La classifica del “benvivere”. Macerata è 25esima in Italia

Il rapporto promuove la provincia, ma pesano la crisi demografica e la fuga dei giovani

La classifica del “benvivere”. Macerata è 25esima in Italia

In provincia di Macerata si vive ancora bene, ma senza un’adeguata strategia di sviluppo si rischia un futuro arretramento delle condizioni socio-economiche, che già oggi risentono di una battuta d’arresto. Può riassumersi così la fisionomia di Macerata e provincia emersa dal rapporto sul “benvivere” nelle province italiane presentato all’auditorium dell’ex Banca Marche, per iniziativa dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti delle Marche (Ucid), in collaborazione con l’università. Il documento è frutto dell’elaborazione di 77 parametri e indicatori effettuata dai ricercatori di “Next – Nuova Economia per Tutti”, con il supporto della Federazione italiana delle Banche di credito cooperativo – Casse rurali e artigiane e del quotidiano Avvenire.

A presentare l’indagine è stato il giornalista Fulvio Fulvi e la sua relazione ha poi dato vita a un dibattito moderato da Giuseppe Rivetti, docente di diritto tributario all’università di Macerata, cui hanno preso parte gli economisti Mario Baldassarri (presidente Istao) e Claudio Socci (docente di politica economica), il direttore generale del Banco Marchigiano, Massimo Tombolini, gli imprenditori Alessandro Guzzini e Remo Fiori (entrambi dirigenti Ucid), nonché – in collegamento da remoto – il commissario per la ricostruzione Guido Castelli. La classifica generale del “benvivere” nelle 107 provincie italiane vede Macerata nella parte alta della graduatoria: 25° posto assoluto (era al 16° un anno fa) e terza delle province marchigiane, dopo Ancona (8ª) e Ascoli (24ª), ma la nostra provincia precipita nella parte medio bassa quando si prende in esame la sotto- classifica della “generatività in atto”, dove si colloca al 59° posto. L’indice di “generatività” è il vero nocciolo dell’intero rapporto, che – a differenza di altre indagini similari – punta prevalentemente lo sguardo sull’impatto delle relazioni sociali, sulla cooperazione e sull’apporto potenziale dei singoli e dei vari soggetti strutturati in funzione dello sviluppo futuro, sia in termini di reddito, sia di soddisfazione di vita. In questa graduatoria tutte le Marche si posizionano oltre la metà, tra il 52° posto di Ascoli e il 99° di Fermo. Per questa seconda classifica, oltre agli indicatori ambientali e di economia circolare, sono state prese in esame statistiche inerenti il lavoro (numero imprese certificate, startup innovative, percentuale imprese di stranieri, tasso di iscrizione netto nel registro delle imprese, numero di cooperative) e banche dati riferite all’aspetto sociale: tasso di natalità, età media della madre al parto, numero medio di figli per donna, numero delle persone inattive, gruppi di acquisto solidali, numero di “banche del tempo”. Su come invertire il trend negativo il messaggio emerso dal confronto è rivolto alle istituzioni, al sistema della formazione, al mondo imprenditoriale e bancario radicato sul territorio affinché facciano un “gioco di squadra”, collaborando a una strategia di crescita condivisa, che punti a frenare la crisi demografica e la fuga dei giovani.