Pasqua 2022
La risurrezione di Gesù è come la prima eruzione di un vulcano. Essa mostra che all’interno del mondo già brucia il fuoco di Dio, che ricondurrà ogni cosa nell’ardore della sua luce. (K.Rahner)
La pandemia che non passa e la sanguinosa e assurda guerra in Ucraina tingono di tristezza i nostri giorni e portano a chiederci: riuscirà quest’anno la Pasqua a far primavera nel cuore dell’uomo? (don Primo Mazzolari)
Come Maria Maddalena (Gv 20, 11-18), con il cuore pieno di angoscia e gli occhi pieni di lacrime, ci rechiamo al sepolcro. Rifiutiamo di pensare che le immagini, che ogni giorno ci raggiungono attraverso i media, siano solo uno spettacolo, per quanto lontano…
La donna del Vangelo va al sepolcro e mostra con il suo pianto inconsolabile che la morte del suo Signore la tocca profondamente, la ferisce in maniera umanamente inguaribile. Il pianto è protesta contro la morte che non dovrebbe esserci, che sconcerta e sconquassa tutti i calcoli e tutte le previsioni, che introduce nel dipanarsi della storia una frattura che rompe continuamente i già precari equilibri di questo mondo.
“Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Con questa domanda Gesù tenta di farsi riconoscere da Maria accecata dalle lacrime. Il dolore ha questo di tremendo: ci toglie la vista, ci impedisce di riconoscere ciò che abbiamo davanti. È proprio al margine di questa cecità interiore che Gesù si avvicina alla Maddalena e cerca di renderla consapevole di quello che sta vivendo. Da un lato ella sa che tutto è finito, ma dall’altro c’è una parte di lei che non riesce a staccarsi da quel sepolcro, come un’ostinata speranza che le grida dentro di non andarsene.
È Gesù a risolvere tutto, e lo fa con una formula semplice, primordiale: la chiama per nome, come a volerla chiamare di nuovo alla vita.
Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!” – che significa: “Maestro!.
Chi è Cristo? È Colui che ci ricorda il nostro nome quando la vita o il dolore che sperimentiamo ce l’hanno fatto dimenticare. Egli è Colui che ridà nuova vita quando tutto sembra perduto. Egli è la risposta a quella speranza che sa sperare contro ogni evidenza. È la voce che ci chiama in tutte le circostanze della vita in cui possiamo leggere un segno, un tocco dello splendore del Cristo risorto.
Ogni incontro di vera gratuità, ogni impegno a favore degli altri, ogni gesto di autentica fraternità, come ogni ascolto della parola di Dio in profondità è un segno che ci fa fremere interiormente di gioia e di speranza e lascia trasparire la presenza di Colui che è risorto da morte e ci chiama per nome. Compiere questi gesti, collegarli e interpretarli alla luce della Pasqua è il compito affidato a ciascuno di noi, consapevoli che essi sono già una fiammella di quel vulcano che arde sotto le apparenze di questo mondo.
Desidero che il mio augurio arrivi a ciascuno di voi con una stretta di mano, con uno sguardo profondo, con un sorriso senza parole, dicendovi semplicemente: Coraggio. Il Signore è risorto! È risorto per dirci che, di fronte a chi decide di amare, di seminare gesti di fraternità…, non c’è morte che tenga, non c’è tomba che si chiuda, non c’è macigno che non rotoli via. Egli è veramente risorto e continuamente risorge in ogni svolta della nostra vita. Risorga il nostro nome nella Sua voce e il Suo nome nella nostra speranza!
Auguri !
don Antonio
Consulente ecclesiastico nazionale