpico, stazione centrale, san Siro e coì via. Quale idea abbiamo del ruolo futuro di Milano sul piano nazionale e internazionale?

Ma andiamo con ordine restando sul tema.

  1. Premessa

La notizia di un possibile interesse di Monte dei Paschi di Siena (MPS) per Mediobanca ha sicuramente colto molti di sorpresa, soprattutto considerando la storia recente di MPS, spesso associata a difficoltà finanziarie, interventi pubblici e ristrutturazioni. Tuttavia, per comprendere meglio il contesto, è importante distinguere tra percezione pubblica e realtà finanziaria e strategica attuale.

Ecco i punti chiave per spiegare come e perché MPS potrebbe “comprare” o puntare a una fusione con Mediobanca:

MPS non è più la banca fallimentare del passato

  • Dopo il salvataggio pubblico del 2017, in cui lo Stato italiano è diventato azionista di maggioranza (oggi detiene circa il 39%), MPS ha attraversato un processo di risanamento.
  • Negli ultimi anni, ha chiuso i bilanci in utile, ha migliorato la qualità del credito (riducendo le sofferenze) e ha abbattuto costi con operazioni di efficientamento.
  • Anche le agenzie di rating hanno aggiornato i giudizi in positivo.

 

  1. Ma che tipo di operazione si tratta?

Non si parla necessariamente di “acquisizione classica”

È più probabile che si tratti di un’operazione di fusione o aggregazione tra pari, magari con una regia pubblica/politica, che coinvolga anche altri attori.

Il Tesoro italiano potrebbe usare la quota pubblica in MPS come leva per creare un polo bancario nazionale.

In questo scenario, MPS potrebbe diventare una “piattaforma” per aggregare altri istituti.

  1. Mediobanca è un obiettivo strategico

Mediobanca ha partecipazioni importanti (es. Generali), influenza su Piazze Affari e un business ben diversificato tra wealth management, corporate & investment banking.

Avere il controllo (o anche solo una forte alleanza) con Mediobanca vuol dire avere accesso a leve finanziarie e politiche significative nel sistema economico italiano.

 

  1. La mano pubblica e il “progetto sistema”

Da tempo si parla della volontà dello Stato italiano di creare un terzo polo bancario per affiancare Intesa Sanpaolo e UniCredit.

Un’aggregazione tra MPS e un’altra realtà (come Mediobanca o Banco BPM) potrebbe essere parte di questa strategia.

Operazioni di questo tipo possono essere indirizzate o facilitate dal MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), anche per valorizzare la partecipazione pubblica e poi uscire dal capitale MPS.

  1. Le risorse ci sono?

MPS da sola non ha la forza finanziaria per lanciare un’OPA (offerta di pubblico acquisto) su Mediobanca.

Tuttavia, con alleanze strategiche (con fondi, banche d’affari o altri soggetti come Cassa Depositi e Prestiti), o tramite fusione per scambio di azioni, si può realizzare un’operazione di integrazione.

È anche possibile che si stia valutando una partecipazione incrociata o accordi di governance, non una vera e propria acquisizione.

La reazione scettica del mercato ( calo del titolo MPS alla notizia) riflette le perplessità su chi comanda chi, e se ci sia coerenza industriale e strategica. Ma dal punto di vista della logica politica e finanziaria (non solo bancaria), un’operazione simile potrebbe rientrare in una logica di sistema per rafforzare la finanza italiana.

  1. Sviluppi recenti

La Banca centrale europea (BCE) ha autorizzato MPS a presentare un’offerta su Mediobanca, anche per acquisire una partecipazione fino al 50%, o addirittura una quota di controllo in modo “de facto”.

L’offerta è totalmente in azioni (OPS): 2,533 azioni MPS per ogni azione Mediobanca (equivalente a una valutazione di circa 14,6 miliardi di euro.

