Categorized | Attività

«Un nuovo patto tra ragazzi e adulti contro la povertà educativa»

creative-desk-pens-school“Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte, a prenderci le nostre responsabilità, per spezzare il circolo vizioso che lega bambini e ragazzini alle diverse sfaccettature della povertà”. Ha esordito così Rinalda Montani, docente di Pedagogia speciale all’Università di Padova (e referente Unicef della città capoluogo), al convegno “La povertà culturale nei suoi riflessi nell’ambito educativo” che si è tenuto domenica 11 dicembre al centro giovanile dell’Antonianum. L’incontro ha segnato l’inizio di un percorso di collaborazione fra l’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) e il Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) di Padova. “L’ultimo rapporto Unicef sviscera il tema della giusta opportunità per ogni bimbo – ha sottolineato la professoressa – Prendiamoci un impegno, qui e ora: oltre che parlarne facciamo qualcosa di concreto. Come? Anzitutto possiamo contribuire ad elevare il livello di cultura nella nostra città e/o nel nostro Paese. Non esiste dignità se non c’è cultura”.  Montani ha poi portato l’esempio del libro “Pinocchio”, “un’opera che parla di povertà e, al tempo stesso, di riscatto. Ricompriamolo, rileggiamolo. Troveremo degli spunti adatti anche a noi adulti”. “E’ chiaro che la cultura deve trovare nella scuola un terreno fertile. Si tratta di un’agenzia educativa dove i ragazzi hanno la possibilità di costruire sane relazioni interpersonali. Più in generale, bambini e adolescenti hanno necessità di essere accompagnati per mano al bello e alla creatività da educatori che siano in grado a loro volta di tessere delle reti”. Secondo la docente se ciò non accade i ragazzi rischiano giocoforza di andare incontro alla cosiddetta povertà culturale. Cioè ad una “scarsa e inadeguata offerta di servizi e opportunità educative e formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. La conseguenze sono drammatiche: un aumento generalizzato dello svantaggio sociale e, in particolare, del fenomeno dei Neet (Not engaged in education, employment or training), giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. “La soluzione per uscirne è la sottoscrizione di una sorta di patto fra ragazzi e adulti: io, adulto, conto su di te giovane. E viceversa. L’accordo è sorretto da valori quali l’intesa, la fiducia e l’impegno”. “Non dimentichiamo, però, che la pietra scartata ci rimanda ad un’ulteriore riflessione: i poveri e le persone fragili diventano un’opportunità per prendere sempre più consapevolezza delle nostre debolezze. Proprio per questo motivo non possiamo girarci dall’altra parte. Ritorno al punto di partenza: facciamoci carico degli obiettivi di sviluppo sostenibile, compreso la dignità di ogni essere umano, indicati dalle Nazioni Unite”.

Sull’argomento è intervenuto anche don Lorenzo Celi, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale dell’educazione e della scuola. Da parte sua ha sottolineato che “spesso si trovano delle povertà educative negli ambienti economicamente più ricchi. I ragazzi sono incapaci di custodire i loro limiti; finiscono così per cadere prima in un atteggiamento di spavalderia, poi in una noia che richiama l’assenza di passioni finanche al nichilismo. In questo contesto gli educatori, cioè le persone che hanno il compito di condurre fuori (dal latino ex-ducere) le qualità dei giovani, sono tenuti a recuperare il senso del bello e del buono”. “A volte, invece, incontro genitori e insegnanti che sembrano quasi rassegnati. A loro desidero mandare un messaggio: siate dei fari per i vostri ragazzi. Mentre a tutti ricordo che, per noi cristiani, l’educatore più grande dal quale prendere esempio è Gesù Cristo”.

 

 

Comments are closed.