NEWSLETTER ASSOCIAZIONE SIBC – UCID     
9 APRILE 2020
Le buone pratiche ai tempi del coronavirus.

La newsletter “le buone pratiche ai tempi del coronavirus” è una iniziativa della Associazione di Strategie per il Bene Comune (SIBC) in collaborazione con la UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti), per diffondere le best practices messe in atto dalle imprese italiane in questo momento critico per il Paese.
In questo periodo, infatti, l’impegno di numerose imprese si profonde per salvaguardare quanto possibile la continuità delle attività attraverso lo smart working e la riconversione produttiva, e nel contempo, tutelare la salute e la sicurezza sanitaria dei dipendenti e della comunità, cercando anche di  gestire in modo attivo lo stop produttivo e sostenere la Ricerca.
La newsletter sarà alimentata dai contributi delle imprese e delle Università Italiane, a partire da quelle già coinvolte dalla Associazione di SIBC, con il supporto di altri enti interessati a questa iniziativa, quali le Associazioni imprenditoriali e professionali, oltre a quello congenito della UCID.
In questa prima edizione si evidenzierà il contributo scientifico ed economico del Gruppo Chiesi di Parma, l’ esperienza di smart working realizzata dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, un articolo del Dipartimento di Economia della Università di Genova sulle prospettive future del “lavoro agile” post coronavirus ed un contributo del Prof. Zamagni della Università di Bologna, Presidente della Pontificia Accademia delle scienza sociali ed ex Presidente dell’Agenzia per il terzo settore, sulle “quattro lezioni” del Covid-19.
Buona lettura
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Per segnalare contributi scrivere a [email protected]
Referente per la comunicazione Chiara Calcagno

 

Chiesi Farmaceutici: «Tre milioni di euro per l’emergenza Coronavirus»L’intervista di Fausta Chiesa a Maria Paola Chiesi, direttore Shared Value & Sustainability della B Corp di Parma
Fonte corriere.it

Rientrata in Italia dal Bhutan alla fine di febbraio, appena in tempo poco prima che scoppiasse l’emergenza Coronavirus, Maria Paola Chiesi si è trovata impegnata su due fronti: quello aziendale, perché è nel consiglio di amministrazione dell’azienda farmaceutica di famiglia che ha sede a Parma, uno dei territori più colpiti dall’epidemia, e quello più specifico della responsabilità sociale in qualità di direttore Shared Value & Sustainability. Un impegno particolarmente importante visto che Chiesi Farmaceutici è sia B Corp sia Società Benefit.

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Worklife balance, garantire continuità consapevoli del cambiamentoIntervista al Direttore Human Resources and Organization di IIT, Marco Monga
Fonte iitopentalk.it

Ciao Marco, come state affrontando l’emergenza da Coronavirus in IIT?

Giorno dopo giorno stiamo prendendo “confidenza” con l’emergenza. All’inizio è stato davvero complesso riuscire a prendere decisioni in fretta, con pragmatismo e cautela. Alla fine abbiamo cercato di ridurre per quanto possibile l’accesso agli uffici e nei laboratori, qualche giorno fa per esempio a Morego c’erano circa 60 persone, meno di un decimo di quelle che possiamo vedere abitualmente. L’uso del telelavoro è praticamente universale e per ora l’adrenalina sta aiutando tutti a superare le difficoltà. Uno sforzo comune è quello di mantenere nelle nostre agende, oltre alle attività improcrastinabili, siano esse di supporto alla ricerca che di natura amministrativa, anche qualche task “normale” che ci tenga legati alla realtà di ieri che deve ridiventare la normalità di domani. Per esempio continuiamo a coltivare la comunità degli alumni!

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Smart working: soluzione ad ogni emergenza? Prospettive oltre l’emergenzadi Teresina Torre, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale presso il Dipartimento di Economia, Università degli Studi di Genova.
Fonte impresaprogetto.it

Nella situazione di allarme per la diffusione del coronavirus, che si è venuta a creare nel nostro paese a partire dal mese di febbraio del 2020, una particolare attenzione è stata dedicata ad un tema che abbiamo già avuto modo di esaminare qualche anno fa e che è ora tornato prepotentemente alla ribalta come via privilegiata per consentire alle persone di continuare a lavorare minimizzando al massimo gli spostamenti verso i cd. luoghi di lavoro, essendo la via dell’isolamento considerata l’arma prioritaria per tentare di contenere il diffondersi dell’epidemia. Ad esso hanno fatto riferimento provvedimenti governativi emanati per fronteggiare la situazione; ad esso hanno fatto ricorso (e stanno facendo ricorso o stanno pensando di farvi ricorso) realtà produttive di ogni tipo e dimensione, alleata una narrazione (su media di ogni genere) che prospetta facili e rapide soluzioni e che ne esalta benefici (sicuramente evidenti nella situazione di emergenza) forse troppo semplicisticamente descritti alla portata di tutti.

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La lezione della crisi del Covid – 19di Stefano Zamagni, Professore dell’Università di Bologna, Presidente della Pontificia Accademia delle scienza sociali ed ex Presidente dell’Agenzia per il terzo settore
Fonte politicainsieme.com

Ha scritto Erodoto: “Ta pathemata mathemata”, le sofferenze [quelle serie] insegnano. Cosa ci sta insegnando la terribile crisi che dal 21 febbraio ci sta perseguitando?

Primo. Dobbiamo riconoscerlo: negli ultimi decenni, la cultura, anche quella blasonata, ha di fatto posto in disparte quella virtù cardinale che è la prudenza. Anzi, si è voluto far credere che prudente è il soggetto che teme di prendere decisioni, perché avverso al rischio. Ma la prudenza – l’auriga virtutum secondo l’Aquinate, perché guida tutte le altre virtù – è esattamente il contrario. È piuttosto la virtù del voler guardare lontano per mirare al bene comune. Perché si è atteso fino al 21 febbraio per prendere i primi timidi provvedimenti quando si sapeva da oltre un mese e mezzo che in Cina (e subito dopo in Corea del Sud) il virus andava mietendo vittime? Perché si è fatto credere che la pandemia fosse un caso di cigno nero, cioè un evento imprevedibile, quando invece era stato previsto da almeno tre anni? (Cfr. la dichiarazione di Anthony Fauci, Direttore dell’Istituto Nazionale per le malattie infettive, USA, su Healio, genn. 2017) Perché non si è tenuto conto del fatto, arcinoto, che il tratto iniziale della curva esponenziale che descrive l’andamento temporale dell’infezione è quasi piatto, il che ha indotto a credere che non ci fosse motivo di preoccuparsi più di tanto?

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