Mediobanca ha contestato il valore: secondo i suoi advisor, il fair value si aggira su 3,71 azioni MPS per azione Mediobanca, circa il 32% in più rispetto all’offerta (per un valore di circa 20 miliardi di euro).

Mediobanca definisce l’operazione “non razionale” e potenzialmente distruttiva di valore per il proprio modello di business . In risposta, ha presentato un’alternativa strategia focalizzata su Banca Generali, e si è impegnata a un piano di ritorno agli azionisti da 5,7 miliardi di euro in tre anni.

MPS punta a ottenere almeno il 35 % del capitale Mediobanca, soglia sufficiente a esercitare influenza dominante senza necessità del 66 %.

Lo Stato italiano ha ancora una partecipazione diretta (circa il 12%) in MPS.

Il governo e forti istituzioni (famiglie Delfin/Del Vecchio e Caltagirone) appoggiano MPS come parte della strategia per creare un “terzo polo” bancario nazionale, dopo Intesa e UniCredit.

Esistono indagini in corso su alcuni passaggi, tra cui la vendita del 15 % di MPS e il ruolo della BCE nella gestione dell’OPS.

L’offerta è partita ufficialmente il 14 luglio e resterà aperta fino all’8 settembre.

Se MPS raggiungerà il 35–50 % del capitale, potrà presentare alla BCE un piano di integrazione industriale entro sei mesi.

  1. Sintesi finale

7.1 La BCE ha approvato la manovra, MPS ha lanciato l’offerta di scambio azionario (OPS).

7.2 Mediobanca la ha rigettata come sottostimata e strategicamente rischiosa, difendendosi con alternative.

7.3 MPS punta al controllo “de facto” con una quota del 35 %.

7.4 L’operazione è parte di un piano politico e di consolidamento del sistema bancario italiano, ma non mancano i rischi legali, regolamentari e di governance.

       

      *Professore di Politica economica e monetaria all’Università di Roma “La Sapienza”.

      Assemblea ordinaria Soci UCID Roma e Cena Sociale – Lunedì 7 luglio 2025

      Assemblea ordinaria Soci UCID Roma e Cena Sociale – Lunedì 7 luglio 2025

      Lunedì 7 luglio, presso il Circolo degli Esteri di Roma, si è tenuta l’Assemblea dei Soci UCID di Roma, un importante momento di confronto, condivisione e rinnovata coesione attorno ai valori che ci uniscono.

      È stata l’occasione per fare il punto sulle attività svolte e per rinnovare il nostro impegno come imprenditori, dirigenti e professionisti ispirati dalla Dottrina Sociale della Chiesa.

      A seguire, la tradizionale Cena Sociale, che rappresenta da sempre un momento di autentica convivialità, dove l’amicizia e lo spirito associativo trovano piena espressione.

      Un sentito ringraziamento va al Ministro Plenipotenziario Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del MAECI, per la generosa ospitalità nella splendida cornice del Circolo degli Esteri, che ha reso la serata ancora più speciale.

      Desideriamo inoltre ringraziare calorosamente l’onorevole Roberta Angelilli, Vicepresidente e Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lazio, il dottor Francesco Marcolini, Presidente di Lazio Innova, e l’onorevole Massimo Milani, Segretario Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, per la loro presenza e per il continuo sostegno dimostrato in questi anni partecipando attivamente, come relatori, a diversi eventi organizzati da UCID Roma.

      Grazie anche a tutti i Soci e Amici che hanno partecipato con entusiasmo. Insieme continueremo a costruire una rete solida dando concretezza, ogni giorno, ai nostri valori.

