Care amici e consoci,

in un momento così tragico come quello che stiamo vivendo emerge sì la nostra fragilità che la scienza non potrà mai eludere perché a noi connaturata ma anche la grandezza della nostra intelligenza e della nostra volontà che non si piegano alla potenza della malattia ma la combattono con determinazione in un impegno solidale.

La natura non ci è solo madre ma anche matrigna, indifferente alla sorte dell’uomo, come ci ricorda il Leopardi. Non ci è solo amica ma anche ostile, coinvolta com’è anch’essa in quel disordine proprio alla condizione umana che attende la redenzione come nelle doglie del parto. Siamo piccoli e deboli sì ma preziosi agli occhi del Creatore, coscienti che nulla va perduto e che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio.

Quale il bene possibile adesso? Un senso di benevolenza reciproca e di solidarietà, la coscienza di un comune destino di fronte a una prova tanto grande da ridicolizzare i nostri falsi problemi, le nostre ansie esagerate e le nostre speranze mal riposte. Il desiderio non solo di quella salute che siamo tutti, comunque, destinati a perdere ma anche, e soprattutto, di quella salute di cui tutti siamo destinati a godere in eterno.

È bello, in questi giorni, sentire quanti, privati di un’Eucarestia spesso scontata ne hanno adesso una fame autentica e vera che esprime tutto il nostro bisogno di una compagnia fidata e fedele. Il digiuno di quel Pane che rende così estraniato lo scorrere delle nostre settimane si trasformi in gratitudine consapevole per una Presenza che ci attira e ci sazia, se glielo consentiamo.

Dio ci benedica tutti.

Buona quaresima.

Don Maurizio