UCID Convegno Nazionale – Bologna 26.1.2019
Omelia del Card,Salvatore De Giorgi,Consulente Nazionale UCID
Accogliere con gioia la Parola di Dio per essere in grado di vivere uniti nella concordia e
nella pace e di realizzare con frutto la missione che ci è stata affidata come cristiani e come
UCID.
E’ questo in sintesi il messaggio che il Signore or ora ci ha rivolto.
Nella prima lettura ci è stata proposta l’importanza fondamentale della Parola di Dio, come
sorgente inesauribile di coraggio e di forza, di gioia e di speranza, soprattutto nelle ore della
prova.
Gli Ebrei, deportati in Babilonia, sono ritornati pieni di gioia a Gerusalemme. in forza del
decreto di Ciro nel 538 a.C.
Ma alla gioia subentra la delusione per le devastazioni materiali, sociali e morali provocate
dagli assalitori: viene meno la speranza collettiva nel futuro sino alla rassegnazione e alla
depressione.
Solo il Dio dei loro padri potrà riaccendere la speranza, e solo la sua Parola potrà indicare le
vie sicure della ricostruzione materiale, a cominciare dal tempio distrutto, e di quella sociale,
degradata dalla corruzione morale, resa più grave dall’abbandono della fede dei padri.
Ne sono talmente convinti, lo scriba Esdra e il governatore Neemia,, che invitano in piazza
tutto il popolo per ascoltare la Parola del Signore.
La Parola del Signore viene proclamata da Esdra dall’alto di un podio per ore intere dalla
mattina sino a mezzogiorno.
Viene ascoltata da tutti con quelle disposizioni con le quali anche noi dobbiamo ascoltare la
Parola di Dio: rispetto, attenzione, confronto con essa della nostra condotta, pentimento per i
nostri peccati, gioia per avere scoperta una volta di più la volontà di Dio, espressa nella sua
legge.
Esdra conclude con una certezza che vale anche per noi e che dovremmo scolpirci nel cuore:
“Non vi rattristate, perché la gioia di Dio è la vostra forza”.
La nostra forza è la certezza che Dio ci ama ci ama con gioia, ci ama tutti, ci ama sempre,
anche quando noi non lo amiamo,e non ci lascia mai soli: non ci vuole tristi, è sempre con
noi, soprattutto nelle ore della sofferenza e della prova.
Nel salmo responsoriale il salmista ci ha fatto sentire più forte e consolante questa certezza,
perché la legge del Signore, ossia la sua parola, rinfranca l‘anima, fa gioire il cuore, illumina
gli occhi, è giusta, è limpida, e a differenza di quella di noi uomini è stabile e rimane per
sempre.
Nella seconda lettura San Paolo ci ha rivelato una delle più coinvolgenti meraviglie
operate dalla Parola di Dio: l’unità, la concordia e la corresponsabilità di tutti noi cristiani
nella Chiesa
La Chiesa è il corpo di Cristo, e come Cristo è un corpo solo, anche se composto da molte
membra con funzioni diverse, ma tutte utili, interagenti, complementari e a servizio fra di
loro.
Questo va detto anche per tutte le articolazioni della Chiesa, come le diocesi, le parrocchie, le
comunità, le associazioni.
Va detto quindi anche per l’UCID, composta da Soci, Sezioni, Gruppi con storie, esperienze,
capacità e iniziative diverse.
Ma,come nel corpo della Chiesa tutte le sue membra e le loro attività devono convergere
nell’unità per la sua vitalità, la sua credibilità e la sua efficienza missionaria, così deve essere
anche per la vitalità, la credibilità e l’efficienza dell’UCID.
L’ostacolo più grande alla missione della Chiesa nel corso bimillenario della sua storia è stata
ed è la divisione dei cristiani.
Eppure Gesù ha lasciato come suo testamento supremo nel cenacolo nell’imminenza della
passione l’accorata preghiera al Padre: “ che tutti siano una cosa sola”.
Questa preghiera per tutta la Chiesa Gesù l’ha fatta e la fa ancora anche per l’UCID, che
emblematicamente si chiama e si proclama Unione. Facciamola nostra, accogliendola e
mettendola in pratica.
Nel Vangelo Gesù stesso ne ha indicato le motivazioni e le risorse.
Nella Sinagoga di Nazaret si manifesta per la prima volta apertamente come il Messia, atteso e
annunziato dai profeti. tra lo stupore prima e l’indignazione poi dei suoi compaesani.
