L’IMPRESA SI RIPENSA. Intervista a Delle Site, Presidente UCID Giovani Lazio: “ora riemerge l’importanza del bene comune.”
La crisi provocata dall’emergenza Covid ha investito la vita delle aziende e sta trasformando il mondo del lavoro. Dopo il lockdown ci sarà la fase due, cosa cambia e come sarà gestita?Ne abbiamo parlato con Benedetto Delle Site, 30 anni, imprenditore nel campo della consulenza strategica e finanziaria e Presidente regionale del Movimento Giovani UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), associazione nata nel 1947 che riunisce manager, leader d’impresa e professionisti chiamati ad un cammino di conoscenza, diffusione e testimonianza della Dottrina Sociale della Chiesa.
Presidente, come vivono questo momento i giovani imprenditori?In questo momento siamo chiamati a esprimere il meglio del nostro spirito imprenditoriale, il rischio che ogni giorno ci assumevamo oggi è aumentato. Ma c’è anche un fatto che mi sembra positivo: finalmente è più chiaro a tutti il legame tra impresa e bene comune. Oggi è più chiaro che il Paese regge sugli sforzi delle imprese, senza imprese non c’è occupazione e non si crea ricchezza. A lungo si è pensato a come ridistribuire la ricchezza ma non a come crearla, lasciando di fatto soli gli imprenditori. Che invece sono delle colonne portanti.
È soddisfatto delle misure adottate dal Governo?Duole dirlo ma purtroppo ancora oggi le misure non sono state tradotte in fatti, e per altro quelle entrate in vigore sono ancora insufficienti: abbiamo aziende che forse non riapriranno. Bisogna pensare a incentivi, anche a fondo perduto, o più semplicemente alla rinuncia a qualsiasi prelievo in questo anno fiscale. Sarebbe terribile se aumentassimo ancora una volta soltanto la burocrazia. Anche le aziende hanno dovuto ridiscutersi, molte hanno convertito la loro produzione. Abbiamo scoperto che in Italia non si producevano più mascherine. Questo perché è stata fatta male la globalizzazione: abbiamo pensato di delocalizzare tutta la produzione all’estero. Ora bisogna rimpatriare interi settori di produzione.
Come vede la fase due?La fase due per molte imprese è già iniziata: molte hanno continuato perché escluse dai divieti, altre operano in deroga. C’è poi l’estensione dello smart working e del lavoro agile. Da tempo favoriamo e raccogliamo buone pratiche in questa direzione, per promuovere la conciliazione famiglia-lavoro. Ora sono diventati modelli obbligatori.
Come sta affrontando l’UCID questa emergenza?Come imprenditori cristiani, facciamo la nostra parte. Molti hanno messo a disposizione la propria professionalità e quella delle figure interne le loro aziende. I giovani sono a servizio delle Sezioni territoriali, che sono il primo presidio nei territori. Sono state attivate numerose iniziative di solidarietà, principalmente volte all’acquisto e alla distribuzione di derrate alimentari e sanitarie, anche in sinergia con altre organizzazioni che hanno la nostra stessa ispirazione.
Quale ruolo avrà la dottrina sociale della Chiesa?I suoi insegnamenti sono più attuali che mai. Temi come la salute e la sicurezza non potranno essere più trascurati all’interno delle aziende, e questo è un bene. Forse torneremo a comprendere che ogni vita è un dono sacro e inviolabile. Dobbiamo riconoscere che l’azienda è prima di tutto comunità di persone, l’uomo insegna la dottrina della Chiesa è al centro dell’economia. Questa emergenza è una occasione per convertire i nostri cuori e, con essi, le nostre vite e i nostri ambienti.
Avvenire – Domenica 26 aprile 2020