Pasqua 2023
Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono al sepolcro… (Mt 28, 1)
Ancora nell’oscurità
L’incertezza vissuta negli ultimi mesi non ancora ci abbandona. È doloroso constatarlo, ma non ci sorprende: la guerra in Europa è solo l’ultima di una serie che continua ad insanguinare ogni parte del mondo; la violenza e la sopraffazione sono all’ordine del giorno a tantissimi livelli, la precarietà e la fragilità della vita sono esperienza quotidiana, la diseguaglianza sembra essere inevitabile corollario di ogni attività umana…
Niente di nuovo sotto il sole, dunque.
Ma ecco, ancora una volta, si ripresenta l’annuncio della Risurrezione.
Lasciarsi prendere per mano
I vangeli ci invitano a lasciarci prendere per mano dalle donne del Vangelo, per scoprire con loro il sorgere della luce di Dio che brilla nelle tenebre del mondo. Quelle donne, mentre la notte si diradava e le prime luci dell’alba spuntavano senza clamori, si recarono al sepolcro per ungere il corpo di Gesù. E lì vivono un’esperienza sconvolgente: scoprono una tomba vuota; vedono due figure in vesti sfolgoranti, le quali dicono loro che Gesù è risorto; e subito corrono ad annunciare la notizia agli altri discepoli.
La tomba vuota
La sorpresa inaspettata è che ad attenderle trovano una tomba vuota. Quel corpo che cercavano non c’è, al suo posto un vuoto che mette paura e lascia smarriti. È difficile stare davanti alla tomba vuota. Per Maria lo sguardo è velato dalle lacrime: non vede che il suo dolore, ma dovrà proprio attraversare quel lago di lacrime come si attraversa il mare per entrare nella terra promessa, come si attraversa la morte per entrare nella vita. Per questo l’annuncio della Pasqua è preceduto da una parola che invita al coraggio: non abbiate paura dice l’angelo alle donne.
La Pasqua inizia ribaltando i nostri schemi. Giunge con il dono di una speranza sorprendente. Ma non è facile accoglierla. A volte – dobbiamo ammetterlo – nel nostro cuore questa speranza non trova spazio. Come le donne del Vangelo, anche in noi prevalgono domande e dubbi, e la prima reazione di fronte al segno imprevisto è la paura.
Troppo spesso guardiamo la vita e la realtà con gli occhi rivolti verso il basso; fissiamo soltanto l’oggi che passa, siamo disillusi sul futuro, ci chiudiamo nei nostri bisogni, ci accomodiamo nel carcere dell’apatia, mentre continuiamo a lamentarci e a pensare che le cose non cambieranno mai. E così restiamo immobili davanti alla tomba della rassegnazione e del fatalismo, e seppelliamo la gioia di vivere.
È necessario attraversare la paura, reggere il vuoto, vedere oltre le lacrime, oltre il dolore: perché quel vuoto possa parlare, possa rivolgere una parola inattesa e sorprendente di speranza.
Dalla tomba un buon annuncio, un Vangelo.
Proprio da quella tomba giunge alle donne una parola, un Vangelo, un annuncio: la pietra è tolta, un angelo rivolge loro queste parole: voi cercate Gesù, il crocefisso. Non è qui, è risorto e vi attende in Galilea.
Tornare in Galilea
Vi attende in Galilea: dovete tornare – dice l’angelo – dove tutto è iniziato, dovete riprendere i primi passi della vostra storia con lui, dovete capire da capo quello che è successo e che non è finito. Lo potrete ritrovare nella memoria delle sue parole e delle sue opere, quelle che, mentre accadevano, non potevate capire fino in fondo, ma che ora potete ritrovare e rivivere, perché il Signore è vivo e voi vivrete ancora con lui per sempre.
È in Galilea, la terra dove Gesù ha iniziato la sua missione, che il Risorto chiede a noi di andare, anche oggi.
La nostra galilea è il luogo della vita quotidiana, sono le strade che percorriamo ogni giorno, sono gli angoli delle nostre città in cui il Signore ci precede e si rende presente.
È qui che possiamo trovare il Risorto nel volto dei fratelli, nell’entusiasmo di chi sogna e nella rassegnazione di chi è scoraggiato, nei sorrisi di chi gioisce e nelle lacrime di chi soffre, soprattutto nei poveri e in chi è messo ai margini.
Nelle nostre Galilee, nella vita di tutti i giorni siamo invitati a riconoscere il Risorto. Con Lui, la vita cambierà. Perché oltre tutte le sconfitte, il male e la violenza, oltre ogni sofferenza e oltre la morte, Egli vive e conduce la storia.
Pasqua ci invita ad avere uno sguardo nuovo per guardare in modo nuovo la vita, gli affetti, il lavoro…, per essere pronti a un nuovo inizio, con gli occhi dell’esploratore che anche nel quotidiano non dà nulla per ovvio o scontato ma cerca ogni giorno l’inedito.
Auguri: dalla prosa …alla poesia
Pasqua ci invita ad avere occhi nuovi per staccarci per un po’ dalla terra e sognare, volare, usare le parole come speranze, per reinventare quello che vediamo…
Che la Pasqua sia per tutti una memoria spiritualmente eversiva.
Solo allora questa allucinante vallata di tombe che è la terra, si muterà in serbatoio di speranze.
Chi spera, cammina: non fugge.
S’incarna nella storia, non si aliena.
Costruisce il futuro, non l’attende soltanto.
Ha la grinta del lottatore,
non la rassegnazione di chi disarma.
Ha la passione del veggente,
non l’aria avvilita di chi si lascia andare.
Cambia la storia, non la subisce.
Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti,
non la gloria del navigatore solitario.
Chi spera è sempre uno che “ha buoni motivi”,
anche se i suoi progetti
portano sempre incorporato
un alto tasso di timore.
A queste parole di don Tonino Bello affido il mio fraterno augurio di Buona Pasqua!
d.Antonio Mastantuono