La prima giornata del summit del G20 a Roma, “Persone, pianeta e prosperità”, si chiude con l’accordo sulla tassa minima globale per le imprese multinazionali ma senza significativi passi in avanti in materia di transizione ecologica, almeno rispetto agli accordi precedenti. Pesano Russia e Cina ma anche gli attivi finanziari legati alle energie fossili presenti nei bilanci delle maggiori banche mondiali. Ancora una volta, a mancare sono il coraggio e una visione d’insieme sui grandi problemi che scuotono la terra.

L’immagine che nuovamente esce fuori, purtroppo, è quella dei grandi della terra all’interno dei palazzi del potere e dei giovani riversi nelle strade in segno di protesta. E poche speranze per la Cop 26 a Glasgow.

Di segno opposto, due recenti appuntamenti promossi dalla Chiesa: si tratta della manifestazione di Assisi voluta dal Santo Padre per promuovere con i giovani imprenditori ed economisti nuovi modelli di economia improntati alla fraternità e all’equità, e delle recenti giornate della quarantanovesima edizione delle Settimane sociali dei cattolici italiani, svoltasi dal 21 al 24 ottobre a Taranto. La Conferenza Episcopale Italiana, per le giornate pensate e volute dal beato Giuseppe Toniolo per affrontare i temi sociali del Paese, ha scelto proprio la città ferita da una politica industriale che, nel passato, ha drammaticamente separato la salute e il lavoro, la generazione di profitto e la centralità della persona umana e dove gli impianti siderurgici continuano a inquinare.

Entrambi gli appuntamenti, il primo globale e il secondo italiano, offrono un metodo nuovo di affrontare le questioni sociali, economiche e ambientali: da un lato i grandi temi che caratterizzano sin dalle sue origini la Dottrina sociale della Chiesa, una visione organica dei problemi del nostro tempo scevra da ideologie e sempre più attuale, dall’altro lato il protagonismo e il coinvolgimento delle nuove generazioni, chiamate ad una alleanza per il mondo che verrà dopo la pandemia.

La saggezza della Chiesa e la stoltezza del potere. Respiro lungo e respiro corto. Ma oggi lo dobbiamo dire con forza: a cambiare, dopo la pandemia, deve essere il modello di concertazione. La concertazione con le nuove generazioni, soprattutto con chi oltre la protesta esprime una proposta, con i giovani imprenditori, sindacalisti, economisti, operatori, tutti i giorni, del cambiamento, significa l’avvio di un nuovo modello di concertazione e di governance, che guardi già oggi all’impatto futuro delle nostre attuali scelte più importanti e decisive. Da Roma a Glasgow, è ora di coinvolgere i giovani negli accordi globali sul loro futuro.