       

      “Papa Leone XIV e la Dottrina Sociale della Chiesa per la costruzione del Bene Comune universale” a cura di Giovanni Scanagatta

      PAPA LEONE XIV E LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA PER LA COSTRUZIONE DEL BENE COMUNE UNIVERSALE

      Giovanni Scanagatta*

      Introduzione

      L’elezione di Papa Leone XIV nel maggio 2025 ha suscitato un rinnovato interesse per la Dottrina Sociale della Chiesa, un campo teologico e pastorale che affonda le sue radici nell’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII (1891). Con la scelta del nome, Leone XIV ha voluto riaffermare l’impegno della Chiesa nella promozione della giustizia sociale, della dignità umana e del bene comune universale, rispondendo alle sfide contemporanee poste dalla globalizzazione, dalla digitalizzazione e dalle disuguaglianze crescenti.

      La Dottrina Sociale della Chiesa: Fondamenti e Sviluppi

      La Dottrina Sociale della Chiesa si è evoluta nel tempo, affrontando le questioni sociali emergenti e adattandosi ai cambiamenti storici e culturali. A partire dalla Rerum Novarum, che trattava della condizione dei lavoratori nel contesto della prima rivoluzione industriale, i successivi pontefici hanno approfondito temi come la giustizia sociale, la solidarietà, la sussidiarietà e la destinazione universale dei beni.

      Il Bene Comune Universale: Un Concetto Fondamentale

      Il bene comune universale è un principio centrale nella Dottrina Sociale della Chiesa. Esso si riferisce all’insieme delle condizioni sociali che permettono a ogni individuo e comunità di raggiungere la propria perfezione più pienamente. Papa Leone XIV ha sottolineato che la Chiesa offre il suo patrimonio di Dottrina Sociale per rispondere alle sfide della nuova rivoluzione industriale e degli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro.

      La Destinazione Universale dei Beni: Un Principio Fondamentale

      Un principio fondamentale della Dottrina Sociale è la destinazione universale dei beni. Questo principio afferma che Dio ha destinato la terra e tutto ciò che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e popoli, affinché i beni creati pervengano a tutti con equo criterio, guidati dalla giustizia e accompagnati dalla carità. Papa Leone XIV ha richiamato questo principio, sottolineando che i beni devono essere utilizzati non solo per il profitto individuale, ma per il bene di tutta l’umanità.

      La Famiglia come Fondamento del Bene Comune

      Papa Leone XIV ha anche posto l’accento sul ruolo centrale della famiglia nella costruzione del bene comune. Ha esortato i governanti a riconoscere il valore sociale ed economico della famiglia, sostenendola non come privilegio confessionale, ma come infrastruttura naturale del bene comune. Questo messaggio si inserisce in un contesto più ampio, in cui la Chiesa riafferma la propria differenza come servizio all’uomo, non per imporsi, ma per testimoniare.

      La Dottrina Sociale come Cammino Comune

      Nel suo discorso del 17 maggio 2025 alla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, Papa Leone XIV ha sottolineato che la Dottrina Sociale della Chiesa non è un insieme di verità imposte, ma un cammino comune verso la verità, frutto di ricerca, dialogo e discernimento. Ha evidenziato la necessità di un approccio aperto e corale, capace di rispondere alle sfide contemporanee con impegno, rigore e serenità.

      Conclusione

      Papa Leone XIV ha riaffermato con forza l’impegno della Chiesa nella promozione della giustizia sociale, della dignità umana e del bene comune universale. La sua visione si inserisce in una tradizione che affonda le radici nell’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII e si sviluppa attraverso i successivi insegnamenti dei pontefici. In un mondo segnato da nuove sfide globali e da guerre, la Dottrina Sociale della Chiesa continua a offrire orientamenti per costruire una società più giusta, solidale e orientata al bene di tutti nella pace.

       

       *Professore di Politica economica e monetaria all’Università di Roma “La Sapienza”

      UCID Roma progetto Banca dello Sport – Insieme per il talento di Sofia

      UCID Roma progetto Banca dello Sport – Insieme per il talento di Sofia

      UCID Roma progetto Banca dello Sport – Insieme per il talento di Sofia – Grazie per aver reso possibile un sogno.

