Il Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco dall’8 dicembre di quest’anno alla fine di novembre del 2016, testimonia la grande determinazione illuminata dalla Fede del Santo Padre nella realizzazione della riforma della Chiesa in uscita missionaria (primo obiettivo su sette del n. 17 della Evangelii gaudium).
E’ innanzi tutto significativo il fatto che il Giubileo straordinario sia stato indetto a 50 esatti dalla chiusura del Concilio ecumenico Vaticano II ad opera del beato Paolo VI. Ciò significa che Papa Francesco vuole riprendere la strada della realizzazione delle grandi traiettorie indicate dal Concilio per la salvezza del popolo di Dio (Costituzione dogmatica Lumen gentium).
Nei libri dell’Antico testamento si legge che il Giubileo ordinario si celebra ogni 50 anni e in tale anno i debiti devono essere condonati (Levitico) per porre mano al grande male delle disuguaglianze che si sono formate nel lungo periodo. Si tratta in fondo della “misericordia” a cui Papa Francesco ha voluto dedicare questo Giubileo straordinario del nuovo millennio.
Papa Francesco vuole realizzare una riforma della Chiesa, facendola uscire per le vie del mondo pur con tutti i rischi che questo comporta. Ma Papa Francesco preferisce magari una Chiesa incidentata piuttosto che una Chiesa chiusa in se stessa e autoreferenziale. Per fare questo occorre una pastorale di conversione e di missione, essendo insufficiente la “semplice amministrazione” (Evangelii gaudium, n. 25).
L’azione illuminata dalla forza della Fede di Papa Francesco fa venire alla mente l’opera del beato Antonio Rosmini “Le cinque piaghe della santa Chiesa”, pubblicata nel 1848 e messa all’Indice nell’anno successivo assieme alla Costituzione civile secondo la giustizia sociale. Le cinque piaghe corrispondono alle mani, ai piedi e al costato di Gesù crocifisso e riguardano la separazione tra la Chiesa e il popolo di Dio, la insufficiente preparazione del clero, la divisone dei Vescovi, la nomina dei Vescovi da parte del potere temporale, gli eccessivi interessi economici legati ai beni ecclesiastici. Giovanni XXIII con il Concilio ecumenico Vaticano II ha voluto dare un segnale ispirato forte per sconfiggere queste cinque piaghe, ma siamo certamente ancora all’aurora.
E’ interessante ricordare che nell’opera del Rosmini del 1848 “La Costituzione civile secondo la giustizia sociale” sono riassunte le tesi di fondo della “Filosofia del diritto”, arricchita da un’appendice “Sull’Unità d’Italia”. In tali opere il beato Rosmini mette in evidenza la centralità e l’eccellenza della persona umana, affermando che “L’eccellenza della persona è tale che essa non può sottomettersi a nulla, tranne che alla verità.Sempre nello stesso anno, il Consiglio dei Ministri del governo piemontese affida a Rosmini una missione diplomatica presso Pio IX in vista della stipula di un concordato tra la Chiesa e il Piemonte e della creazione di una Confederazione di Stati italiani con la presidenza del Papa. Ma la missione diplomatica fallisce per le tergiversazioni del governo subalpino.
A noi del’Ucid interessa molto la seconda piaga indicata dal Rosmini riguardante la insufficiente preparazione del clero, con particolare riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa. Come è noto, la nostra associazione, nata nel 1947, ha nell’articolo primo del suo statuto la previsione che compito fondamentale dell’Ucid è la conoscenza, la diffusione e la testimonianza dei grandi valori della Dottrina Sociale della Chiesa da parre degli imprenditori e dei dirigenti cristiani. Qui ci troviamo in una situazione veramente singolare: di fronte al grande e profetico valore delle Encicliche sociali che vanno dalla Rerum novarum del 1891 di Leone XII alla Caritas in veritate del 2009 di Benedetto XVI, si riscontra una diffusa scarsa conoscenza del grande insegnamento sociale della Chiesa da parte del clero e, in particolare, dei parroci che quasi mai fanno riferimento nelle loro omelie domenicali a questa grande ricchezza della Chiesa. Ne è testimonianza il capitolo della Evangelii gaudium di Papa Francesco, dedicato alla dimensione sociale dell’evangelizzazione. Anche per questo motivo Papa Francesco sottolinea nell’esortazione apostolica la grande importanza della preparazione dell’omelia da parte dei parroci (Evangelii gaudium, n. 145). Per la diffusione capillare sul territorio dei grandi insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa è vitale il ruolo della parrocchia con le due grandi proiezioni: da una parte la catechesi, la liturgia e i sacramenti e dall’altra l’impegno sociale nelle sue diverse forme. La funzione sociale della parrocchia ha avuto un grande sviluppo come conseguenza degli illuminati insegnamenti della Rerum novarum di Leone XII, nello spirito della solidarietà e della sussidiarietà. La cooperazione riceve un grande sviluppo, in particolare nel mondo rurale, con la nascita di un grande numero di casse rurali e artigiane sotto la spinta delle parrocchie e dei parroci.
