Di seguito la Riflessione di S.E. Mons. Paolo Selvadagi, Vescovo a Roma

Roma, 30 marzo 2020
Carissimi tutti,
sono giorni di incertezza, di preoccupazione e di paura; per alcuni anche di dolore per la malattia contratta o per la morte di qualcuno particolarmente caro, conseguenza del contagio da Covid-19.
Le misure restrittive hanno cambiato le nostre abitudini, le nostre agende e allargato i tempi per riflettere anche su ciò che è essenziale nella nostra vita di credenti.
Tra le domande più o meno palesi, che emergono nel segreto del nostro animo, c’è anche la questione se tutto questo abbia un senso e in che modo possiamo pensare Dio in questa situazione.
Il messaggio di Gesù accompagna i nostri pensieri anche attraverso le letture della liturgia della Parola delle domeniche di Quaresima.
Così domenica scorsa 29 marzo il racconto della risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-45) ci ha posti di fronte al nucleo centrale e ineliminabile della nostra fiducia nel Signore e della nostra tenace speranza nella vita, ovvero la fede nella risurrezione di Gesù e nella nostra risurrezione.
Nell’esistenza umana, oltre alla nascita di una nuova vita, non c’ è nulla di altrettanto concreto della morte.
Per alcuni non è facile credere nella risurrezione di tutti, cioè nella vita dell’uomo dopo la morte. Anche perché la morte è comunque un problema serio. La possiamo rappresentare come un muro insuperabile di fronte al quale la ragione umana si ferma muta con un interrogativo: c’è qualcosa oltre o tutto finisce qui?
Nel Vangelo si parla della perplessità delle sorelle di Lazzaro: Marta e Maria: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” (vv. 21.32).
Gesù sapeva benissimo che tutti i credenti in Lui avrebbero avuto bisogno di un aiuto per convincersi che la risurrezione non è un’illusione, ma una realtà.
D’altra parte, come negare che il nostro desiderio più profondo è di continuare a vivere?
Gesù ci accompagna per mano fino alla soglia della morte per farci intravvedere in anticipo il Suo ed il nostro destino, ossia la vita oltre la morte. E lo fa quando risuscita Lazzaro. Ci dimostra che Egli è capace di forzare il limite della morte.
Certo lo fa restituendo a Lazzaro soltanto la vita terrena e non ancora la vita definitiva, ma per far capire che l’“oltre” è possibile.Dimostra così due cose. La prima è che Egli è padrone della vita:” Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv 11, 25). La seconda è l’anticipazione che la tomba dove verrà collocato il Suo corpo non ha l’ultima parola, perché Egli è risorto, è vivo. Dopo la sua morte alle donne andate al sepolcro viene detto: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Lc 24, 5-6). E ciò che è accaduto a Lui, capita a tutti gli uomini che è venuto a salvare.
Del resto se questo non fosse vero perché ci rivolgiamo a Lui come Signore e Dio, gli chiediamo aiuto e lo invochiamo? Perché chiediamo il sostegno della Madonna e dei Santi, se non fossero vivi?
Per quanto il pensiero della morte è triste ed inquietante, tuttavia è temperato dalla certezza luminosa ed entusiasmante che vivremo sempre e insieme.
Quest’anno la preparazione a celebrare la risurrezione è sicuramente un po’ malinconica, rimane comunque il modo per tenere viva ed efficace la prospettiva della risurrezione, che dà sempre coraggio e speranza. È il Signore Gesù stesso ad assicurare: “Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Ed è appunto la certezza della presenza del Signore al nostro fianco, capace di supplire i nostri limiti individuali e collettivi, ad indurci a pensare con fiducia al dopo, quando questa difficile prova sarà superata, e ad impegnarci, secondo le nostre possibilità, con generosa solidarietà e fraternità assecondando il naturale desiderio di riscatto e di ripresa.
Per vivere con spirito di fede e di preghiera le due prossime settimane, che ci separano dalla celebrazione della Pasqua, oltre alle forme che ciascuno di voi segue in casa da solo o con i suoi famigliari: lettura di pagine della Scrittura, Liturgia delle ore, Rosario o S. Messe in collegamento con la propria parrocchia, mi permetto di consigliare la S. Messa quotidiana e l’omelia di Papa Francesco, nostro Vescovo, nella cappella del palazzo di Santa Marta, trasmessa in diretta su Raiuno ( ore 7.00).
Il Signore ci tenga per mano in questo tratto indubbiamente difficile del cammino della nostra
vita.
Vostro
✠ Paolo Selvadagi