Si è svolto a Roma il giorno 20 febbraio 2014 un incontro con i promotori della Campagna organizzata dalla Focsiv e dalla Caritas Italiana per raccogliere l’appello di Papa Francesco “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”. Alla campagna aderisce l’Ucid come promotore, assieme ad una trentina di movimenti e associazioni.
All’incontro ha partecipato il Segretario Generale della nostra associazione, Dott. Giovanni Scanagatta.
Durante l’incontro si è discusso dell’aggiornamento degli organismi aderenti alla campagna, degli aspetti comunicazionali in vista della presentazione della campagna del 28 febbraio prossimo, del sito internet, di alcuni progetti.
Nel corso dell’incontro è stata distribuita la sintesi del documento di base, articolata nei seguenti punti: le ragioni di un impegno e il superamento degli obiettivi di sviluppo del millennio; il cibo giusto per tutti; una finanza al servizio dell’uomo per un cibo giusto per tutti; la costruzione della pace attraverso un cibo giusto per tutti.
Nel documento di sintesi si citano alcuni passi dell’insegnamento sociale della Chiesa con riferimento specifico al diritto al cibo da parte di tutti i popoli della terra. Si tratta, in particolare, della Pacem in Terris di Giovanni XXIII, della Caritas in Veritate di Benedetto XVI e della Evangelii Gaudium di Papa Francesco.
Viene sottolineato il fatto che a livello mondiale la disponibilità di cibo sarebbe più che sufficiente per sfamare tutta la popolazione del mondo. Ciò non avviene perché i poveri del mondo non hanno disponibilità monetarie per procurarsi il cibo e questo fenomeno si accompagna a quello degli enormi sprechi di cibo da parte dei paesi ricchi. Viene posta sotto accusa la Politica Agricola Comunitaria (PAC) che sostiene artificialmente le produzioni dell’agricoltura europea, con risorse impiegate che superano largamente gli aiuti ai paesi in via di sviluppo. Di fronte alla fame nel mondo abbiamo poi spese militari enormi: 1.750 miliardi di dollari a livello mondiale nel 2012.
Gli organismi aderenti alla campagna hanno presentato dei contributi al tema che saranno utilizzati per il lancio della campagna che si terrà il 28 febbraio prossimo a Roma.
Viene qui di seguito riportato il contributo presentato da parte dell’Ucid.
La fame nel mondo coinvolge circa un miliardo di persone, una persona su sette a livello di popolazione mondiale.
La responsabilità dei paesi ricchi nei confronti di quelli poveri che soffrono la fame è quindi grande. Essa lo è ancora di più per i cristiani, perché il Vangelo contiene il comandamento di amare il nostro prossimo come noi stessi, riflesso dell’amore di Dio verso gli uomini fatti a sua immagine e somiglianza.
Dobbiamo per questo raccogliere la sfida che ci ha lanciato il grande Papa Giovanni Paolo II: globalizzare la solidarietà, coniugandola con un altro grande principio della Dottrina Sociale della Chiesa che è la sussidiarietà. La solidarietà senza sussidiarietà crea dipendenza e appiattimento dell’iniziativa dei singoli e delle loro libere associazioni, mentre la sussidiarietà senza solidarietà crea egoismi localistici e scarso interesse per il prossimo.
Nei paesi poveri che soffrono la fame bisogna pertanto creare le condizioni per lo sviluppo e la costruzione del bene comune, che è bene di tutti e non solo di alcuni privilegiati. Tutti, senza esclusione alcuna, devono partecipare ai benefici dei processi di sviluppo economico.
L’aiuto pubblico allo sviluppo ha fallito e bisogna pertanto puntare direttamente sulle iniziative dei poveri per uscire dalla povertà, con interventi dal basso.
Quello che è importante non è l’offerta di solidarietà, ma il governo della domanda di solidarietà, attraverso lo sviluppo economico e sociale. Con lo sviluppo economico e sociale dei paesi poveri tende naturalmente a ridursi la domanda di solidarietà. Per questo l’economista Robertson parla della necessità di sviluppare la cooperazione con i paesi poveri attraverso il commercio e non l’aiuto (trade and not aid).
Il settore che deve riguardare per primo queste azioni è quello dell’agricoltura, il cui sviluppo consente di uscire dalla fame e dalle soglie della povertà. Occorre aiutare i paesi che soffrono la fame nel campo della formazione e del progresso tecnico in agricoltura, nei suoi diversi aspetti (meccanizzazione, scelta delle sementi, ecc.).
Per lo sviluppo dell’agricoltura nei paesi poveri per fronteggiare il dramma della fame è importante l’accesso al credito. Esso, come è noto, viene negato ai poveri dai canali normali bancari per mancanza o carenza di garanzie. Soccorre allora lo strumento del microcredito, che consente di assicurare ai poveri che operano in agricoltura piccole somme di denaro a ridotti tassi di interesse e senza garanzie. E’ importante il prestito di gruppo che garantisce in solido la restituzione del microcredito ricevuto. Tali gruppi sono spesso formati da donne che mostrano alti tassi di solvibilità. L’Ucid si è mossa da tempo in questo campo con due pubblicazioni: la prima su microcredito, origine e prospettive tra solidarietà e sussidiarietà; la seconda su microfinanza e giovani imprenditori nel Mezzogiorno, applicando il modello del senior partner nelle nuove imprese giovanili. Tali applicazioni riguardano anche la nascita di nuove imprese giovanili nel settore dell’agricoltura.