Legge e applica a sé quanto è scritto nel rotolo del profeta Isaia : “Lo Spirito del Signore Dio è
sopra di me: per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato ad annunziare ai
poveri il lieto messaggio”: il lieto messaggio del Vangelo, della liberazione dal peccato, dalle
ingiustizie e dalle oppressioni, della salvezza temporale ed eterna.
Questo messaggio va annunziato soprattutto nell’oggi così convulso e oscuro della storia, ed è
stato affidato indistintamente a tutti noi cristiani col Battesimo, ci è stato confermato con la
Cresima e ci viene riaffidato in ogni Celebrazione Eucaristica.
Ci ha consacrati infatti con la sua stessa unzione, con cui egli è stato consacrato dallo Spirito
Santo: e per questo ci diciamo cristiani e siamo chiamati a vivere nella santità ricevuta con la
consacrazione.
Ci ha mandati come lui è stato mandato dal Padre: e per questo siamo tutti suoi discepoli missionari,tutti chiamati a partecipate alla sua missione nel cuore del mondo.
Dovunque siamo, perciò, dovunque viviamo, dovunque operiamo annunziamo il Vangelo del
Signore, senza paura, senza complessi, senza vergogna, con gioia, con coraggio, con
entusiasmo, non confidando nelle nostre forze ma sulla potenza dello Spirito Santo.
Per questo leggiamolo, meditandolo, noi per primi, conformando ad esso la nostra vita e i
nostri impegni familiari, professionali e sociali, e saremo credibili. Ci è di esempio in questo
santuario uno dei più maestri della predicazione del Vangelo, San Domenico, presentato nella
iconografia col Vangelo in mano.
Se l’annunzio del Vangelo è a tutti, lo è particolarmente, come ha precisato Gesù,ai poveri, a
quanti sono prigionieri e oppressi dalle ingiustizie sociali. Va tradotto però e reso credibile
con opere concrete di giustizia, di equità, di condivisione, di apertura e di solidarietà.
Indubbiamente questo impegno spetta anzitutto alle istituzioni legislative e governative. Ma
ognuno di noi deve assolverlo tanto più generosamente quanto meno lo assolvono le
istituzioni: si pensi al dramma della disoccupazione soprattutto giovanile, alla tragedia senza
fine degli immigrati in balia del mare, alla devastante crisi della famiglia, all’inverno
demografico per la denatalità, alle crescenti povertà, al degrado ambientale.
Per l’attuazione operosa del lieto annunzio ai poveri e agli oppressi la Chiesa da due
millenni propone la sua dottrina sociale, che è parte integrante della sua missione
evangelizzatrice. Ma purtroppo essa non è conosciuta e apprezzata e conseguentemente non
valorizzata.
L’UCID sin dalla sua fondazione ha considerato la Dottrina sociale della Chiesa, da
conoscere e far conoscere, da valorizza e da far valorizzare, come obiettivo primario della
sua missione laicale nel cuore del mondo difficile e complesso della politica. dell’economia e
del lavoro, oggi come non mai confuso e incerto, miope e ondivago, carico di promesse e vuoto
di risultati.
Ma l’UCID siamo noi. Tutti e ciascuno dobbiamo sentirci ed essere apostoli e missionari della
Dottrina sociale della Chiesa, come ci hanno definiti i Romani Pontefici,da San Paolo VI al
grande Papa Francesco, con una formazione permanente che accenda l’anelito sincero alla
santità della vita e l’entusiasmo dell’azione missionaria in campo sociale..
Non è l’ora di ripiegarci o di chiuderci su noi stessi, ma quella di rinnovare noi stessi negli
impegni assunti per rinnovare l’UCID ad ogni livello,sezionale, regionale e nazionale, in
modo che sia conosciuta per la sua visibilità, apprezzata per la sua attività e stimata
soprattutto per la sua autenticità.
Poniamo questo impegno tra le offerte del nostro sacrificio attraverso le mani materne di
Maria, qui a Bologna onorata e venerata come la Madonna di San Luca, un medico valente
diventato dotto evangelista e con San Paolo instancabile missionario e coraggioso
evangelizzatore. Affidiamo anche a lui, come anche a San Domenico, la nostra UCID per un
suo futuro migliore a gloria di Dio e a servizio della società.