Ricorre quest’anno il decimo anniversario della scomparsa di Alberto Falck, avvenuta il 3 novembre 2003.
Alberto Falck, la cui attività era iniziata alla testa delle Acciaierie in anni molto difficili, ha dimostrato che, lontano dalle ribalte dell’apparire, sapeva assumersi tutte le responsabilità che il ruolo comportava e sapeva riunire intorno a sé intelligenze, energie, capitali, tutti elementi indispensabili per portare avanti i progetti in un settore nuovo ed entusiasmante: quello della produzione di energia da fonte rinnovabile.
Non fermarsi, non rassegnarsi, saper ripartire con entusiasmo anche se il campo d’attività non è più quello tradizionale e conosciuto. Questo è l’esempio che Alberto Falck ci ha lasciato. Il suo credo: i valori etici, base dello sviluppo di una impresa industriale. Uomo di fede e imprenditore; a noi il dovere di portare avanti la sua eredità morale.
La grandezza di Alberto Falck è stata quella di riuscire a coniugare i valori dell’impresa con quelli della responsabilità sociale, alla luce dei grandi insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa di cui era un profondo conoscitore. Aveva un’idea delle cose, si trattasse dell’azienda piuttosto che del Paese, come un’entità economica da sviluppare e nello stesso tempo come una comunità da far crescere. In questo era convinto che gli affari non dovessero escludere l’impegno sociale. Aveva sempre un doppio sguardo: imprenditoriale e civico. E anche un doppio lato del carattere. Era una persona riservata, ma anche molto disponibile e generosa. La sua qualità più grande era quella di saper ascoltare chi gli stava di fronte, in famiglia e in azienda. Ascoltare tanto, parlare poco: era come un motto per lui.
Ci ha fatto capire lo spirito del cambiamento senza farcene avvertire il dolore.
Industriale all’antica, cattolico profondo e legatissimo alla sua Milano. Per lui era l’unica città nella quale valesse la pena vivere, anche se non esitava a criticarla quando era il caso. Alberto Falck guardava con orgoglio la storia della famiglia, i Falck, un nome duro come la materia dell’acciaio che hanno forgiato per oltre un secolo, da quando il capostipite, il nonno di suo nonno, Giorgio Enrico, scese in Lombardia dall’Alsazia nel 1833 come ingegnere per le ferriere Rubini.
“Nelle crisi prevale chi tiene duro”, diceva animato da una grande fede e da una speranza cristiana incrollabile.
Alberto Falck era un uomo che ci sapeva fare. Un uomo del fare, soprattutto. Non si perdeva in chiacchiere, parlava poco, tirava le somme e infine prendeva le decisioni. Allergico alle chiacchiere dei salotti mondani e frequentatore dei seminari su etica e affari del cardinal Martini, Alberto Falck poneva grande fiducia cristiana negli angeli custodi, soprattutto quelli figli che amava con tutto il cuore.
Alberto Falck è stato Presidente dell’Ucid di Milano dal 1984 al 1988.
L’Ucid è sorta nel vasto movimento di opere e di idee che ha caratterizzato gli anni dell’immediato dopoguerra, secondo le esortazioni già anticipate durante la guerra da Pio XII, in funzione di un rinnovamento morale e civile.
Si era convinti che, nel processo di ricostruzione del Paese, le iniziative economiche avrebbero avuto un’importanza fondamentale. Era perciò auspicabile che la visione cristiana ispirasse gli animatori delle attività economiche.
A questo scopo, nasceva nel 1945 il Gruppo Lombardo Dirigenti di Impresa Cattolici. Il Gruppo Lombardo fu la prima “pietra” di una costruzione nazionale. Il 31 gennaio 1947, fu costituita a Milano, su base nazionale, l’UCID “per promuovere la conoscenza, la diffusione e l’attuazione della dottrina sociale cristiana”.
Alberto Falck credeva molto nell’apertura internazionale dell’UCID. Per questo ha sempre sostenuto con grande energia e intelligenza la partecipazione dell’UCID all’UNIAPAC, sorta nel 1931 come “Conferenza Internazionale delle Associazioni di Imprenditori Cattolici”. Alberto Falck è stato per alcuni anni Vice Presidente dell’Uniapac. La nascita dell’UNIAPAC è avvenuta in occasione del quarantesimo anniversario della “Rerum Novarum” di Leone XIII. Dopo la seconda guerra mondiale l’UNIAPAC si è allargata ad altri Paesi Europei e all’America Latina e ha cambiato il suo nome nella versione francese “Union Internationale des Associations Patronales Catholiques” (UNIAPAC, 1949). Nel 1962, l’UNIAPAC diviene un’associazione ecumenica sotto la nuova denominazione “International Christian Union of Business Executives”, conservando le sue iniziali. Nello stesso tempo, all’UNIAPAC aderiscono nuovi membri dell’Asia e dell’Africa. Attualmente all’UNIPAC aderiscono le associazioni di una quarantina di Paesi, tra cui l’UCID. Nel 2011, l’UNIAPAC ha celebrato a Roma, accolta dall’UCID, l’ottantesimo della sua fondazione. E’ stata l’occasione propizia per celebrare l’ottantesimo anniversario della “Quadragesimo Anno” di Pio XI, la grande enciclica sociale che ha introdotto il valore della sussidiarietà, che costituisce uno dei pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa, assieme all’esortazione di non commettere il grave errore della separazione tra etica ed economia, su cui Alberto Falck ha dato testimonianza con tutta la sua vita di imprenditore cristiano, costituendo per noi un esempio alto e illuminato che non potremo mai dimenticare.