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PA, luogo della massima dignità dei cittadini

“La Pubblica amministrazione è chiamata ad essere il luogo della massima dignità per tutti i cittadini”. L’avvocato Franco Conte, presidente di Codacons Veneto, uno dei soci fondatori di Ucid Venezia – si è espresso così in occasione dell’incontro organizzato dall’Ucid Padova che si è tenuto venerdì 20 gennaio al Centro residenziale Nazareth. Anzitutto, il legale ha fornito alcuni numeri relativi alla Pa in Italia: 3.200.000 i pubblici dipendenti. “In dieci anni abbiamo perso circa il 6,7% del personale – ha spiegato – Il perimetro formato da impiegati e funzionari si sta via via riducendo”. Pietre miliari gli articoli 28 e 97 della Costituzione. Il primo recita testualmente: “I dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti”; mentre il 97 mette chiaramente in luce il concetto di “dignità”: “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”. E poi ancora: “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.

“L’imparzialità acquista dunque un valore fondamentale – ha aggiunto Conte – Altrimenti si scade nel favore, nel do ut des. In teoria tutti devono dunque avere le medesime possibilità di partecipare alle varie selezioni pubbliche, se in possesso dei requisiti richiesti”. Nella pratica, a detta dell’avvocato, “talvolta in Italia vige ancora la logica dello scambio di moneta pur di ottenere un determinato risultato. Si tratta di una cattiva prassi che lede il principio stesso di dignità. In tale contesto il cittadino viene retrocesso a suddito: chiede supplicando, quando in realtà la nostra Carta propugna l’esatto opposto: siamo tutti uguali”. Ecco che “occorre ribaltare questa disfunzione culturale che negli anni si è come incancrenita nei meccanismi della Pa”. Come venirne fuori? “E’ la stessa Costituzione che ci viene in aiuto – risponde Conte – Occorre recuperare il valore della responsabilità dei pubblici dipendenti. Sono tenuti a rispondere dei loro atti. Non solo. Noi cittadini abbiamo il diritto-dovere di essere più rigidi e rigorosi nei loro confronti. E’ pure per questo che quarant’anni fa sono nate le prime associazioni dei consumatori. Il loro cammino non si è esaurito, anzi: tutt’oggi è necessario ricostruire una coscienza critica collettiva. Questa va poi mantenuta sveglia. Ad esempio, nel caso concreto delle banche Popolari un paio di anni fa i soci applaudivano le rispettive dirigenze durante le assemblee. Poi i vertici sono stati spazzati via dagli scandali. E’ chiaro che qualcosa non ha funzionato anche in termini di controllo da parte dei soci”. Chiosa finale sui concorsi pubblici: “E’ vero che alcune selezioni possono avere già nome e cognome. Ma non bisogna rassegnarsi: le graduatorie rimangono aperte tre anni, non si sa mai cosa possa accadere”. Don Lorenzo Celi, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale dell’educazione e della scuola, ha concluso l’incontro sottolineando “il ruolo del funzionario pubblico cristiano. Quale la concezione di potere che sottende? Mi preme ricordare che, di fatto, non esistono le grandi realtà impersonali, ma i singoli soggetti che lavorano nella Pa. Torna ancora una volta il nodo della responsabilità personale. Dignità è anche svolgere la propria mansione di impiegato come servizio verso il cittadino, verso il prossimo”.

 

 

 

 

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