L’UCID, attraverso Impresa Sociale Srl – Strategie d’Impresa per il Bene Comune (SIBC) presieduta dal Dott. Piergiorgio Marino, sta lavorando da tempo per la costruzione di un rating sociale per la valutazione del merito del credito alle imprese, da affiancare al rating in uso da parte delle banche in applicazione degli Accordi di Basilea.
Accanto al rischio finanziario, valutato nel breve-medio termine, abbiamo il rischio competitivo e quindi il rischio sociale che si colloca in un’ottica di lungo periodo e riguarda la probabilità che l’impresa perda la reputazione nei confronti dei suoi stakeholder: dipendenti, comunità locali, istituzioni locali, clienti fornitori, ambiente, generazioni future e così via. Impresa Sociale Srl ha per questo messo a punto una originale metodologia per rilevare questo rischio attraverso un questionario ad hoc da somministrare alle imprese. L’idea di fondo è che l’impresa eticamente responsabile è nel lungo periodo meno rischiosa delle altre. Il minore rischio sociale determina un innalzamento del rating di base, calcolato secondo i metodi di Basilea, e quindi un miglioramento dell’accesso al credito bancario e una riduzione del suo costo.
Come è noto, la metodologia del rating è da anni alla base, secondo gli Accordi di Basilea, per la valutazione del merito del credito alle imprese da parte delle banche. Ad ogni impresa che accede al credito bancario viene assegnato una specie di “voto” secondo due fondamentali procedure: la prima esterna, denominata standard, offerta dalle agenzie di rating riconosciute e la seconda interna. Quest’ultima, comprende a sua volta il metodo base e il metodo avanzato. Si tratta, in sostanza, di determinare la classe di rischio a cui appartiene l’impresa nel breve-medio periodo e in base a questo viene attribuito il rating cui corrispondono l’entità delle risorse creditizie a cui può accedere l’impresa e il loro costo.
La rischiosità dell’impresa può venire valutata secondo tre piani o, come afferma l’Impresa Sociale dell’Ucid, secondo “tre cerchi”. Il primo che si basa sull’analisi del profilo economico-finanziario dell’impresa; il secondo che si basa sull’analisi del profilo competitivo dell’impresa; il terzo che si basa sull’analisi della responsabilità sociale dell’impresa. Il primo tipo di analisi ha un orizzonte temporale di breve-medio periodo e rientra negli accordi di Basilea per la valutazione del merito del credito delle imprese sulla base del rating per la valutazione del rischio finanziario, cioè la capacità dell’impresa di fare fronte ai propri impegni finanziari; il secondo tipo di analisi ha un orizzonte di medio-lungo periodo e nasce sulla spinta degli accordi di Basilea e ha l’obiettivo di valutare il rischio competitivo, cioè la probabilità che l’impresa possa cadere in situazioni di crisi. Il terzo tipo di analisi, del tutto nuova e, come accennato, qui proposta secondo una metodologia originale, si colloca in un orizzonte temporale di lungo periodo e ha lo scopo di valutare la rischiosità sociale, cioè la probabilità che l’impresa possa trovarsi in situazione di conflitto o di contrasto con i suoi stakeholder, vale a dire i soggetti e i gruppi sociali con cui si trova ad interagire. Questo terzo cerchio della rischiosità d’impresa e della sua probabilità implica che la fiducia che un’impresa riscuote presso i suoi stakeholder ne migliorano la reputazione a livello sociale e istituzionale e quindi ne riducono il rischio e ne rafforzano la competitività e la capacità di superare i periodi di crisi.
La metodologia e le specifiche del rating sociale verranno presentate nel Quarto Rapporto Ucid 2016-2017 che sarà pubblicato entro la fine dell’anno presso la Libreria Editrice Vaticana nella Collana “Imprenditori Cristiani per il Bene Comune”. Appare opportuno in questa scheda accennare agli elementi che stanno alla base della valutazione del merito del credito delle imprese sulla base del rating con riferimento agli Accordi di Basilea, rinviando al Quarto Rapporto Ucid la presentazione del rating sociale.
I fattori in gioco sono sostanzialmente quattro. Il primo riguarda la probabilità di insolvenza del debitore (PD). Il secondo fattore è relativo alla perdita attesa in caso di insolvenza (LGD). Il terzo riguarda l’esposizione al momento dell’insolvenza (ESD). Il quarto fattore è relativo alla vita residua del debito (M). La perdita attesa è uguale al prodotto tra la probabilità di insolvenza del debitore e la perdita attesa nel caso di insolvenza (PD*LGD). Tale valore corrisponde alla copertura con accantonamenti di capitale cui è obbligata la banca. Esiste poi la perdita inattesa che rappresenta le perdite che vanno al di là del valore atteso. Essa determina il costo dell’accantonamento di capitale con cui viene coperta la perdita inattesa. Un aspetto importante della valutazione del merito del credito bancario riguarda le garanzie che naturalmente hanno diversi gradi di importanza e di ponderazioni. Se le garanzie sono rilasciate dallo Stato, direttamente o indirettamente come avviene nel caso del Fondo Centrale di Garanzia per le piccole e medie imprese e per le imprese artigiane, la ponderazione dei crediti concessi è pari a zero e la banca non deve effettuare alcun accantonamento di capitale per i rischi assunti.
In definitiva, il rating sociale che è stato qui accennato costituisce un grande salto di qualità nella valutazione del merito del credito bancario alle imprese che riguarda il mondo delle attività intangibili come fattore di competitività nel lungo periodo su cui sta insistendo molto la Banca Centrale Europea e, in particolare, il sistema unico di vigilanza europea. Siamo nel campo, come affermano Porter e Kramer, della creazione di valore condiviso o , come diciamo noi, di creazione di bene comune che costituisce uno dei grandi principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Il comportamento etico delle imprese “paga” nel lungo periodo e, come affermava il beato Giuseppe Toniolo, la massima espressione dell’etica è il bene comune che costituisce il principio unificatore della giustizia e della pace di tutti i popoli.