Meditazione con Mons. Doldi

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“Gesù Cristo è la pienezza della misericordia di Dio”
“Formarsi, ascoltare, ricordare la misericordia che Dio ha per l’umanità”. Comincia da qui la riflessione che monsignor Marco Doldi, Vicario generale della Diocesi di Genova, accompagnato da Don Massimiliano Moretti, assistente spirituale di UCID Genova, ha tenuto presso la sede dell’UCID, Unione Cristiana Imprenditori e Diririgenti, il 3 marzo scorso.
Prima di agire, occorre porre dinanzi a sè, e averli bene nitidi, i principi dai quali l’azione discende. L’Antico Testamento – ricorda monsignor Doldi – conforta l’uomo assicurando che Dio è misericordioso (“eterna è la sua Misericordia” afferma e ribadisce il Salmo 135). Ma è il Nuovo Testamento a dare concretezza e umana sostanza alla misericordia di Dio. “Gesù è il volto della misericordia di Dio – dice monsignor Doldi – ed è nella sua carne che la misericordia di Dio si testimonia. Gesù è la pienezza della misericordia di Dio”.
La riflessione di monsignor Doldi per l’UCID ha toccato e affrontato quattro punti: dalla misura spirituale fino al rapporto tra giustizia e misericordia, così difficile da comprendere “nella prospettiva del mondo”, passando per la misericordia nelle opere di ogni giorno.
“L’uomo religioso ha di Dio un’immagine di forza”, dice monsignor Doldi entrando nel merito del primo punto. Al credente che l’Anno Santo chiama alla verifica e al rinnovamento del proprio percorso spirituale si raccomanda di cercare il vero volto di Dio facendo “memoria della misericordia che Dio ha avuto per tutti gli uomini e per ciascuno”. la religione e la fede sono, dunque, poste su due piani contigui e progressivi. Passare dall’uno all’altro è come scavalcare una discontinuità apparente, oltre la quale si riavvicinano misericordia e onnipotenza: nella misericordia l’uomo di fede scopre il volto inedito di Dio – quello che, secondo la riflessione di San Tommaso d’Aquino (1225-1274), è il suo più vero – e comprende che “l’onnipotenza di Dio, già cercata dall’uomo religioso, è nella sua misericordia”.
la vita dell’uomo di fede è un cammino. Dio ne è il modello. Per questo – indica monsignor Doldi con il suo secondo spunto di meditazione – “per il discepolo l’agire misericordioso di Dio diventa normativo”.
Proprio perchè “prima del fare c’è il cuore”, ci viene chiesto di cominciare a cambiare dall’interno. ciò significa che, se pure l’impegno per la misericordia si estrinseca nelle opere, la cura verso lo spirito precede la cura verso le opere e che non c’è opera di misericordia corporale cui non si riferisca, generandola e dandole consistenza, un atteggiamento dello spirito. “Dar da mangiare agli affamati – spiega monsignor Doldi – è un’opera di misericordia del corpo. Insegnare a chi non sa è l’opera di misericordia dello spirito che le corrisponde”.Quali sono più importanti? Le opere di misericordia del corpo o quelle dello spirito? Può essere che una gerarchia di questo genere, oggi, che pare esserci – al tempo stesso – abbondanza e bisogno di tutto, appaia a tanti un mero esercizio dell’intelletto. Già san Tommaso d’Acquino, d’altra parte, si era dato una risposta: poichè lo spirito è superiore al corpo, le opere di misericordia spirituale sono superiori alle opere di misericordia del corpo. E Sant’Agostino, prima ancora, ovvero nel V secolo, aveva scritto, con meravigliosa sintesi, che “non è giustizia dell’uomo quella che sottrae l’uomo al vero Dio” (De civitate Dei, XIX, 21). “Il corpo – commenta monsignor Doldi – ha richieste che debbono essere soddisfatte con maggiore urgenza. La dimensione dello spirito, però è più profonda”. Così le opere di misericordia che sono rivolte allo spirito agiranno più in profondità e avranno diversa permanenza. Come se fosse un’arte – riprende monsignor Doldi – le opere di misericordia spirituale devono essere esercitate.
“E’ un affresco meraviglioso – aggiunge – contempalere  le opere di misericordia spirituale. Sono le note, le molte note della carità, che non è una virtù monocorde e che, attraverso le opere di misericordia spirituale, viviamo nelle sue forme più alte e più nobili”.
L’Anno Santo, fin dalla bolla d’indizione, propone di riflettere sulla apparente dicotomia tra misericordia e giustizia. Le quali – osserva monsignor Doldi nell’ultimo spunto della sua meditazione – potrebbero anche, da un punto di vista umano e razionale, apparire tra loro in contrasto. Il bene della misericordia, d’altra parte, non cancella il dovere della giustizia. Sulla giustizia si costruisce, come su di un fondamento, del quale si deve essere certi. Eppure la prospettiva che si è invitati ad accogliere, con il Giubileo, è più alta e completa: “anche la giustizia apre alla misericordia. E la misericordia consente alla giustizia di compiersi dando un’altra, un’ulteriore possibilità a chi ha sbagliato”.
Il mondo tende ad essere giustizialista. I mass media tendono ad essere giustizialisti. Il rigore della giustizia e la necessità di pagare il debito con essa, quando si sia nella condizione di doverlo fare, non esimono – invece – dalla richiesta di fare uno sforso più alto. “Il Santo Padre – conclude monsignor Doldi – ci domanda di partecipare alla ricerca sociale della misericordia, perchè dopo venti secoli di Cristianesimo si riesca a dare alla misericordia un volto che sia anche sociale”. E, infine, “se Dio si fermasse alla giustizia, cesserebbe di essere Dio. Sarebbe come tutti gli uomini, che invocano la sola giustizia. La giustizia è data, ma Dio va oltre. Oltre la giustizia. E oltre la giustizia c’è la misericordia.
Si sarà fatto molto – molta strada per tutti – se, per merito dell’Anno Santo, questa riflessione si diffonderà fra i credenti e tra gli “uomini di buona volontà”.

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