Attualmente ci sono in Italia circa 26 mila parrocchie, una media di 2.300 persone per parrocchia ma con una grandissima variabilità. I comuni sono poco più di 8 mila, con una media di 7.500 abitanti per comune.
Si aprono in questo campo delle attività parrocchiali a sfondo sociale grandi possibilità di impegno sul territorio da parte dei 3.300 soci dell’Ucid. Ogni socio dell’Ucid potrebbe offrire la possibilità al suo parroco di organizzare degli incontri finalizzati alla conoscenza della Dottrina Sociale della Chiesa e delle attività dell’Ucid nel campo della Responsabilità Sociale dell’Impresa e, in particolare, delle Strategie di Impresa per lo Sviluppo e il Bene Comune.
Nel nuovo Codice canonico del 1983, radicalmente diverso dal Codice del 1917, soprattutto per l’impianto decisamente improntato ai documenti conciliari, la parrocchia viene definita come «comunità di fedeli, stabile e definita, sotto la guida di un pastore proprio in comunione con il vescovo» (can. 515). La parrocchia conosce figure che si diversificano. Il can.517 par. 2 parla di parrocchie affidate ai laici, sia pure con il riferimento al presbitero. Si prospetta la possibilità di collaborazioni molto ampie fra sacerdoti e fra parrocchie fino a prevedere la conduzione da parte di un gruppo di preti di una vasta parrocchia o di più parrocchie (parrocchie in solidum, can. 517 par.1). La parrocchia mantiene certamente tutta la sua caratteristica tradizionale di ancoraggio al territorio e di legame alla vita dei fedeli, dal nascere al morire: basterebbe la necessità ribadita dell’anagrafe parrocchiale a dire il solido segno di appartenenza e di visibilità, di storia e di tradizione.
Attenzione meritano anche gli accordi di Villa Madama del 1984 che aggiornano il concordato lateranense del 1929. In essi la “parrocchia” viene ad essere riconosciuta come titolare di personalità giuridica. Non si parla più di “beneficio parrocchiale. Ciò facilita l’accorpamento di diocesi e di parrocchie, perché esse siano realmente corrispondenti a entità umane capaci di “fare comunità”, senza coperture giuridiche di realtà ormai inesistenti, valide solo davanti all’autorità statale. Finisce l’istituto del beneficio parrocchiale e si stabilisce una sorta di uguaglianza nella retribuzione per ogni servizio ministeriale dei preti.
Il giubileo straordinario sulla misericordia indetto da Papa Francesco è una grande occasione per tutta l’Ucid per imboccare la strada del rinnovamento spirituale secondo l’insegnamento della Evangelli gaudium di Papa Francesco, che al punto 203 afferma. “La vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune con il suo sforzo di moltiplicare (produzione della ricchezza) e rendere più accessibili per tutti (distribuzione della ricchezza) i beni di questo mondo”. E’ infatti interessante notare che l’udienza del Santo Padre riservata a tutti i soci dell’Ucid e allo loro famiglie e fissata per il 31 ottobre prossimo, è assai vicina all’avvio del Giubilo straordinario sulla misericordia dell’8 dicembre.
Nel terminare questa nota, dedicandosi l’Ucid ai problemi economici e sociali alla luce dei grandi insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa, è utile offrire qualche dato previsto per questo Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco. Il numero previsto dei pellegrini nell’arco dei 12 mesi del Giubileo è di circa 40 milioni. Il contributo in termini di reddito che questo grande flusso di turismo religioso arrecherà al nostro Paese viene stimato intorno allo 0,5% del prodotto interno lordo.