La Lettera Enciclica sociale del Santo Padre Francesco, Laudato si’, è uscita il 24 maggio 2015, Festa della Pentecoste, a cinquanta giorni dalla Pasqua. E’ significativa la scelta della Pentecoste, per invocare la discesa dello Spirito Santo su tutti gli uomini per illuminarli sulla salvaguardia della casa comune, il pianeta terra, creato da Dio per gli uomini per essere sviluppato a beneficio di tutti.
La lettera Enciclica è lunga 192 pagine e si sviluppa in sei capitoli e 246 punti. Essa termina con due preghiere, dedicate alla nostra terra e a tutto il creato.
Il primo punto che attira la nostra attenzione è che Papa Francesco si preoccupa di precisare a chi è rivolta l’Enciclica sociale. Papa Francesco precisa che, mentre l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium è rivolta ai membri della Chiesa, l’Enciclica sociale Laudato si’ è per tutti gli uomini che abitano questo pianeta. E ricorda per questo l’Enciclica sociale di Giovanni XXIII, Pacem in terris del 1963, che afferma che essa è rivolta non solo al mondo cattolico ma “a tutti gli uomini di buona volontà”. Il primo punto da sottolineare è pertanto l’universalità dell’Enciclica, perché il clima viene definito bene comune, cioè di tutti e di ciascuno. La sua costruzione spetta pertanto a tutti gli uomini che abitano la terra.
L’Enciclica di Papa Francesco si caratterizza inoltre per il sistematico riferimento al pensiero sociale della Chiesa espresso dai suoi predecessori, soprattutto a partire da Paolo VI con la Octogesima adveniens del 1971, in cui il problema ecologico assume una rilevanza preoccupante per il futuro del pianeta. Vengono ricordate le parole di Paolo VI che si riferiscono all’azione distruttrice dell’uomo riguardante l’ambiente naturale in cui vive: “Attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione”.
Da una nostra indagine, risulta che le categorie di ambiente, ecologia e difesa del creato nelle Encicliche sociali dalla Rerum novarum di Leone XIII del 1891 alla Caritas in veritate di Benedetto XVI del 2009, sono maggiormente citate dalla Caritas in veritate, seguite dalla Centesimus annus, dalla Mater et Magistra e dalla Octogesima adveniens.
L’altro aspetto generale che colpisce dell’Enciclica sociale di Papa Francesco è lo stretto collegamento tra ecologia umana ed ecologia ambientale. E’ l’uomo il principio e la fine di ogni atto perché è stato fatto da Dio a sua immagine e sua somiglianza e perché custodisse e moltiplicasse i frutti della terra.
Per quanto ci riguarda come Ucid, Papa Francesco ribadisce nella Laudato si’ il ruolo fondamentale dell’imprenditore nei processi di sviluppo e nella salvaguardia del creato che aveva già espresso nella Evangelii gaudium del 2013. Quella dell’imprenditore è una grande vocazione che riguarda sia la produzione della ricchezza moltiplicando i talenti ricevuti, sia la distribuzione secondo principi di equità e di giustizia per il bene comune. Si sottolinea pertanto, come aveva già fatto Benedetto XVI nella Caritas in veritate, la valenza trascendente e teologica della missione dell’imprenditore e non solo quella materiale, riaffermando la duplice dimensione, verticale (vocazione) ed orizzontale (discernimento), del pensiero sociale della Chiesa. Vengono fatti anche riferimenti all’azione distruttrice della finanziarizzazione dell’economia alla ricerca del massimo profitto nel tempo più breve possibile nell’era della globalizzazione e dell’accelerazione del progresso scientifico e tecnico, parlando delle banche che poi sono state salvate con interventi da parte degli Stati usando soldi dei cittadini. Si tratta di comportamenti di azzardo morale perché le grandi banche sanno che saranno comunque salvate dagli Stati per riparare alle loro operazioni speculative.
Papa Francesco fa costantemente riferimento alla cura della casa comune e quindi alle conseguenze disastrose del degrado ambientale che ricadono su tutti gli abitanti della terra, soprattutto su quelli più poveri, credenti e non credenti, cristiani ed appartenenti a tutte le altre religioni. Egli parte naturalmente nella sua analisi dal Vangelo della creazione, proseguendo sulle radici umane della crisi ecologica, sulla necessità di un’ecologia integrale, su alcune linee di orientamento e azione a livello internazionale, sull’educazione e sulla spiritualità ecologica. Insiste molto sull’importanza, ai fini di una politica mondiale dell’ecologia, degli accordi internazionali che devono essere vincolanti e su una sorta di Organizzazione Mondiale dell’Ambiente.
Colpisce molto nell’Enciclica sociale di Papa Francesco la forte continuità con le grandi categorie espresse con forza nella Evangelii gaudium: il tempo è superiore allo spazio; l’unità prevale sul conflitto; la realtà è più importante dell’idea; il tutto è superiore alla parte.
In definitiva, un’Enciclica di grande respiro che fissa i principi generali per la cura della casa comune che è la terra, ma che stabilisce anche alcune linee di azione pratiche per fronteggiare l’emergenza ambientale in un’ottica mondiale. Un grande richiamo all’intima connessione tra ecologia ambientale ed ecologia umana, perché è l’uomo la fonte del bene e del male come è il degrado ambientale, sapendo che il male prevarrà tutte le volte che la persona non si fa illuminare dalla sapienza e dall’amore di Dio.
In sostanza, si tratta dello stesso pensiero, tranne che la fondamentale visione trascendente e teologica propria del cristiano, espresso da Keynes nelle Conclusioni della Teoria Generale del 1936. Così conclude Keynes, di cui l’anno prossimo ricorrono i 70 anni dalla scomparsa, “Ma presto o tardi sono le idee, non gli interessi costituiti, che sono pericolose sia in bene che in male”. Una visione che rivela la mancanza di speranza che rappresenta una delle tre virtù teologali, assieme alla fede e alla carità. Non dobbiamo, come ci ricorda spesso Papa Francesco, farci rubare la speranza.