      Gentilissimi Soci,

      grazie alla Vostra generosità, la raccolta fondi di Natale 2024 di UCID Roma in favore del progetto Banca dello Sport, ideato dalla Fondazione Banca delle Visite ETS, iniziativa promossa dal Gruppo Giovani dedicata a promuovere e favorire la pratica sportiva nelle periferie allo scopo di contrastare situazioni di fragilità e disagio giovanile, ha raggiunto la somma di 650 euro, permettendoci di sostenere concretamente il sogno di una giovane atleta, nell’ambito dell’iniziativa “Giovani Talenti” di Banca dello Sport.

      S.N. è una ragazza che vive nel quadrante Roma Sud-Est, ama lo sport e ha sempre dimostrato determinazione e talento straordinari, pur nelle difficoltà. Ha già raggiunto ottimi risultati da giovane promessa del tennis qual è.

      Questa estate ha la possibilità di seguire un corso agonistico intensivo di tennis, aggiuntivo alla normale attività. Questo tipo di preparazione ha però costi elevati.

      Grazie al vostro contributo, potremo sostenere il suo corso intensivo di tennis, un’opportunità preziosa per continuare la sua crescita sportiva e alimentare il suo sogno.

      Questo gesto è molto più di una donazione: è un segno tangibile di fiducia, di speranza e di sostegno concreto verso chi ha il talento, ma non sempre le possibilità per coltivarlo.

      Una dimostrazione concreta di quanto la solidarietà possa cambiare il destino di una persona.

      Oggi, grazie a Voi e a Banca dello Sport, non è sola ad inseguire il suo sogno: crediamo in lei e per questo abbiamo deciso di sostenerla insieme per scrivere una pagina di sport che parla di generosità e condivisione.

      Vi siamo profondamente grati per aver accolto e sostenuto questo progetto. Vi terremo aggiornati sui suoi progressi e sulle tappe che percorrerà nel suo cammino sportivo, per continuare a sostenerla magari anche in futuro, così come anche decidere di sostenere altri bambini e ragazzi meritevoli, per una società più sana, solidale e partecipe.

      Grazie per aver creduto nel progetto Banca dello Sport come strumento di crescita e inclusione.

              Giorgio Gulienetti                                                              Saverio D’Addato
      Presidente UCID Sezione di Roma                  Presidente Giovani UCID Sezione di Roma

       

      Convegno “OLTRE LO SCHERMO: DALLA CONNESSIONE VIRTUALE ALL’ADESCAMENTO REALE” – Lunedì 9 giugno 2025

      Convegno “OLTRE LO SCHERMO: DALLA CONNESSIONE VIRTUALE ALL’ADESCAMENTO REALE” – Lunedì 9 giugno 2025

      Lunedì 9 Giugno 2025 ore 17.30 presso la Sala Conferenze del Pontificio Seminario Romano Maggiore, Piazza San Giovanni in Laterano.

      Non si tratta di vietare, ma di proteggere, di educare, di responsabilizzare tutti.”

      Con queste parole si è aperto “Oltre lo Schermo: dalla connessione virtuale all’adescamento reale”, il primo incontro promosso dalla Commissione Innovazione e dal Movimento Donne UCID Roma, nato per affrontare insieme i rischi e le opportunità del digitale.

      Non per demonizzare, ma per costruire soluzioni. Non per censurare, ma per educare, proteggere e responsabilizzare.

      Piattaforme, famiglie, scuole e istituzioni: ognuno ha un ruolo in questo patto etico digitale.

      Grazie a chi ha partecipato con intelligenza, esperienza e cuore.

      Il dialogo è aperto. Il lavoro è appena iniziato.

      Ringraziamo la Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, On. Eugenia Roccella per il messaggio di saluto e, per il prezioso contributo, gli autorevoli relatori: Costanza Andreini, Public Policy Manager Italy & Greece, Meta; Emma Ciccarelli, Consiglio direttivo Forum delle Associazioni Familiari; Ivano Gabrielli, Direttore del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica; Maura Gentili, Dirigente Gabinetto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy e Don Alfredo Tedesco, Direttore Pastorale Giovanile Diocesi di Roma.

