Umanità Comunque – Lucio Marcotullio

Lucio Marcotullio appartiene a quella categoria di imprenditori, forse in via di estinzione, dove fierezza, entusiasmo, missionarietà si fondono nella voglia di intraprendere.  Il suo percorso di imprenditore e dirigente si dipana per quasi cinquant’anni a Penne, nella “quiete collinare dell’appennino abruzzese”, a partire dal primo dopoguerra, nel 1959. Eredita il prestigioso marchio di sartoria dell’atelier “Brioni”, noto per le sfilate delle splendide collezioni maschili, “riconosciuto precursore e ambasciatore della moda classica italiana nel mondo”, che in quegli anni prende il nome della ragione sociale definitiva: la “Brioni Roman Style-S.p.a”.

Marcotullio, come lui stesso si auto-descrive, “con la passione del pioniere e l’entusiasmo dell’esploratore…”, si appresta ad impostare “una attività imprenditoriale d’avanguardia, di superiore impostazione industriale, capace di rovesciare le ragioni dell’inarrestabile declino dell’antico mondo artigiano…”

Una idea, quella di Marcotullio, del tutto rivoluzionaria e controcorrente che avvalendosi delle tradizioni locali di sartoria, ricamo e cucito, ormai “stanche”, rivaluta la  “sartoria” classica ed italiana, la rende capace di produttività, di specializzazione e in definitiva di eccellenza per poter essere distribuita sui mercati internazionali. “Una impresa ardua e in controtendenza, come sarà tutto il successivo divenire, all’interno di un mondo ritenuto superato ed in via di estinzione”.  La “manualità” insita nell’alta qualità della produzione, impone una altrettanto alta occupazione, tant’è che dalle 46 persone impiegate agli inizi dell’attività, si passa senza alcuna sorta di interruzione alle 1500 attuali dipendenze.

Una prima considerazione di questo indiscutibile successo imprenditoriale riguarda l’aver potuto conservare in larga parte tutto quel patrimonio sociale, culturale, ed artigianale, tipico dell’appennino abruzzese che sarebbe certamente andato perduto con le nuove tecnologie di produzione dell’abbigliamento di massa. Ma ancor più meritoria, appare la creazione di opportunità di occupazione in loco, evitando un ulteriore e malaugurato esodo della popolazione verso la pianura e i centri maggiormente abitati.

Scrive Marcotullio: “ …Lo straripante lavoro manuale, specie femminile e l’importanza della formazione specie giovanile, mi hanno fatto riservare, fuori dai compiti propri di un amministratore, la delicata e complessa cura dei rapporti di lavoro”. Da questa attenzione alla persona, nascono colloqui selettivi, scelte formative,  inquadramenti atti allo sviluppo delle carriere, cura e conoscenza dei problemi personali  e familiari, nello spirito di cristiana considerazione dell’altro.

Ciò che poteva sembrare tempo perso, compito improprio di un amministratore, si traduce invece nell’investimento più prezioso per l’azienda che cresce in produttività e qualità, passando dalle 40, 50 ore di lavoro della operazione sartoriale per un solo vestito, alle 20, 25 ore della nuova realtà. La cura dell’aspetto umano, ripaga dunque abbondantemente.

Marcotullio, così descrive con entusiasmo i frutti del suo cammino imprenditoriale: “Niente ritmi di catena di montaggio e niente vagabondaggio di bottega, umanesimo vero e taylorismo in chiave di autogestione ….. Una bottega rinascimentale riproposta in un ritrovato equilibrio di creatività e talento esecutivo”. E ancora: “Tante innovazioni organizzative del lavoro dentro e fuori la fabbrica, ricondotte sempre alle logiche del bene comune in cui il problema della produttività aziendale è conseguenza della responsabilità sociale di ciascuno. Le responsabilità sono attribuite dentro una organizzazione funzionale, corta e piatta con scarsa formalizzazione ed alta discrezionalità….; evento straordinario, l’assenza di alcuna vertenza in tutti i 50 anni di gestione dell’impresa.  Al ricambio generazionale nonché al mantenimento di una alta capacità professionale, Marcotullio provvede con la fondazione di una apposita scuola di formazione, la “Scuola Superiore di Sartoria Nazareno Fonticoli” per una quindicina di allievi guidati da due maestri sarti del luogo. L’idea è quella di riprodurre in modo moderno una vera “bottega” dell’ apprendimento dove nasce anche l’amore e la sensibilità al bello!  L’attività lavorativa viene concepita da Marcotullio come parte integrante della vita in una comunità dove debbono coesistere vita privata e vita pubblica legate al territorio e alla sua storia.

Per concludere il nostro commento ci sembra utile trasmettere integralmente la sintesi del pensiero con il quale Marcotullio chiude la sua testimonianza:

“Uno stile aziendale di prodotto, una gestione personale delle relazioni umane, interna all’azienda ma rivolta anche all’esterno, una rivoluzione industriale alla rovescia, visto che il profitto rappresenta un punto di partenza e non di arrivo, e l’uomo il suo obbiettivo più importante, hanno dato luogo ad una cultura d’impresa che guarda la propria identità produttiva contemporaneamente come grande contributo al mercato mondiale della più alta qualità e come motore di sviluppo economico-sociale per la crescita umana, culturale e spirituale del proprio piccolo, storico territorio.