Impresa-lavoro non conflittuali – Cesare Ponti

La PONTI S.P.A, impresa affermata a livello nazionale ed internazionale, nasce come  produttrice artigianale di aceto verso la fine dell’800 (1876) in Sizzano, un piccolo centro in provincia di Novara. Oggi l’impresa impiega circa 170 dipendenti su quattro stabilimenti altamente automatizzati e destinati alla produzione dell’aceto e delle verdure sott’aceto, le così dette “peperlizie”. Cesare Ponti partecipa con il fratello Franco alla gestione dell’impresa e ne è l’amministratore delegato. Entra in azienda ancora ragazzo e respira fin da subito un clima “di fiducia e correttezza reciproci” con i dipendenti, tipico di quelle attività insediate presso piccoli centri di provincia. E’ una condizione assai usuale quando ci si incontra abitualmente dentro e fuori la fabbrica e dove gli amici sono spesso gli stessi figli dei dipendenti. Più tardi sarà chiamato “paternalismo” e il termine verrà nel tempo assolutamente demonizzato, ma è per quelle realtà e per quell’epoca, un fatto del tutto naturale e senza altri scopi speculativi. Con gli anni ’70, a causa di un uso scorretto del “paternalismo” e della diffusione di una cultura di taglio marxista, i rapporti aziendali diventano conflittuali anche presso la Ponti che contemporaneamente deve affrontare una crisi pesante nel settore dell’aceto che provoca una forte selezione tra le aziende del settore.

A tale proposito Cesare dice: “Era necessario ritrovare una coesione tra impresa e lavoratori, altrimenti si rischiava di perdere la competitività necessaria a fronteggiare la concorrenza”. Grazie alla coerenza e alla credibilità (della direzione aziendale) “fu possibile portare le ragioni dell’impresa ai lavoratori e coinvolgerli insieme ai quadri per ricostruire una tensione comune per lo sviluppo dell’azienda”. Nella cultura d’impresa di Cesare Ponti appare dunque determinante la primaria attenzione  rivolta alla persona che vive all’interno della fabbrica e a valori quali, la coesione, la fiducia, la coerenza, la comunione d’intenti, come patrimonio fondante della crescita e dello sviluppo.

“Per quanto ho potuto costatare è fondamentale un rapporto chiaro, trasparente e coerente, perché bisogna rendere evidente che tutti vengono valorizzati con lo stesso identico metro; altrettanto importante è chiarire che non esistono sistemi organizzativi perfetti ma solo meno imperfetti e migliorabili con la collaborazione, così come è necessario accettare che gli errori fanno parte dei limiti umani, abituandosi a riconoscerli per primi”. La cura della persona come centro portante dell’economia d’impresa, si estende nella Ponti, all’ambiente di lavoro, all’organizzazione, alla responsabilizzazione dei singoli operatori e tutto ciò coinvolgendo il Consiglio di Fabbrica e naturalmente il Sindacato stesso. Ai nostri giorni tre sono gli stabilimenti Ponti che producono oltre 45 milioni di bottiglie d’aceto di vino all’anno, superando in produttività tutta la concorrenza italiana ed estera. “Questo risultato è stato raggiunto in un settore con elevata competizione, a bassissimo valore aggiunto, per il quale è stato determinante l’apporto di un ambiente di lavoro solidale e teso a massimizzare l’efficienza e a comprimere tutti i costi”. I risultati eclatanti nel campo della produzione dell’aceto, hanno invece vissuto un travaglio assai sofferto nella produzione delle verdure sotto aceto, dove sono impiegate una cinquantina di persone, in prevalenza femminili. Era avvenuto una sorta di contrasto generazionale aggravato dal passaggio della produzione da un paese ad un altro, Ghemme, distante qualche chilometro da Sizzano. Le donne anziane, professionalmente più preparate, si disaffezionavano nei nuovi ambienti di lavoro; le giovani, mancavano totalmente del valore di appartenenza. Nelle une e nelle altre andava dissolvendosi il senso della responsabilità….

“Questa tendenza era fonte di notevole preoccupazione perché eravamo consapevoli che la qualità dei prodotti si ottiene solo con lavoratori motivati ed in particolare nel settore delle verdure dove l’intervento manuale e quindi la singola responsabilizzazione sono indispensabili …”. La ricerca ostinata di trovare armonia, consenso, comunione d’intenti, induce la Ponti ad una scelta strategica, certamente originale e del tutto coraggiosa per i tempi in cui si è realizzata: quella di coinvolgere lo stesso Sindacato (attraverso una società di consulenza di matrice sindacale) per la soluzione del problema.

Sono quattro le considerazioni che fanno orientare la scelta verso tale collaborazione:

La percezione di un interlocutore (il segretario della CISL) dotato di una visione “partecipativa”.

La convinzione che anche il sindacato dovesse trovare altre strade di consenso che non fossero di concezione antagonista.

La valutazione che i vantaggi derivanti da un cambiamento consensuale sarebbero stati notevoli.

La consapevolezza che anche nei dipendenti stesse crescendo il bisogno di cambiamento e di collaborazione per il rilancio dell’impresa.

Si predispongono quindi alcuni corsi di aggiornamento prima limitati ad alcuni responsabili poi, estesi a gruppi via via più numerosi; da questi incontri si creano condizioni di collaborazione, coinvolgimento, dialogo e nasce una proposta di una nuova struttura organizzativa “basata sul passaggio dall’organizzazione per mansioni alla organizzazione per ruoli”.

Il concetto di fondo sta nel sostituire l’adesione ad un mansionario rigido e vincolante con un sistema di autonoma responsabilizzazione nella attività svolta. E’ un cambiamento organizzativo di tipo strategico che di fatto crea nella singola persona una  benefica sensazione di imprenditorialità.

I vantaggi di tale cambiamento si manifestano quasi immediati e sono così sintetizzati da Cesare:
-cambiamento quasi radicale del clima di lavoro;
-maggior attenzione nella qualità dei prodotti;
-individuazione ed accettazione di diversi livelli di responsabilità;
-riconoscimento delle qualità di leader fra i dipendenti;
-maggior coinvolgimento e dialogo tra la direzione, quadri e lavoratori;
-possibilità di comporre il consiglio di fabbrica con persone competenti e motivate”.

E in conclusione:

“la riscoperta di una tensione verso i comuni interessi”

La testimonianza di Cesare Ponti termina con un preciso riconoscimento alla profetica Enciclica di Giovanni Paolo II, la Centesimus Annus che indica all’Impresa di essere, efficienza economica, comunità di lavoro, qualità estesa a prodotto, servizio e ambiente.

“L’Enciclica non si limita a richiamare un maggior dialogo e collaborazione, ma sottolinea che tutte le parti sociali (…) devono contribuire a svolgere un’azione culturale per sviluppare un maggior senso di responsabilità nei confronti dell’Impresa”.

La cura dei rapporti sociali della società Ponti S.p.a. si estende anche all’esterno dell’impresa con la partecipazione e la divulgazione delle attività del Banco Alimentare, devolvendo allo stesso circa il 2% degli utili societari, sostenendo attività rivolte ai giovani, alla casa per gli anziani, alle parrocchie dei comuni limitrofi, e alla casa delle ragazze madri.

Le famiglie Ponti hanno inoltre istituito un fondo di 400.000 Euro al fine di sostenere le attività socio-assistenziali e culturali dei propri paesi di Sizzano e Ghemme nonché le attività di sostegno dei disabili della provincia di Novara.