      Convegno “ECOSISTEMA LAZIO – ISTITUZIONI E FINANZA A SERVIZIO DELLO SVILUPPO” – Mercoledì 28 maggio 2025

      Convegno “ECOSISTEMA LAZIO – ISTITUZIONI E FINANZA A SERVIZIO DELLO SVILUPPO” – Mercoledì 28 maggio 2025

      Grazie a tutti i Soci e Amici che hanno partecipato al convegno organizzato dal Socio Valerio Rositani, Coordinatore della Commissione Innovazione UCID Roma.

      ECOSISTEMA LAZIO
      ISTITUZIONI E FINANZA A SERVIZIO DELLO SVILUPPO
      Fare squadra per sostenere la crescita delle imprese del territorio

      Mercoledì 28 maggio 2025 ore 17.30

      EUR S.p.A. – Sala Quaroni
      Largo Virgilio Testa, 23 (ingresso Via Ciro il Grande,16)

      Saluti di benvenuto
      Giorgio GULIENETTI, Presidente UCID Roma

      Introduce
      Valerio ROSITANI, Coordinatore Commissione Innovazione UCID Roma

      Apertura
      Roberta ANGELILLI, Vicepresidente e Assessore Sviluppo Economico Regione Lazio

      Intervengono
      Francesco MINOTTI, Amministratore Delegato Mediocredito Centrale
      Francesco MARCOLINI, Presidente Lazio Innova

      Modera
      Marco ITALIANO, Esperto di Relazioni Istituzionali, Video Backlight

       

      “Per una nuova stagione dei rapporti con la Russia” a cura di Giovanni Scanagatta e Stefano Sylos Labini

      PER UNA NUOVA STAGIONE DEI RAPPORTI CON LA RUSSIA

      Giovanni Scanagatta* Stefano Sylos Labini**

      Recentemente, il Commissario europeo per l’Energia, Dan Jorgensen, ha affermato che l’Unione europea non intende riprendere le importazioni di gas russo dopo un potenziale accordo di pace tra Ucraina e Russia. Bruxelles impedirà ai Paesi membri di firmare nuovi contratti di fornitura con Gazprom, cercando al contempo un modo per farli uscire dai contratti esistenti senza dover pagare penali per la violazione degli stessi.

      Nonostante i giudizi molto negativi dell’Unione europea, la Russia è ancora il secondo maggiore fornitore di gas dell’Unione, mentre l’Italia – secondo i dati forniti dall’osservatorio energetico britannico Ember – nel 2024 ha triplicato l’importazione di gas dalla Russia rispetto all’anno precedente, passando da 2,1 a 6,2 miliardi di metri cubi. È stato di gran lunga l’incremento più consistente all’interno dell’Unione europea, dove la crescita ha raggiunto il 18 per cento rispetto al 2023 (da 38 miliardi a 45 miliardi di metri cubi). Inoltre alcuni paesi europei come Ungheria e Slovacchia sono fortemente contrari all’interruzione delle importazioni di gas russo per motivi di costi e di sicurezza energetica.

      L’idea di azzerare le importazioni di gas russo è sorprendente perché siamo convinti che il raggiungimento di un nuovo ordine politico ed economico mondiale non può prescindere da un ristabilimento dei rapporti economici tra l’Unione europea e la Russia. La storia conferma ampiamente questa visione perché quando l’Europa ha provato ad isolare la Russia, la prima a rimetterci è stata l’Europa. Non dimentichiamo poi che l’Italia ha sempre avuto ottimi rapporti economici con la Russia.

      Lo stesso Presidente Trump sembra spingere per un ristabilimento dei rapporti economici tra la Russia e l’Unione europea, con l’obiettivo di creare condizioni favorevoli per una trattativa di pace tra la Russia e l’Ucraina.

