Michele Motta e la SAME-Trattori

Michele Motta (oggi un vispo ottantasettenne) ha studiato presso l’Istituto Tecnico Commerciale di Treviglio, Si iscrive nel lontano 1938 all’Università Bocconi di Milano ma incontra casualmente e in modo “provvidenziale” il prof. Giuseppe Lazzati che lo trasferisce alla Università Cattolica ancor prima dell’inizio dell’anno accademico. Presso la Cattolica, avviene la sua formazione culturale e morale con maestri di alto profilo quali, Fanfani, Vito, Dell’Amore, Boldrini, Onida e scopre, condividendone la dottrina, “l’umanesimo integrale” di Maritain che pone al centro di ogni attività la persona umana. Pensa di intraprendere la carriera universitaria, “la mia vocazione”, ma la guerra incombe e intraprende la scuola allievi ufficiali negli Alpini.  Per il rifiuto di aderire alla Repubblica Sociale, viene “ricercato” con destinazione certa, in un carcere della Germania, ma la SAME di Treviglio (allora militarizzata in quanto costruttrice di motori) lo assume con la qualifica di Responsabile Generale.

Con i fratelli Cassani, allora proprietari della SAME, si realizza una feconda sinergia di vedute e di operatività non prive di fatiche, delusioni, insuccessi, ma sempre sostenute da una fiducia incrollabile secondo l’ispirazione Paolina che “la fede è fondamento delle cose sperate”. L’orientamento (quasi una follia) è quello di costruire trattori agricoli, sfidando colossi quali FIAT, LANDINI, LAMBORGHINI (poi acquistata), FORD, FERGUSSON, JON DEER e DEUTZ!

Una follia appunto ma sostenuta da una convinzione precisa di voler credere nelle capacità umane quando queste sono sostenute da una piena fiducia e da una adeguata formazione. “Compresi che bisognava puntare sulla persona, sia all’interno che all’esterno dell’azienda, che non sarebbe bastata la fiducia ma era necessaria la formazione delle singole persone”. Fiducia e formazione diventano le fondamenta dello sviluppo: “Il lavoro divenne così da fatica a dono e mezzo per raggiungere i traguardi che dovevamo di volta in volta superare.” Gli operatori, da alcune decine, diventano centinaia e poi migliaia; la produzione di trattori, 33 il primo anno, sarà di oltre 10.000 dopo i trent’anni di presenza in SAME.

Michele Motta si convince che la dote di un vero menager è quella di essere prima di tutto un “uomo integrale” ovvero dotato di grande senso umanitario, di preparazione tecnica e di piena assunzione delle responsabilità quasi fosse l’imprenditore stesso. Ormai cinquantenne, si sottopone a corsi di aggiornamento manageriale sia a Londra che a Fontainbleau e sottopone a corsi di aggiornamento anche i dipendenti, costruendo una capillare rete commerciale dove… “Da un calcolo sicuro, ogni giorno, duemila persone almeno, parlavano della SAME sui mercati, nelle Fiere e presso le tenute agricole”.

Nel giro di pochi anni la SAME diventa la seconda produttrice d’Italia e la quinta all’estero.  Frutto di questo successo è anche la cura delle relazioni umane con i dipendenti e i collaboratori esterni all’azienda: “quando ricevevo un agente mi proponevo di chiedere della situazione personale …. Non davo la sensazione della fretta, di voler sbrigare l’incontro al più presto … Io ero a sua disposizione ….”

Questo atteggiamento viene riproposto agli stessi dipendenti secondo alcune regole di comportamento, di cui l’esempio seguente è qui rivolto al capo degli acquisti:

Prima: mettere a proprio agio il fornitore …. senza imporsi ma esponendo le proprie ragioni ...
Seconda
: non fare attendere il fornitore per più di pochi minuti, altrimenti avvisarlo personalmente…
Terza
: il fornitore va certo controllato ma in via preventiva va aiutato ed istruito dal punto di vista tecnico o anche se necessario… finanziario.

Per terminare, mi pare doveroso trasmettere integralmente la sintesi della  testimonianza di Michele Motta che delinea in modo preciso quanto, creduto, vissuto e operato nel corso della sua attività manageriale all’interno della SAME:

“Se il tuo lavoro lo senti dono e vocazione tu lo devi svolgere e sviluppare secondo i tempi, i luoghi e le cangianti situazioni che si presentano, sempre in umiltà e con la coscienza di essere strumento di creazione”.