E’ passata sotto silenzio nei giornali e nei media la notizia del processo in corso presso il Tribunale di Trani nei confronti delle agenzie di rating Standard and Poors’ (S&P) e Ficht. Stupisce anche che lo Stato Italiano non si sia presentato al processo come parte civile per gli enormi danni subiti.
Il fatto riguarda il periodo tra maggio 2001 e gennaio 2012 in cui le citate società hanno reso pubbliche le analisi sul drastico declassamento dell’Italia e del suo debito pubblico, con effetti devastanti sul bilancio in termini di impennata degli oneri per interessi sul debito e sui derivati per la copertura del rischio Italia (CDS-Credit Default Swap).
L’impianto accusatorio è basato sugli enormi conflitti di interesse tra le società di rating e le grandi banche internazionali, in primis la Morgan Stanley. Tali conflitti riguardano il fatto che le grandi banche internazionali controllano il capitale delle società di rating e pagano le società stesse per i servizi di valutazione dei rischi delle stesse banche. E ciò perché le banche necessitano del rating per il collocamento sul mercato dei loro titoli di debito per la raccolta del risparmio. La Morgan Stanley è stata messa, tra gli altri istituti, sul banco degli imputati, anche per le enormi speculazioni sui derivati over the country (otc). Morgan Stanley è azionista di S&P. A volte tali grandi banche internazionali sono state condannate al pagamento di enormi sanzioni, che però rappresentano una frazione minima dei guadagni realizzati con le speculazioni.
Tra le varie operazioni altamente speculative di Morgan Stanley connesse al declassamento del rating dell’Italia, viene qui ricordata quella di un derivato sottoscritto con il Tesoro italiano nel 1994. Si trattava di un classico derivato capestro, a seguito dell’impennata dei tassi di interesse. Per questo, il valore del derivato era arrivato a 2,5 miliardi di euro. Il derivato fu messo all’incasso nel corso del 2012, un periodo di grande difficoltà per il debito pubblico italiano. Non pochi dirigenti del Tesoro italiano sollevarono diversi dubbi sulla liceità di quella richiesta, chiedendo ulteriori valutazioni, ma tutto cadde nel silenzio. La Morgan Stanley ha portato a giustificazione della sua richiesta di monetizzazione del derivato, il fatto che le autorità monetarie di vigilanza americane ed inglesi avevano fatto presente l’eccessiva esposizione della banca nei confronti della Stato italiano.
La vera ragione degli attacchi contro il sostituto procuratore di Trani, Michele Ruggiero, sta nel fatto che a Trani si sta celebrando il primo, e finora unico, vero processo a livello internazionale nei confronti delle agenzie di rating. Nemmeno negli Stati Uniti si sono tenuti dei veri processi contro di loro. Anche per questo sarebbe stato opportuno che il Governo italiano si fosse costituito parte civile a Trani. Ecco perché la grande finanza mondiale sta facendo di tutto per far passare sotto silenzio il processo in questione.
Possiamo trarre qualche conclusione sulle gravi anomalie delle società di rating per il processo che è oggetto della presente nota. E’ sempre più urgente sottoporre le società di rating alla vigilanza delle autorità monetarie. Ma le autorità monetarie di quali paesi? Qui sorge un grosso problema riguardante la globalizzazione dei mercati finanziari, sotto la spinta della potenza pervasiva delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, riguardante la necessità di una vigilanza a livello mondiale sulla base di precisi accordi tra le banche centrali di tutto il mondo.
Ciò si rende necessario a causa dei gravi danni che ricadono alla fine su tutti i cittadini del mondo in seguito ai gravi comportamenti speculativi di cui si è parlato. Un ingiustificato declassamento del debito di un determinato Paese da parte delle società di rating provoca un innalzamento dei tassi di interesse sui titoli del debito pubblico. La conseguenza è un aumento del deficit pubblico che viene fronteggiato con innalzamento della tassazione a carico dei cittadini. Per tutto questo, i cittadini avrebbero diritto di intentare una causa in class option nei confronti delle società internazionali di rating.