      Sul piano economico, l’Unione europea e soprattutto l’Italia, realizzerebbero notevoli risparmi se ripristinassero le importazioni di energia dalla Russia ai livelli esistenti prima della guerra in Ucraina. Nel 2021, l’Unione europea importava dalla Russia circa il 45% del suo consumo di gas. Con l’interruzione delle forniture russe, l’Ue ha dovuto affrontare un aumento dei prezzi del gas e dell’elettricità a causa delle maggiori spese per l’acquisto da altri fornitori. L’Italia è stata particolarmente colpita dal nuovo scenario registrando un’impennata dei prezzi finali dell’energia che ha messo in gravi difficoltà le famiglie e il sistema industriale. Ripristinando gli acquisti di gas russo si potrebbero ridurre significativamente questi costi, accrescendo la competitività delle imprese e il potere d’acquisto delle famiglie.

      Per quanto riguarda la Russia, la sua economia è stata colpita duramente dalla perdita di gran parte del mercato europeo del gas. Attualmente il combustibile di Mosca soddisfa il 19% della domanda europea, in calo di oltre la metà rispetto al periodo precedente alla guerra. Le esportazioni di gas verso l’Europa sono costituite principalmente dal gas naturale liquefatto via mare e dal gas trasportato attraverso la Turchia lungo il gasdotto TurkStream.

      La Turchia importa molto gas russo: ne utilizza una parte in patria ed esporta il resto verso l’Europa sud-orientale. Ankara ha in programma di diventare un importante hub regionale di gas naturale, sia attraverso le importazioni dalla Russia e dall’Asia centrale, sia attraverso l’esplorazione e la produzione locali. Il governo turco ha anche reso pubblici i piani per sostituire sostanzialmente l’Ucraina come via di transito tra i giacimenti di gas russo e i consumatori europei. Per questo Bruxelles, pur volendo liberarsi definitivamente dall’energia russa, non può impedire che la Turchia si trasformi in un hub del gas, con grandi quantitativi provenienti da Mosca.

      In questo quadro, l’Unione europea dovrebbe impegnarsi per favorire i negoziati volti a concludere il disastroso conflitto in Ucraina e dovrebbe riprendere ad acquistare gas e petrolio russo, passo fondamentale per dare sollievo a famiglie e imprese che sono state messe a dura prova dall’aumento dei prezzi dell’energia negli ultimi tre anni. Una tale strategia presuppone un cambio radicale del modo di pensare della classe politica europea che non deve più considerare la Federazione Russa come un pericoloso nemico pronto a far scoppiare nuove guerre bensì come un partner economico e commerciale che può garantire una nuova stagione di pace e di prosperità.

      *Professore di Politica economica e monetaria all’Università di Roma “La Sapienza”

      **Gruppo Moneta Fiscale

       

      “Piccole Imprese e grandi Reti nell’era dell’Intelligenza Artificiale: il modello italiano tra resilienza e innovazione” a cura di Giovanni Scanagatta

      PICCOLE IMPRESE E GRANDI RETI NELL’ERA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: IL MODELLO ITALIANO TRA RESILIENZA E INNOVAZIONE

      Giovanni Scanagatta*

      Nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale (IA), le modalità organizzative e produttive stanno attraversando una trasformazione profonda. In questo contesto, il modello italiano delle piccole imprese collegate in reti flessibili si presenta non solo come un’alternativa al paradigma dominante delle grandi imprese integrate, ma in alcuni casi come un modello potenzialmente più adatto ad affrontare le sfide del nuovo scenario tecnologico.

      1. Il modello italiano: radici e caratteristiche

      Il tessuto imprenditoriale italiano è storicamente composto da una miriade di piccole e medie imprese (PMI), spesso a conduzione familiare, che operano in distretti industriali e reti territoriali. Questo modello ha mostrato nel tempo una straordinaria capacità di adattamento, innovazione incrementale e specializzazione verticale.

