Il credito svolge la funzione di ponte tra il presente e il futuro e rappresenta uno strumento fondamentale per lo sviluppo in generale e per quello dell’agricoltura in particolare.
Il credito purtroppo, a livello mondiale, risultata una categoria ancora più concentrata della ricchezza e del reddito. Le tre variabili risultano collegate tra loro. Una percentuale limitata della popolazione mondiale beneficia di quasi tutto il credito disponibile. Secondo le Nazioni Unite, il 20% più ricco della popolazione mondiale accede al 95% del credito complessivamente erogato. I più danneggiati sono naturalmente i poveri e soprattutto il mondo rurale.
Il circolo vizioso è semplice: il basso reddito dei paesi poveri consente risparmi bassi o nulli e quindi una scarsa o nulla accumulazione di ricchezza. La ricchezza è la garanzia per l’accesso al credito e pertanto i poveri sono i primi ad essere esclusi o razionati nel beneficiare dei canali ordinari di finanziamento per mancanza o insufficienza di garanzie. Senza credito non si innesca il meccanismo dello sviluppo e si perpetua la trappola della povertà. Spesso il povero è stretto tra due morse: l’acquisto della materia prima a prezzi elevati e la vendita allo stesso fornitore del prodotto finito a prezzi bassissimi.
Di fronte a questa situazione, si sono sviluppate storicamente forme sussidiarie e solidali per consentire l’accesso al credito da parte delle popolazioni povere e soprattutto di quelle che lavorano la terra. Pensiamo ai nostri monti di pietà e ai monti frumentari del quattordicesimo secolo, che servivano anche a sfuggire all’usura. Ed anche all’Italia del 1800, in cui hanno avuto un forte sviluppo le casse rurali, sotto la spinta della grande enciclica sociale Rerum novarum del 1891 di Leone XIII. Praticamente ogni parrocchia, cioè il terminale finale sul territorio, aveva promosso la nascita di una cassa rurale per far fronte ai bisogni dell’economia agricola sia per i finanziamenti di esercizio che per quelli di miglioramento e di investimento in capitali fissi. Vengono in questo modo applicati due grandi principi della Dottrina Sociale della Chiesa: la sussidiarietà e la solidarietà.
Monti di pietà e casse rurali rappresentano a buon diritto gli antenati del microcredito e della micro finanza, che hanno avuto un forte sviluppo in tutto il mondo nel secondo dopoguerra e, soprattutto, nel mondo rurale, sulla spinta di Muhammed Yunus, Premio Nobel per la Pace, che ha creato in Bangladesh la Grameen Bank (la banca del villaggio) e le attività che si sono sviluppare intorno ad essa, con un ruolo fondamentale della donna e del prestito di gruppo.
Come risulta dall’evidenza empirica, il microcredito ha l’importante caratteristica di essere anti-ciclico, cioè di non diminuire quando il ciclo economico diventa negativo e le banche razionano il credito, soprattutto alle persone, alle famiglie, alle imprese più piccole che sono localizzate nelle aree svantaggiate. Si tratta di una importante caratteristica del microcredito che va incontro alle esigenze dei soggetti esclusi dai normali canali di finanziamento.
Le cause che impediscono l’accesso ad un prestito bancario sono le procedure troppo complesse, i tassi di interesse troppo gravosi, l’insufficienza o la mancanza di garanzie, le dimensioni del prestito e la durata insufficienti, la richiesta di pagamenti informali per ottenere il prestito, la sfiducia nell’approvazione.
Sulla scia del successo della Grameen Bank negli ultimi trent’anni sono sorte numerose organizzazioni specializzate nel microcredito e nella micro finanza, molte delle quali di iniziativa pubblica, la cui importanza per sconfiggere la povertà e promuovere lo sviluppo è stata riconosciuta dalle Nazioni Unite con la risoluzione 52/194 del 18 dicembre 1997. La stessa Banca Mondiale opera da più di vent’anni nel microcredito attraverso il suo braccio finanziario, la IFC (International Finance Corporation).
Secondo i dati del Microcredit Summit Campaign, le istituzioni di microcredito e di micro finanza sono nel mondo più di 4 mila e raggiungono oltre 200 milioni di persone, di cui oltre la metà di poveri. Le donne si confermano come principali destinatarie delle operazioni di microcredito e mostrano i più alti tassi di solvibilità. La tendenza del numero dei destinatari negli ultimi anni indica una certa stabilizzazione, dopo un decennio di costante crescita. Negli ultimi anni tende a calare il numero dei destinatari di microprestiti al di sotto della soglia di povertà assoluta. La distribuzione geografica dei clienti poveri di microcredito vede il primo posto dell’Asia e del Pacifico, seguita dall’Africa sub-sahariana, dal Nord Africa-Medio Oriente e dall’America Latina.
Il microcredito può fare molto per il sostegno e lo sviluppo dei circa due miliardi di piccoli imprenditori agricoli su base familiare che rappresentano un terzo della popolazione mondiale. Si tratta, in fondo, di applicare un nuovo modello di sviluppo economico globale di cui parla Benedetto XVI nella Caritas in veritate e ripreso da Papa Francesco nell’Enciclica sociale Laudato si’. “Mi pare il momento, afferma Benedetto XVI, per un richiamo a rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il nostro futuro”.
Facilitare l’integrazione economica dei paesi poveri e accrescere il loro livello di vita conviene non solo ai paesi poveri ma anche a quelli ricchi, i cui modelli di consumo sono ormai saturi. Questo vale soprattutto per l’agricoltura che deve avere un ruolo importante nel nuovo modello di sviluppo economico globale. E’ pertanto fondamentale la cooperazione economica internazionale in agricoltura e l’Italia, in questo campo, ha grandi possibilità da esprimere.