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La persona al centro per tornare a essere competitivi

Ad ascoltare Mario Cortella, imprenditore e vicepresidente dell’Ipa (Intesa programmatica d’area) del Camposampierese, si apre un barlume di speranza. Pur nella consapevolezza che “oggi viviamo in un mondo dove bisogna correre, distruggere, sprecare”. La risposta? “Mettere l’uomo al centro di tutto”. O, come recita il titolo dell’incontro organizzato da Ucid Padova lo scorso 24 febbraio all’Antonianum, dare “Dignità nell’agire economico”. “Quando ero studente universitario sono partito più volte con la mia valigetta alla ricerca di nuovi mercati – ha raccontato con un pizzico di nostalgia – Mi confrontavo con gli altri colleghi in un clima di grande condivisione ed entusiasmo. Adesso, purtroppo, è vero il contrario. Guardiamo solo al nostro piccolo orticello nella logica della massimizzazione dei profitti. Gli altri non esistono”.

In questo periodo, ha proseguito, “si fa tanto parlare di aziende 4.0: i protagonisti sono i robot e la conseguente produzione a catena. Ahinoi, sembra non esserci spazio per l’attività umana. Questo dimostra che abbiamo perso di vista l’obiettivo: saremmo di gran lunga più competitivi se al centro ci fosse la persona. Stiamo producendo in maniera esasperata, salvo poi buttare via tutto. Corriamo come dei pazzi e finiamo solo per creare danni”. Una delle soluzioni è “ripartire con un progetto complessivo nel quale rientrano la buona politica, intesa come servizio a favore della collettività, la stessa società e la salvaguardia dell’ambiente”. Cortella ha poi portato come esempio di buona pratica da imitare l’Ipa di cui è vicepresidente. “Siamo riusciti a mettere insieme undici sindaci del Camposampierese, i sindacati, le scuole, l’Ulss, le associazioni di categoria e le banche. Discutiamo di diverse problematiche inerenti il nostro territorio e studiamo delle misure concrete finalizzate al miglioramento dello stesso. Per esperienza personale posso dire che l’unione fa la forza”. Fra le criticità rilevate dall’imprenditore, “negli anni abbiamo perso il vero valore delle piccole e medie imprese; non siamo stati in grado di dare il giusto ricambio alla nostra generazione. Inoltre il sistema non è più attuale. Consideriamo, ad esempio, la viabilità: quanto tempo passiamo ogni giorno incolonnati in tangenziale? Il Veneto, di fatto, è la più grande rete d’impresa del pianeta. Purtroppo però non riusciamo a gestirla. Per gelosia spesso non conosciamo nemmeno l’attività che insiste a pochi metri dal nostro capannone. E’ dunque necessario un censimento generale delle imprese per attivare nuove opportunità di filiera: conviene a tutti”. Di nuovo ritorna il concetto dell’uomo al centro di tutto. Più precisamente, usando le parole di Cortella, “nel posto che gli compete”. “Anzitutto bisogna recuperare la relazione con le persone: se hai un rapporto dignitoso con i tuoi dipendenti e fornitori i problemi si superano”. Un ulteriore punto focale è che “il sistema Italia sta attingendo solo il 10% dei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea, quando la Germania ne utilizza oltre il 70%. Ciò significa che manca qualsivoglia tipo di progettazione pubblico-privata. E’ come se non sapessimo mettere in moto la macchina dello sviluppo. Questo è il momento opportuno per creare una formazione che vada contro tale cortocircuito. Non possiamo permetterci di buttare quel patrimonio, culturale ed economico, che ci ha resi famosi a livello internazionale. Se continuiamo a vivere alla giornata, senza una visione di ampio respiro, siamo destinati ad andare incontro al degrado sociale”.

 

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