Il sottoscritto ha partecipato il primo maggio scorso all’inaugurazione a Milano dell’Expo 2015. Non c’era moltissima gente, circa 200 mila persone, e si è osservata una fortissima presenza di forze dell’ordine e di civili, soprattutto giovani, addetti all’informazione e all’help me.
La piacevole sensazione del visitatore comune è stata la completezza di tutte le opere, con 54 padiglioni paese dislocati sui due lati del decumano, lungo 1,5 Km e largo 35 metri, e coperto da una elegante tensiostruttura semicurva di colore chiaro. Un’impressione quindi completamente diversa da quella offerta dalle televisioni nei mesi precedenti all’inaugurazione dell’Expo. Due sono quindi le cose: o i responsabili della realizzazione dell’Expo sono molto abili nel fare apparire o nell’ultima settimana prima dell’inaugurazione sono stati fatti dei miracoli.
Anche il raggiungimento in metropolitana dell’Expo dal centro di Milano è stato agevole e con tempi molto contenuti. Di contro a questa impressione fortemente positiva dell’Expo, si è avuta invece un’impressione negativa della città di Milano che è ancora un cantiere a cielo aperto con tantissimi lavori incompiuti. Certamente il rapporto tra l’Expo e la città di Milano va visto in termini di un trade-off, con una funzione di preferenza decisamente puntata sull’Expo. In termini di immagine, e non solo, ne ha certamente sofferto l’attuale amministrazione del Comune di Milano.
Sul piano del modello organizzativo, va ricordato che i padiglioni dell’Expo di Milano 2015 sono self-built dei partecipanti, ossia padiglioni costruiti in autonomia da parte dei Paesi partecipanti. I padiglioni paese che si affacciano sulla World Avenue ( decumano) e gli spazi relativi su cui sorgono sono stati offerti gratuitamente ai partecipanti dall’organizzazione dell’Expo, con l’impegno dei paesi stessi di progettare, costruire e smantellare il proprio lotto espositivo al termine dell’esposizione internazionale.
Nel complesso sono stati messi a disposizione 170 mila metri quadrati per i lotti dei padiglioni nazionali, con dimensioni variabili da 500 a 5.000 metri quadrati. Il padiglione più grande è quello italiano, con una dimensione di 12 mila metri quadrati, pari al 7% della superficie totale destinata ai lotti dei padiglioni nazionali.
L’Expo si apre con il padiglione zero: un’autentica meraviglia che si sviluppa in una serie di gigantesche costruzioni a forma di cono. Il primo cono apre con una grande costruzione in legno a cassetti che simboleggiano le varie forme di conoscenza e del sapere, e seguono poi gli altri coni che illustrano la storia del cibo dalla presistoria ai giorni nostri, con la presentazione degli utensili per l’ottenimento dalla terra dei vari prodotti, per la loro lavorazione, preparazione dei cibi e vari tipi di stoviglie e vasellame delle diverse epoche storiche. L’ultimo cono è di tipo molto avveniristico con giganteschi maxi-schemi che rappresentano in forma digitale le quantità offerte a livello mondiale di tutti i prodotti dell’agricoltura, i loro prezzi in tempo reale, e la domanda di prodotti e agricoli distribuiti per grandi aree geografiche mondiali. Sono presentati anche i dati a livello mondiale riguardanti le persone che vivono al di sotto della soglia di povertà e quelle che soffrono la fame.
La cerimonia di apertura è iniziata alle ore 12.00 ed è terminata alle ore 13.30. Il primo intervento è stato quello di Giuseppe Sala, Commissario straordinario dell’Expo che ha ricordato in particolare nel suo intervento tutti lavoratori che hanno reso possibile questa magnifica opera che testimonia la grande fantasia e la creatività degli italiani di fronte al mondo. Sono seguiti gli interventi del Sindaco di Milano e del Presidente della Regione Lombardia.
E’ stato quindi proiettato sui maxi-schermi l’atteso messaggio all’Expo di Papa Francesco. Il Papa, di fronte al grave problema della povertà e della fame nel mondo che si contrappongono allo scandalo dello spreco di cibo da parte dei paesi ricchi, ha sottolineato l’urgente necessità di globalizzare la solidarietà. Ciò mostra la grande coerenza e continuità nel tempo della Dottrina Sociale della Chiesa, a partire dalla grande enciclica sociale Rerum novarum del 1891 di Leone XIII. Della necessità, per salvare il mondo, di globalizzare la solidarietà ne aveva già parlato Giovanni Paolo II, grande Maestro di Dottrina Sociale della Chiesa a cui è dedicato il Compendio delle pensiero sociale della Chiesa del 2004, a cura del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Dobbiamo per questo dare un’anima al cibo che deve essere per tutti perché la distribuzione del cibo a livello mondiale è il primo fondamentale indicatore del bene comune. Se il cibo è maldistribuito nel mondo, come mostrano gli oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame, vuol dire che il raggiungimento del bene comune è lontano e la globalizzazione, come dice Benedetto XVI, ci reso più vicini ma non per questo più fratelli. I cristiani devono per questo testimoniare con maggiore impegno, a livello mondiale, il valore etico della solidarietà perché senza etica non ci può essere vero sviluppo, con un allentamento dal bene comune universale. I cristiani devono testimoniare molto di più, come di dice Papa Francesco nella Evangelii gaudium, la dimensione sociale del Vangelo. La Fede senza le Opere non serve a nulla.
E’ poi seguito l’intervento del Presidente del BIE (Bureau International des Expositions) che si è complimentato con il nostro Paese per essere riuscito a completare nei tempi giusti questa meravigliosa opera della creatività italiana che tutto il mondo sta guardando e ammirando e che attirerà milioni di visitatori nei sei mesi di apertura dell’Esposizione Internazionale di Milano.
L’ultimo intervento è stato del Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, che ha dichiarato ufficialmente l’apertura dell’Expo di Milano 2015. Il suo intervento ha toccato alcuni punti fondamentali, tra cui il fatto che sono stati smentiti coloro che si aspettavano che gli italiani non ce l’avrebbero fatta. L’Expo di Milano 2015 costituisce un importantissimo biglietto da visita al mondo della grande creatività, fantasia e buon gusto degli italiani, che affonda le proprie radici in millenni di storia e di cultura che è nata nel Mediterraneo.
Per questo, ha affermato Renzi, il primo maggio 2015 è un giorno molto importante per tutti gli italiani perché oggi, con l’Esposizione Universale di Milano, è iniziato il futuro. Il percorso non sarà facile, ma tutti dobbiamo assumere le nostre responsabilità e dare il nostro contributo, piccolo o grande che sia, per la costruzione di un mondo migliore. Lo dobbiamo ai nostri figli che in questo modo potranno portare avanti e sviluppare quello in cui tutti noi abbiamo creduto con tutte le nostre forze morali e spirituali, sapendo che dobbiamo chiedere a Dio il pane quotidiano per tutti i popoli della terra, ma con la coscienza che non di solo pane vive l’uomo.
Giovanni Scanagatta