      Le reti di imprese italiane si basano su una logica collaborativa: le aziende condividono conoscenza, competenze, commesse e, sempre più spesso, anche tecnologie. Questa struttura decentralizzata permette un alto grado di flessibilità, velocità di risposta ai cambiamenti di mercato e capacità di personalizzazione dei prodotti.

      1. Il confronto con il modello delle grandi imprese integrate

      Il modello delle grandi imprese integrate, tipico di economie come quella tedesca, americana o cinese, si fonda su un’elevata centralizzazione, economie di scala, controllo diretto sull’intera filiera produttiva e investimenti massicci in R&D e infrastrutture.

      Questo modello è particolarmente efficace nei settori ad alta intensità di capitale e nelle industrie tecnologiche, dove le dimensioni permettono di sfruttare al massimo l’automazione, l’intelligenza artificiale e la raccolta su larga scala di dati. Tuttavia, risulta spesso meno agile e meno adattabile in contesti ad alta variabilità o nei mercati di nicchia.

      1. L’IA come leva per le reti di PMI

      L’avvento dell’IA può rappresentare un punto di svolta per le reti di PMI italiane. Ecco alcune potenzialità:

      1. Automazione intelligente su scala ridotta: Grazie all’accessibilità crescente di soluzioni IA as-a-service, anche le PMI possono automatizzare processi, ottimizzare la logistica, prevedere la domanda e migliorare la gestione delle risorse senza dover sostenere investimenti proibitivi.
      2. Personalizzazione e flessibilità: L’IA consente una produzione sempre più su misura. Le PMI, già strutturate per lavorare su commesse personalizzate, possono integrare sistemi IA per analizzare i bisogni dei clienti, adattare i prodotti e rendere più efficiente la produzione just-in-time.
      3. Intelligenza collettiva: Le reti di PMI possono utilizzare piattaforme IA condivise per scambiare dati, coordinare le attività e prendere decisioni in modo più efficiente, trasformando la frammentazione in una risorsa.
      4. Innovazione distribuita: Le tecnologie IA generative (come il design assistito, il machine learning applicato alla progettazione e l’analisi predittiva) possono stimolare l’innovazione diffusa in tutto il network, rafforzando la competitività delle singole imprese e del sistema nel suo complesso.
      5. Riduzione del digital divide: Le policy europee e italiane stanno puntando su programmi di digitalizzazione (come il PNRR), che offrono alle PMI l’accesso a competenze, tecnologie e infrastrutture digitali, riducendo il gap con le grandi imprese.

        4. Criticità e sfide

      Tuttavia, il modello italiano presenta anche vulnerabilità da affrontare:

      • Frammentazione e governance debole: Le reti di PMI spesso mancano di una regia strategica e di strumenti solidi di coordinamento.
      • Capacità di investimento limitata: L’adozione dell’IA richiede competenze e risorse che molte PMI faticano ancora ad acquisire.
      • Formazione e cultura digitale: Il capitale umano deve essere aggiornato, superando il ritardo culturale e formativo in ambito tecnologico.
      1. Conclusioni

      L’era dell’Intelligenza Artificiale non decreta la fine del modello delle piccole imprese: al contrario, lo trasforma in una potenziale risorsa strategica. Se sostenuto da un a politica industriale mirata, investimenti in formazione e infrastrutture digitali, il modello italiano delle piccole imprese in rete può rappresentare una forma avanzata di resilienza e innovazione diffusa.

      In un contesto in cui la personalizzazione, l’agilità e la sostenibilità diventano sempre più centrali, le grandi reti di piccole imprese possono non solo coesistere con le grandi multinazionali integrate, ma anche anticiparne i bisogni, offrendo soluzioni su misura in tempo reale. L’intelligenza artificiale, lungi dall’essere una minaccia per le PMI, può diventare l’elemento catalizzatore di un nuovo Rinascimento industriale italiano.

       *Professore di Politica economica e monetaria all’Università di Roma “La Sapienza”