Il principale punto di forza delle nostre piccole e medie imprese è rappresentato dalla loro maggiore flessibilità e prontezza nel cogliere le opportunità offerte dalle alterne vicende del ciclo economico. Lo abbiamo visto in diverse occasioni cicliche, perché le piccole e medie imprese hanno colto per prime le opportunità offerte dalla ripresa trainata dalle esportazioni, ampliando e consolidando le loro quote sui mercati esteri attraverso il dosaggio dei vantaggi della ripresa tra quote e margini, in relazione al carattere concorrenziale dei mercati.
I punti di debolezza si collocano sul medio e lungo periodo. Si tratta di punti di debolezza di carattere strutturale riguardanti le tecnologie, gli investimenti il capitale umano, la qualità dei prodotti e dei processi produttivi, la finanza, l’organizzazione e al qualità della gestione, la presenza sui mercati internazionali.
Le difficoltà maggiori delle piccole e medie imprese appaiono, attualmente, più sul piano finanziario che reale. Non occorre tuttavia mai dimenticare che le radici della crescita devono fondarsi sulle variabili reali, rispetto alle quali la finanza può costituire un vincolo o un’opportunità.
La capacità di competizione oltre il breve periodo delle piccole e medie imprese, come pure delle grandi, è infatti strettamente correlata alla capacità di accumulazione materiale e immateriale, all’innovazione non solo dei processi ma anche dei prodotti, ai modelli organizzativi, alla presenza sui mercati interni e internazionali.
Ci si chiede se la presenza nel nostro Paese delle imprese di piccole e medie dimensioni costituisca più un vincolo che un’opportunità, un fattore di debolezza piuttosto che un fattore di forza. L’evidenza empirica tende a suggerire che il fattore dimensionale abbia un’importanza relativa nel determinare il successo di un’impresa. Sembra invece esistere una correlazione forte tra la capacità di un sistema industriale basato su imprese di piccole e medie dimensioni di essere competitivo, e la capacità di collegamento a rete tra le imprese di diverse dimensioni. Tale collegamento può avvenire attraverso i gruppi, attraverso i distretti industriali o altre forme: fattori di cooperazione, di competizione e di organizzazione stanno alla base di tali fenomeni.
E’ fondamentale per le imprese di piccole e medie dimensioni migliorare le economie esterne di tipo “ambientale”, dai sistemi infrastrutturali, all’offerta di servizi reali, al trasferimento delle tecnologie, alla ricerca, alla formazione del capitale umano e ai processi di internazionalizzazione.
La quarta rivoluzione industriale (Industria 4.0) rappresenta una grande opportunità per un sistema economico come quello italiano basato sulle piccole e medie imprese. Il modello è quello delle “piccole imprese e grandi reti”, rispetto al modello alternativo delle “grandi imprese integrate”. Le nuove tecnologie come l’internet delle cose, la manifattura additiva, i big data e industria 4.0 consentono di superare i punti di debolezza di un sistema come il nostro imperniato sulle piccole e medie imprese. I guadagni di produttività conseguibili sono notevoli e stimabili intorno ad un terzo. Ciò consente di abbassare il costo del lavoro per unità di prodotto (Clup) che penalizza il nostro sistema produttivo rispetto a quelli degli altri Paesi con cui siamo in competizione.
Per raggiungere tali risultati occorre però avere il capitale umano adeguatamente formato e la formazione viene prima degli investimenti. Le piccole e medie imprese devono per questo cogliere l’opportunità di collaborare con le università, approfittando anche della possibilità della formazione a distanza (e-learning) consentita dalle nuove tecnologie, con notevoli risparmi di tempo e di costi. Il sistema della formazione rientra in questo modo a pieno titolo nel modello “piccole imprese e grandi reti”.
Per realizzare il disegno di un Paese industriale moderno occorre una nuova politica per l’impresa, orientata al miglioramento dei fattori orizzontali della competizione (pubblica amministrazione, infrastrutture, servizi, fisco, finanza), che penalizzano soprattutto le imprese di piccole e medie dimensioni che costituiscono l’ossatura del nostro sistema produttivo.
E’ questa la via obbligata per il rilancio su basi solide dello sviluppo e dell’occupazione, soprattutto di quella giovanile che rappresenta la vera sfida per il futuro del nostro Paese.