Le industrie italiane 4.0 e le altre imprese manifatturiere: un confronto

 

Scopo della presente scheda è di effettuare un confronto, attraverso l’analisi Logit, tra un campione di imprese manifatturiere italiane che hanno investito molto in Industria 4.0 e un altro campione di imprese che hanno investito poco.

La struttura per classi di addetti del campione delle 250 imprese con alta propensione nell’investimento in Industria 4.0, risulta la seguente: 199 imprese nella classe di addetti 11-50, 43 imprese nella classe 51-250, 8 imprese nella classe con oltre 250 addetti. La distribuzione mostra 92 imprese nel Nord-Ovest, 77 imprese nel Nord-Est, 57 imprese nel Centro, 24 imprese nel Sud e nelle Isole. Sul piano settoriale, seguendo la tassonomia di Pavitt, il campione indica la seguente distribuzione: 128 imprese nei settori tradizionali, 49 in quelli di scala, 63 nei settori specializzati e 10 in quelli ad alta tecnologia.

Il campione delle 274 imprese con bassa propensione all’investimento in Industria 4.0 presenta la seguente struttura per classe di addetti: 180 imprese nella classe 11-50, 60 imprese nella classe 51-250, 34 imprese nella classe con oltre 250 dipendenti. Il Nord-Ovest è presente in tale campione con 97 imprese, il Nord-Est con 89 imprese, il Centro con 45 imprese, il Sud e le Isole con 43 imprese. La distribuzione settoriale alla Pavitt è la seguente: 156 imprese ni settori tradizionali, 50 in quelli di scala, 56 nei settori specializzati e 12 nei settori ad alta tecnologia.

L’analisi Logit consente di confrontare i due campioni omogenei di 250 imprese con alta propensione all’investimento in Industria 4.0 e di 274 imprese con bassa propensione. Possiamo in questo modo stimare la probabilità di riconoscere un’impresa con alta propensione all’investimento in Industria 4.0 sulla base di determinate variabili indipendenti qualitative e quantitative.

Possiamo riassumere i risultati dell’analisi Logit nel modo seguente. Le imprese con alta propensione all’investimento in Industria 4.0 mostrano una maggiore dinamicità sul piano della struttura organizzativa attraverso una politica più attiva di acquisizioni. Sono molto più orientate rispetto alle altre imprese alle politiche per la qualità dei prodotti e dei processi produttivi (Iso-Cert). La propensione ad aggregarsi sotto forma di consorzi delle imprese con alta propensione all’investimento in Industria 4.0 appare più elevata rispetto alle altre imprese per ridurre i limiti connessi alle piccole dimensioni. Le imprese manifatturiere con alta propensione all’investimento in Industria 4.0 ricorrono relativamente di più agli incentivi finanziari e fiscali. Le stesse imprese investono di più per l’introduzione di nuovi prodotti. Le imprese con elevata propensione all’investimento in Industria 4.0 hanno una maggiore quota di addetti alle attività di ricerca e sviluppo. Queste imprese presentano una redditività operativa superiore a quella delle imprese con bassa propensione all’investimento in Industria 4.0. Hanno inoltre una quota di fatturato derivante da prodotti innovativi relativamente maggiore rispetto alle altre imprese. Le imprese con alta propensione all’investimento in Industria 4.0 presentano una propensione all’esportazione maggiore e risultano pertanto più esposte alla concorrenza internazionale. Le stesse imprese mostrano una dinamica della produttività del lavoro, misurata dalla variazione del valore aggiunto per addetto, superiore a quella delle imprese con bassa propensione all’investimento in Industria 4.0. Infine, le imprese con alta propensione all’investimento in Industria 4.0 presentano un minor numero di scorpori e una redditività complessiva inferiore rispetto alle imprese con bassa propensione, a causa di un maggiore sforzo di accumulazione finanziato con debito.

I risultati dell’analisi mettono in evidenza che c’è uno spazio largo e crescente per una politica industriale selettiva volta ad accrescere la propensione delle imprese nell’investimento in Industria 4.0, che sono quelle che consentono i maggiori salti di produttività di cui le nostre imprese hanno molto bisogno per competere in mercati sempre più ampi ed integrati.

L’impatto sulle forme organizzative e sulla scala d’impianto dovrebbero condurre a maggiori opportunità per le imprese di piccole e medie dimensioni che adottano in modo efficace le nuove tecnologie di Industria 4.0. Si tratta infatti normalmente di spese a bassa intensità di capitale, con la conseguente riduzione dei vincoli che normalmente incidono sulle piccole imprese, non ultimi quelli di natura finanziaria.

E’ il modello delle “piccole imprese e grandi reti” rispetto al modello alternativo delle “grandi imprese integrate”, che rappresenta la vera opportunità negli scenari futuri del nostro Paese basato sulle imprese di piccole e medie dimensioni e su una grande propensione alla micro imprenditorialità.

 

 

Giovanni Scanagatta

Segretario Generale

 

Roma, 15 maggio 2017