L’azienda GRECAV S.P.A. si trova ad una ventina di chilometri da Mantova, a Gonzaga. Nasce nel ’56 come produttrice di componenti per carrozzerie e macchinari agricoli. Oggi produce vetturette per persone, macchinari agricoli per la raccolta del mais, cingoli di gomma e collabora con Piaggio alla costruzione di un Porter Maxi. Esporta il 50% della propria produzione. Impiega un centinaio di persone di cui circa settanta uomini e 30 donne. Sandro Grespan, che ha seguito le orme del padre, fondatore della Società in collaborazione con un altro socio, ne è l’attuale Amministratore Delegato, oltre a ricoprire la carica di Presidente della Sezione mantovana dell’UCID. La testimonianza di Sandro Grespan, più oltre riportata, andrebbe trasmessa quasi integralmente perché sinteticamente esaustiva del pensiero, delle scelte e dell’etica imprenditoriale del suo estensore. A noi pare importante sottolineare alcuni aspetti particolarmente significativi che si evidenziano e che discendono da una concezione d’impresa che non può prescindere dalla difesa della famiglia. Impresa e famiglia sono concepite come un tutt’uno, anzi l’una e l’altra non solo si integrano ma reciprocamente si sostengono comportando benefica reciprocità. E’ la donna il fulcro e la mediatrice fra la fabbrica e la famiglia e l’impegno dell’imprenditore è quello di permettere alla donna di contemperare la vita d’impresa con la vita della famiglia.
Dice Grespan proprio nella prima parte della sua testimonianza: “Nel lontano ’92, ho fatto una scelta importante nella gestione del personale, specialmente quello femminile: al momento dell’assunzione annunciavo alle neoassunte impiegate che nel corso della loro permanenza come nostre dipendenti, sarebbero state libere di scegliere la struttura dell’orario di lavoro che più conveniva loro, qualora fossero diventate madri”.
Tale impegno era una “promessa non formalizzata” e non sottoscritta. Ci sembra di dover evidenziare che questa promessa “non formalizzata” e neppure sottoscritta magari in una qualche scrittura privata fra le parti contraenti, voleva sottointendere un rapporto essenzialmente fondato sulla fiducia che superava i sistemi organizzativi del passato dove il rapporto di dipendenza era condizionato da mansionari rigidi ed asettici che ne indicavano funzioni, dipendenze, spazi di responsabilità e limiti relazionali. Nel voler enfatizzare l’organizzazione, quel sistema si è dimostrato di fatto troppo vincolante, inefficiente e spesso controproducente in quanto si viene ad annullare l’autonomia, l’iniziativa e in sostanza la creatività potenziale insita in ogni persona. La “promessa” di Grespan conteneva la sapiente intuizione che ogni rapporto, ogni contratto fra le persone, assume o deve assumere un ampio spazio di discrezionalità e di reciproca fiducia, i cui frutti non potevano certo mancare. Possiamo immaginare l’ansia della prima donna rimasta incinta quando si è presentata a “verificare” nei fatti la promessa a suo tempo contratta.
La risposta di Grespan è stata, riportando le stesse espressioni della testimonianza: “Alla richiesta risposi che poteva fare ciò che voleva purchè il suo bambino ne traesse giovamento. …”
Quella donna poteva crescere il suo bambino senza perdere il suo posto di lavoro!
Da un gesto di gratuità, nasce spontaneamente un gesto di gratitudine che inevitabilmente si esplicita in fedeltà verso l’azienda e disponibilità all’impegno. Infatti, come più avanti si sottolinea, di fronte ad una profonda crisi aziendale, si è manifestato un mutuo soccorso sottolineato da un crescente impegno svolto per giunta gratuitamente. Una ulteriore innovazione fuori dagli schemi tradizionali, introdotta grazie alla reciproca fiducia nonché alle nuove tecnologie informatiche, è stata l’adozione del telelavoro, ovvero della possibilità di operare in rete con l’azienda, direttamente dalle proprie abitazioni. Non può certo sfuggire come l’ottica di Sandro Graspan, senza trascurare ovviamente la cura e lo sviluppo aziendale si ponga a difesa della famiglia nella convinzione che l’economia d’impresa debba passare, anzi debba essere sottoposta all’economia della famiglia stessa.
In cinque punti si elencano le motivazioni di questo credo convinto nella famiglia e in particolare nella donna come elementi portanti per l’impresa; ne riportiamo i tratti più salienti:
1) Alle donne interessa soprattutto la famiglia …. nella famiglia la loro priorità sono i figli.
2) Per le donne il lavoro è strumentale per la crescita dei figli e l’aiuto alla famiglia …
3) Non è vero che all’azienda costi più di tanto un atteggiamento di tolleranza di fronte alla necessità delle giovani madri …
4) Le donne impiegate nell’impresa hanno ricambiato (a fronte del dono ricevuto) con gli interessi, in termini di aumentata efficienza … ed aumentata disponibilità verso l’azienda.
5) Dobbiamo essere convinti che l’azienda è per le famiglie: il suo sviluppo si traduce in pratica nello sviluppo delle famiglie dei suoi dipendenti.”
In conclusione si afferma che, “I valori della famiglia vengono prima dei valori della politica, dei valori dell’azienda. E’ l’azienda che è per le famiglie e non viceversa”. Grazie alla creazione di fiducia reciproca e alla consapevolezza di un clima di fedeltà e coesione, l’azienda si pone oggi in una posizione di maggiore efficienza e competitività.