Il 3 maggio scorso è stato presentato a Roma il libro di Felice Lopresto intitolato “Le seduzioni del male” a cui ha partecipato il sottoscritto. Nella scheda che segue viene sintetizzato l’intervento.
Il volume è diviso in due parti e in sette capitoli. La prima parte inizia con la Genesi e la creazione, con particolare riferimento all’enigma dell’albero della vita e della conoscenza. La seconda parte è dedicata alla luce che splende sulle tenebre, con stimolanti riflessioni sulla mente che ragiona e il cuore che ama, i limiti della mente, la verità come orizzonte della coscienza. Si presentano qui di seguito i numerosi stimoli che vengono dalla lettura del libro.
Interessante è il significato del titolo perché la seduzione del male è un processo che si svolge nel tempo in modo sottile, subdolo e continuo. Non si tratta quindi di un qualcosa una tantum, ma di un processo vero e proprio che si svolge nel tempo e come ci insegna Papa Francesco nella Evangelii gaudium il tempo è superiore allo spazio.
Il bene e il male coesistono, come il grano viene lasciato crescere assieme alla zizzania. Il male non viene subito sradicato perché l’uomo è libero di scegliere tra il bene e il male, di cui è responsabile.
Come dice S. Paolo, l’uomo compie il male che non vuole e non compie il bene che vuole.
Dio in cielo può fare tutto quello che vuole, ma non sulla terra perché ha creato l’uomo libero di fare il bene e il male di cui è responsabile.
Il bene ha la strada in salita, mentre il male ha la strada in discesa. Per fare il bene ci vuole sacrificio e dedizione, entrando dalla porta stretta. Come si legge nel Vangelo, è più facile che un cammello entri nella cruna dell’ago che un ricco nel regno dei cieli. Ma quello che è impossibile all’uomo è possibile a Dio.
La tentazione dell’uomo è di diventare simile a Dio e quindi di non averne bisogno. Ma eliminata l’idea di Dio, anche i confini morali crollano. Come afferma Dostojeskij, senza Dio tutto è possibile.
Il peccato crea una rottura relazionale e si divide il mistero trinitario per cui Dio è uno e trino. Alla relazione si sostituiscono l’antagonismo e il delitto perché la persona non è più mio fratello ma mio nemico da combattere e uccidere. E qui viene alla mente il racconto biblico di Caino che uccide il fratello Abele.
Nel peccato tutti sono schiavi e nella schiavitù tutti sono uguali. L’uguaglianza è livellata verso il basso, fondata sulla coartazione delle coscienze.
Il peccato del consumismo che caratterizza la nostra società porta all’idolatria delle relazioni con le cose rispetto alle relazioni con il nostro prossimo. Si tratta dei rischi dell’economicismo e del relativismo etico di cui parla Giovanni Paolo II nella Sollicitudo rei socialis del 1987, di cui ricorre quest’anno l’anniversario dei 30 anni. Che c’è di male lasciare aperti i supermercati e i negozi di domenica? Dedichiamo il tempo alle cose materiali e non allo spirito. In questa visione, l’uomo vale per quello che consuma e non per quello che egli è. Consumo ergo sum. Il consumismo si applica non solo ai beni materiali ma anche a quelli immateriali come il mondo dell’informazione e della comunicazione. Come afferma W.H. Auden “Ciò che i mass media offrono non è arte popolare, ma intrattenimento che deve essere consumato come cibo, dimenticato, e sostituito da un nuovo piatto”. L’uomo viene ridotto ad una macchina senz’anima che consuma a servizio della produzione e del mercato.
Nel libro di Lopresto i comandamenti vengono visti non come una serie di imposizioni ma come via per raggiungere la felicità. E’ una chiave di lettura simile a quella di Gianfranco Vanzini presentata nel Quarto Rapporto Ucid 2016 “La coscienza imprenditoriale nella costruzione del bene comune”. I primi tre comandamenti riguardano i rapporti di Dio con l’uomo e gli altri sette i rapporti degli uomini tra di loro per una felice convivenza. In particolare, si viola il settimo comandamento non rubare, quando di fronte alla crisi del sistema finanziario vengono salvate le banche con i soldi dei cittadini. Si viola il settimo comandamento quando vengono venduti ai risparmiatori con l’inganno prodotti finanziari ad altissimo rischio. E ancora quando vengono dalle banche vendute ai risparmiatori obbligazioni di Parmalat e Cirio per rientrare nei crediti concessi a queste società in condizioni prefallimentari.
Non è forte colui che non è saldo nella sventura (Proverbi, 24,10). Resistendo al demonio ci si santifica l’anima (San Giovanni Crisostomo).
Della trappola di Satana è vittima anche Pinocchio che è attratto da una vita spensierata e senza alcun impegno e sacrificio. Si tratta di una vita comoda, in discesa, in compagnia di Lucignolo. Il demonio convince Pinocchio a realizzare il desiderio di una vita felice.
Il ruolo della preghiera come silenzio per ascoltare Dio. Così afferma il Cardinale Robert Sarah: “Il nostro mondo non comprende più Dio perché parla continuamente, a un ritmo e a una velocità della luce, per non dire niente”. Dal mondo piramidale siamo passati a quello liquido e piatto (Bauman) in cui le relazioni invece di svilupparsi in modo lineare crescono in modo esponenziale. E ancora il Cardinale Sarah ci dice che “Il silenzio è l’ascensore verso il cielo”.
“Se tutto sulla terra fosse frutto della razionalità, nulla accadrebbe mai” (F. Dostojeskij, I fratelli Karamazov). Questo è in linea con quello che afferma Luigi Einaudi: “La soluzione dei problemi economici non risiede nell’area dell’economia”. E ancora Benedetto XVI che sostiene che anche i valori spirituali hanno effetti economici.
Per Wilder Penfield ( Il mistero della mente, 1975), la coscienza non è generata al cervello. La coscienza è orientata alla verità e cercando la verità possiamo diventare uomini liberi (S. Giovanni). Da questo punto di vista, è significativo il titolo dei Rapporti triennali dell’Ucid che il compianto Prof. Angelo Ferro ha intitolato “La coscienza imprenditoriale nella costruzione del bene comune. Abitare l’impresa e la professione con sguardo di fede”. Fare le cose con coscienza porta alla verità, ma questo non è possibile se non si possiede la Fede che supera il piano dell’economia.
Come afferma Giovanni Paolo II in Fides et ratio, la Fede e la ragione sono come due ali che portano l’uomo verso la verità e la verità rende l’uomo libero. Solo la Fede e la ragione potranno insieme salvare l’uomo (Benedetto XVI, Caritas in veritate).
Abbiamo un alto Magistero sociale della Chiesa che dura da più di 120 anni, dalla Rerum novarurm del 1891 di Leone XIII alla Laudato sì’ di Papa Francesco. A questo alto Magistero sociale corrisponde purtroppo una debole capacità da parte della gerarchia e dei laici della conoscenza, della diffusione e della testimonianza della Dottrina Sociale della Chiesa. Anche questa è seduzione del male perché impedisce di realizzare i grandi principi di discernimento e teologici della Dottrina Sociale della Chiesa: sviluppo, solidarietà, sussidiarietà, destinazione universale dei beni, bene comune. Al centro di questi valori c’è l’uomo e dalla loro realizzazione dipende il suo sviluppo integrale (Benedetto XVI) e la pratica della cultura dell’ecologia integrale (Papa Francesco).