Negli anni che ci separano dal 2050, a fronte di una popolazione mondiale che passerà da 7 a 9 miliardi, la produzione di cibo dovrà crescere più della popolazione, tenendo anche conto che occorre risolvere il problema di circa 800 milioni di persone che oggi soffrono la fame.
Esaminiamo da vicino i principali fattori critici che minacciano la salute ambientale e le possibili risposte ad essi in termini di sostenibilità.
Una delle prime minacce alla salute della terra viene dall’abbattimento delle foreste, che giocano un ruolo chiave nel mitigare i cambiamenti climatici e nell’assicurare la tenuta dell’ecosistema terrestre. Secondo le stime della FAO, la superficie copèrta dalle foreste è attualmente di oltre quattro miliardi di ettari, corrispondenti a circa un terzo delle terre emerse, con un valore medio di 0,6 ettari pro capite. I primi cinque paesi ricchi di foreste (Russia, Brasile, Canada, Stati Uniti, Cina) da soli hanno la metà delle foreste totali. Fino all’ultimo decennio, la pressione dell’uomo sulle foreste, allo scopo di ricavarne terre utili per la coltivazione e l’allevamento, è continuata ad aumentare, causando il degrado dei suoli e, con essi, cambiamenti ambientali e climatici. Solo recentemente la propensione alla deforestazione è diminuita. Secondo la FAO, le foreste nel primo decennio del 2000 hanno fatto segnare una diminuzione medio annua di 5,2 milioni di ettari all’anno, con un calo del 35% rispetto al decennio precedente. Il miglioramento appare però dovuto ai paesi avanzati, mentre nei PVS non si sono registrati segnali di inversione di tendenza.
Un altro elemento delicato e a rischio dell’ecosistema terrestre è l’acqua. Soltanto il 2,5% delle acque sono dolci e più dei due terzi sono imprigionate nei ghiacciai e nelle calotte polari. La domanda globale di acqua è cresciuta notevolmente nel secolo scorso. La Banca Mondiale stima che nel 2050 vi saranno 4 miliardi di persone a corto d’acqua, pari al 45% della popolazione mondiale. Anche la distribuzione della risorsa contribuisce ad accrescere le difficoltà. Attualmente nove paesi controllano il 60% della disponibilità globale di acqua, tra cui Brasile, Canada e Russia.
Un’altra sfida per la salute della terra riguarda la biodiversità. Oggi, secondo la FAO, si contano 2.600 specie di piante, 2.000 specie di pesci, 800 specie di uccelli e altrettanti di mammiferi a rischio, la cui esistenza è minacciata per colpa dell’uomo.
Una delle conseguenze della crescente scarsità di terra coltivabile e acqua dolce è la corsa all’accaparramento di queste due preziosissime risorse in corso da alcuni anni. Ciò avviene spesso cacciando i contadini locali dai piccoli appezzamenti che assicurano il loro sostentamento.
Per fronteggiare la grave situazione del clima sulla terra che è stata illustrata, sono stati firmati diversi protocolli. Il più noto è quello di Kyoto, ma la strada imboccata è lunga e accidentata. Se l’Europa è riuscita a ridurre le emissioni di gas serra, la stessa cosa non può dirsi né per gli Stati Uniti né per la Russia, né soprattutto per i paesi emergenti e, in primis, Cina e India.
Abbiamo poi avuto l’appuntamento cruciale della Conferenza di Parigi dal 30 novembre al 15 dicembre 2015. Ben 195 nazioni che siedono al tavolo della “Convenzione quadro sui cambiamenti climatici” si sono impegnate a trovare un nuovo accordo per diminuire le emissioni di gas serra. A questo accordo hanno partecipato anche i Paesi in via di sviluppo esclusi dal Protocollo di Kyoto, la Cina e gli Stati Uniti. I risultati sono stati certamente positivi, ma bisogna ora vedere quello che succede sul piano applicativo degli impegni.
Sulla problematica della salute della terra, si leva alta la voce di Papa Francesco con l’Enciclica sociale Laudato si’del 2015, sulla cura della casa comune.
Essa è rivolta a tutti gli abitanti della terra, senza alcuna distinzione. Nel punto 5 dell’Enciclica si legge infatti: “ Più di cinquant’anni fa, mentre il mondo vacillava sull’orlo di una crisi nucleare, il santo Papa Giovanni XXIII scrisse un’Enciclica con la quale non si limitò solamente a respingere la guerra, bensì volle trasmettere una proposta di pace. Diresse il suo messaggio Pacem in terris (1963) a tutto il mondo cattolico, ma aggiungeva nonché a tutti gli uomini di buona volontà. Adesso, di fronte al deterioramento globale dell’ambiente, voglio rivolgermi a ogni persona che abita questo pianeta. Nella mia Esortazione Evangelii gaudium, ho scritto ai membri della Chiesa per mobilitare un processo di riforma missionaria ancora da compiere. In questa Enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune”.
Papa Francesco lancia il concetto di ecologia integrale, che riguarda non solo il clima ma tutti gli aspetti dell’uomo e delle sue attività sulla terra, alfine di promuovere uno sviluppo umano integrale. Si tratta di una prospettiva mirabilmente indicata da Benedetto XVI nella Caritas in veritate del 2009.
Nel capitolo quinto della Laudato si’ dedicato ad alcune linee di orientamento e di azione, Papa Francesco afferma che “L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune”. Abbiamo per questo bisogno di un’autentica Autorità politica mondiale, dotata di poteri sanzionatori, che superi la grande debolezza delle attuali istituzioni internazionali: Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), Fondo Monetario Internazionale (FMI), Banca Mondiale (BIRS), Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e così via. Si tratta, in fondo, di un’efficace risposta alla seconda grande sfida a cui si trova di fronte l’umanità all’inizio del terzo millennio e di cui parla il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa del 2004. Sono la comprensione e il governo (governance) delle differenze sul piano storico, culturale, religioso e dei modelli di sviluppo economico e sociale che sono esplose senza alcun controllo con la globalizzazione. Solo una politica superiore può fare questo, superando la perdita di potere degli Stati nazionali per il predominio della dimensione economico-finanziaria a livello globale. “La grandezza politica, afferma Papa Francesco nella Laudato si’, si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine”.